Per ragioni diverse, che vanno dalla demografia alle evoluzioni normative, viviamo un periodo storico in cui per le banche è sempre più complesso tenere attivi sportelli e servizi nei territori, specie nelle aree interne.
La Banca di Credito Cooperativo Emil Banca accetta la sfida e punta con forza sulle comunità, con l’obiettivo di mantenere la ricchezza vicino a dove è stata generata. Ne abbiamo parlato con il presidente Gian Luca Galletti, che ci ha descritto le varie attività organizzate per creare sinergie positive con i territori e continuare ad essere il più vicino possibile alle persone che li abitano.
Per prima cosa, ci aiuti a conoscere meglio Emil Banca. Che cosa può raccontarci della storia, delle attività e delle dimensioni attuali della sua organizzazione?
Emil Banca nasce dalla fusione di numerose banche di credito cooperativo (BCC), le più antiche delle quali sono state fondate addirittura nel 1895. Sin dagli inizi, la missione delle allora Casse Rurali è stata quella di aggregare i piccoli imprenditori artigiani e agricoli, spesso attorno al campanile dei piccoli centri di provincia, per aiutarli ad unire le forze e ad affrancarsi dalla povertà e dall’usura.
Con il tempo il modello, sviluppato nel corso dell’800 in Germania e diffusosi in Italia entro fine secolo, si è evoluto, è cresciuto e ha portato alla nascita di uno dei principali gruppi bancari nazionali, che però tiene saldi i valori e le caratteristiche di prossimità delle origini.
Oggi Emil Banca conta 97 filiali, presenti lungo tutta la via Emilia, da Piacenza a Bologna, passando per Ferrara e per il mantovano, serve oltre 185mila clienti attraverso una rete di 750 collaboratori ed ha oltre 56 mila soci. Inoltre mantiene il contatto con il territorio grazie a oltre 30 comitati soci locali.
Per venire all’Albo metropolitano delle aziende socialmente responsabili, la vostra organizzazione è stata ammessa alle sezioni AZIENDE SOLIDALI e AZIENDE EDUCATIVE. Può raccontarci di più su come nasce il vostro impegno generale in questi ambiti?
Siamo molto felici del riconoscimento perché conferma il valore della nostra relazione con il territorio, che non si limita alla sfera bancaria o economica. Il nostro Statuto, infatti, ci chiede di lavorare per lo sviluppo socio economico, ma anche culturale, delle comunità di cui siamo parte integrante, mettendo al centro la persona e la relazione.
Per farlo collaboriamo con le altre realtà del territorio, dagli Enti pubblici alle associazioni di categoria fino alle organizzazioni del Terzo Settore e alle imprese, in un’ottica di integrazione tra attività for e non profit. A riprova del nostro investimento, ormai da diversi anni abbiamo istituito un ufficio dedicato al Terzo Settore, e da sempre siamo orientati alla responsabilità sociale, con un’intera Direzione della Banca, la direzione Identità, che presidia questi aspetti a 360 gradi.
Un altro impegno a cui ci richiama il nostro lo Statuto è la promozione dell’educazione finanziaria. Per avvicinare i cittadini ai temi dell’educazione bancaria e della gestione oculata del risparmio e dell’impresa, abbiamo messo in piedi numerose collaborazioni con diversi enti che si occupano di educazione e formazione.
Può raccontarci di più su qualcuna delle azioni solidali di cui ci faceva cenno e con cui vi siete candidati all’Albo?
In ambito solidale abbiamo candidato “La via della solidarietà”, un’attività che svolgiamo da ben nove anni insieme all’associazione Ginger, e con cui insegniamo alle realtà del terzo settore come sfruttare il crowdfunding civico: in sintesi regaliamo alle organizzazioni interessate una formazione qualificata di sei ore.
Dopo la formazione, se il progetto è fattibile, accompagniamo l’organizzazione nella raccolta fondi e la sosteniamo anche a livello economico: nel solo 2022 con questa iniziativa sono stati raccolti oltre 500mila € per enti Terzo Settore, grazie al coinvolgimento di ben 8 mila donatori. Dall’inizio del progetto, invece, abbiamo aiutato il finanziamento di circa 200 progetti raccogliendo quasi 2 milioni di euro per azioni finalizzate al bene comune.
Veniamo al vostro impegno in ambito educativo. Quali sono i principali progetti con cui vi siete candidati all’Albo?
Uno dei progetti più rilevante è Simulimpresa, attivato in collaborazione con la Città Metropolitana di Bologna e con l’ente di formazione professionale Città del ragazzo di Ferrara - nell’ambito della Rete ITE (Istituti Tecnici del settore Economico). Si tratta di un progetto di respiro nazionale ed europeo che punta a condividere nelle scuole esperienze professionali dirette, ancora più importanti ora che per motivi vari è più complesso portare i ragazzi nelle aziende con percorsi di alternanza scuola lavoro.
L’idea di base è di simulare in classe il funzionamento di una vera e propria impresa: con l’aiuto degli insegnanti, che vengono formati in precedenza, gli studenti studiano come si costituisce un’azienda, partendo dalla creazione del marchio e arrivando al business plan e alla comunicazione. Da lì poi inizia una vera e propria attività contabile e amministrativa: le ditte nate in classe lavorano in rete con altre, in un mercato simulato ma molto concreto, che include un homebanking con linee di credito realistiche.
L’anno scorso, grazie al nostro impegno e al gradimento diffuso per l’iniziativa, abbiamo raggiunto e coinvolto oltre 1.000 studenti in 14 istituti del bolognese, e ultimamente abbiamo integrato il progetto anche con moduli di educazione bancaria e finanziaria.
Qual è, secondo voi, l’impatto di questo progetto sui giovani? E come vengono vissute internamente alla vostra organizzazione queste iniziative?
Dato che ci inseriamo in percorsi che ragazze e ragazzi fanno a scuola, la partecipazione è sempre molto attiva e vivace e gli studenti sono felici di imparare nozioni
pratiche, ad esempio come funziona un bancomat rispetto a una carta credito, la differenza fra mutuo e linea di credito e come risparmiare in generale. Per stimolare e tenere vivo l’interesse, portiamo in aula anche casi pratici vicini agli studenti: ultimamente abbiamo fatto un ragionamento su come e quando si sarebbe potuto investire sulle piattaforme social, usando come indicatore del successo il numero di utenti complessivi e applicando le nozioni viste insieme. Alla fine degli incontri gli studenti spesso addirittura ci chiedono “Ma domani tornate?”, e le scuole ci richiamano ogni anno cercando di aumentare moduli e giornate. È davvero una grande soddisfazione.
Dato che uno dei nostri obiettivi è quello di fornire informazioni utili alla cittadinanza e soprattutto attuali, da quest’anno stiamo mettendo il focus anche sul tema del gioco d’azzardo, che ha un grosso impatto negativo sulle comunità e su cui secondo noi è fondamentale riflettere insieme.
Avete ulteriori progetti in corso / per il futuro in materia di responsabilità sociale?
Il 2024 sarà l’ultimo anno del nostro primo Piano di sostenibilità integrato triennale e così potremmo tirare le somme sull’impatto delle varie attività in ambito di sostenibilità e economia circolare. Inoltre, siamo nell’ultima fase della terza valutazione del nostro rating sociale, in cui un ente esterno valuta come lavoriamo in termini di compliance, di credito e rapporto con i clienti.
Vogliamo lavorare a una sostenibilità integrata e integrale, come richiesto dalla BCE, e capire al meglio come funziona Emil Banca sul versante dell’impatto con i territori, tenendo sempre a mente la mission di mantenere una presenza attiva e utile nelle aree interne.
Per finire, siamo proiettati su una sfida fondamentale per il nostro settore, che è quella del cambio generazionale degli utenti e dell’apertura a clienti sempre più giovani. Il nostro messaggio è già molto in linea con i valori delle nuove generazioni riguardo ai temi di sostenibilità ambientale e di riscoperta dei servizi di prossimità, per cui è importante trovare i modi per portare avanti, contemporaneamente e insieme, anche la questione della sostenibilità economica – specie attraverso una banca di prossimità come la nostra.