Bologna e Barcellona sulle piattaforme digitali

Dal blog di Matteo Lepore (pubblicato il 24 novembre 2019), assessore alla Cultura del Comune di Bologna e Presidente di Destinazione turistica Bologna metropolitana

Proponiamo alcuni estratti dal report pubblicato da Lepore e in specifico quelli relativi alle piattaforme digitali che toccano il serio tema degli affitti turistici
<Sono appena tornato da una tre giorni a Barcellona (dal 19 al 21 novembre), dove ho partecipato a diversi incontri.
Il motivo principale della missione era il mio intervento al World Smart City Expo, all’interno del programma "Sharing cities action". Insieme ai colleghi di Barcellona e Berlino ci siamo confrontati in una sessione dedicata a approfondire l’impatto delle piattaforme digitali in ambito urbano[...] Bologna ha applicato il Decreto Unesco per la tutela dei centri storici italiani (dopo Firenze e Bergamo) bloccando per tre anni l’apertura di nuovi minimarket e pubblici esercizi, lanciando recentemente l’idea di allargare questo provvedimento anche all’apertura di nuovi appartamenti condivisi su piattaforme turistiche (es. Airbnb, Homeway), sempre limitatamente al centro storico. Qui, infine, ha preso sede il progetto Fairbnb, la piattaforma cooperativa per gli affitti turistici, che si propone di proteggere la residenzialità e combattere la gentrificazione restituendo il 50% della percentuale trattenuta per ogni transazione in progetti a sostegno della comunità locale.
Il successo delle piattaforme digitali private è acclarato. Bisogna esserne consapevoli. Si presentano di fatto come una nuova economia e hanno migliorato la vita individualmente a tanti consumatori, turisti e utenti dei trasporti. Queste piattaforme private sono però libere da reali vincoli in materia di diritto del lavoro nei singoli paesi dove operano, nonché particolarmente sfuggenti di fronte al prelievo fiscale. La loro enorme e incontrollata diffusione ha aperto nuove possibilità, ma di fatto ha scaricato la maggior parte dei costi sulle comunità locali dove operano. Ad esempio, limitando i diritti di chi lavora nei trasporti e nella logistica, minando il commercio di prossimità, rendendo difficile l’accesso alla casa per le fasce sociali più deboli (vedi ricerca HousingBo sulla condizione abitativa a Bologna). Hanno dalla loro una forte capacità di lobby a livello europeo e dei singoli stati. Sono suadenti e accattivanti con i leader politici, tanto quanto attivi nella mobilitazione dal basso di gruppi di sostegno. Dati alla mano, milioni di consumatori, turisti e lavoratori offrono gratuitamente o a costi minimi i propri dati personali, il proprio ingegno o il proprio tempo di vita a compagnie private che hanno sede legale negli Stati Uniti o in altri paesi lontani. Tali piattaforme digitali sono però assolutamente profit, non ci regalano nulla e anzi rappresentano un nuovo paradigma nella produzione del valore e nell’organizzazione del lavoro di stampo liberista e non democratico. 

Insieme a Barcellona e altre 49 capitali mondiali, Bologna sta lavorando per costruire un’alternativa. Per andare oltre l’attuale sistema di regolamentazione e di politiche. Lo facciamo mettendo in campo un forte investimento in termini di studio e ricerca, nonché di iniziativa, consapevoli che le città oggi rappresentano il principale campo di conflitto di questa nuova dimensione. Non si tratta di chiudere all’innovazione che viene dal web bensì di volgerle al servizio delle comunità e delle persone in uno modo più equo, in un’ottica di riduzione delle diseguaglianze. Come per la battaglia contro il cambiamento climatico, la migliore forma di resistenza è la creazione di iniziative, politiche e modelli differenti. Coinvolgendo e organizzando le persone, mettendole al centro di una nuova consapevolezza e motivo di impegno collettivo. 

Nei prossimi mesi presenteremo pubblicamente nuovi progetti congiunti in questa direzione. Siamo aperti al confronto>.

 
 
 
 

Data ultimo aggiornamento: 26-11-2019