La valutazione della qualità della vita dei cittadini è diventato in questi anni un valido strumento delle amministrazioni pubbliche locali che permette, tramite la conoscenza del grado di benessere e di soddisfazione dei propri cittadini, una migliore programmazione delle politiche del territorio e una gestione delle risorse più mirata.
Già nel 2003 e nel 2004 l’allora Servizio Studi e Ricerche della Provincia di Bologna (oggi Servizio Studi e Statistica per la programmazione strategica della Città metropolitana) svolse due rilevazioni su La Qualità della vita in Provincia di Bologna che ebbero un’ampia e importante ricaduta mediatica.
A distanza di oltre quindici anni un’indagine analoga è stata riproposta nel 2018, e sarà ripetuta negli anni successivi, offrendo una conoscenza aggiornata circa il benessere/malessere soggettivo dei bolognesi.
Inoltre l’indagine, rispondendo alle nuove metodologie di misurazione del benessere promosse a livello internazionale e sviluppate anche in Italia, consente l’integrazione degli indicatori relativi al BES (Benessere equo e sostenibile) .
Le informazioni descritte da questi indicatori oggettivi, infatti, integrate con gli aspetti soggettivi rilevabili dall’indagine demoscopica, consentono di esplorare in profondità e nel dettaglio, rispetto alla popolazione, la dimensione che Istat ha denominato Benessere soggettivo, apprezzando allo stesso tempo le problematiche vissute/percepite prioritarie dalla popolazione e le principali domande rivolte alla Pubblica Amministrazione.
L’indagine sulla Qualità della vita tocca anche la valutazione soggettiva del periodo più recente, in ordine al miglioramento o al peggioramento delle condizioni di vita reali (difficoltà economiche e/o psico-fisiche), e di quelle percepite rispetto al proprio ambiente (difficoltà relative, fatica ad essere all’altezza, ecc.). Allo stesso modo, indaga le aspettative rivolte al prossimo futuro, in termini di maggiore o minore fiducia.
L'indagine fornisce quindi una risposta in termini di soddisfazione/insoddisfazione nei confronti dei servizi pubblici, e in generale delle politiche pubbliche messe in atto a livello locale, diventando in prospettiva uno strumento utile al monitoraggio della qualità dei servizi per il loro continuo miglioramento, e permette di aggiornare l’agenda problematica delle cittadine e dei cittadini nella diverse zone dell’area metropolitana (Montagna, Pianura, Città, ecc) e del Comune di Bologna (quartieri, centro storico...).
Grazie all’articolazione territoriale della ricerca, infine, si può cercare di individuare e valutare la portata delle condizioni di disuguaglianza o marginalità interne al territorio, evitando di appiattire in un unico dato sintetico la pluralità di esperienze/difficoltà di vita e opinioni presenti nell’intera area.
Il metodo di analisi è quello dell’indagine telefonica (CATI) rivolta ad un campione rappresentativo dei cittadini maggiorenni residenti nell’area metropolitana bolognese, suddivisi per sesso, età e zona di residenza.
Il territorio metropolitano è articolato in quattro zone: il comune di Bologna, disaggregato a sua volta in sub-aree, la ‘cintura bolognese’, la pianura e l’area montano-collinare.
I principali ambiti tematici dell’indagine sono: