È stata inaugurata la mattina del 22 aprile a Monzuno l’opera dell’artista Germano Pacelli intitolata “Diario”che rappresenta “Il ritorno a casa” dopo i bombardamenti del 1944 su Maresca, una frazione di San Marcello Pistoiese, paese originario dello scultore. L’imponente gruppo scultoreo raffigura una porta danneggiata, vicino alla quale alcuni testimoni della barbarie della guerra manifestano il loro dolore. Dalla porta escono alcuni personaggi: se in loro sono evidenti ancora i segni del dramma a cui sono sopravvissuti, tuttavia emerge anche il forte desiderio di ritorno alla vita, rappresentato da una ragazza che trasporta del cibo e da un bambino che sostiene una lampada, accompagnato da un uomo. Come spiegato poi dallo stesso artista, il complesso presenta anche alcuni specchi, affinché “chiunque si avvicini all’opera si senta coinvolto, veda l’immagine di se stesso, se ne senta parte. Perché non possiamo dire che non ci occupiamo di queste cose, che la guerra non ci riguarda. Perché se rimaniamo indifferenti prima o poi sarà la guerra a occuparsi di noi”.
Germano Pacelli partì militare nel 1943, fu fatto prigioniero dei tedeschi e portato in Jugoslavia. Riuscì a fuggire e prendere parte alla guerra di liberazione nella brigata Bozzi divisione Legnano. All’età di 93 anni ha ancora la voglia di raccontare e di commuoversi pensando ai compagni periti durante i combattimenti. Questa voglia lo spinge a incontrare scolaresche, dipingere, scolpire, produrre arte che sia una memoria per chi rimane.
Anche la storia del complesso monumentale in questione è molto particolare: inizialmente infatti sembrava destinato a essere ospitato dal paese che ha dato i natali allo scultore, Maresca. Durante gli anni però non si è saputo trovare una collocazione adeguata al gruppo scultoreo, fino all’incontro con gli esponenti dell’ANPI di Monzuno, come racconta Andrea Nerozzi, presidente della sede locale dell’associazione di partigiani. “Abbiamo conosciuto Germano quattro anni fa, durante la camminata della pace che ogni anno organizziamo in estate da Monte Sole a Sant’Anna di Stazzema. Venne a trovarci e si interessò al nostro lavoro. Germano è uno spiritoso giocoso che apre gli animi alla speranza nel futuro. Scoprimmo così che una sua opera importante era in attesa di una collocazione, e da lì è nato l’invito a portarla a Monzuno. Grazie alla collaborazione di tanti volontari, oggi l’opera è in una posizione panoramica, visibile a chiunque passi dalla provinciale o si rechi in chiesa o al cimitero, a completamento di un vialetto che invita alla memoria e alla riflessione”.
L’opera si può ammirare raggiungendola a piedi partendo dalla chiesa di San Giovanni Evangelista e attraversando una vialetto dove sono stati piantati alberi da frutto e ulivi e posti alcuni blocchi ornamentali grazie al contributo di tanti volontari, parrocchiani, dei membri del locale Club Alpino.
Oltre all’autore, era presente il sindaco di Monzuno Marco Mastacchi che ha sottolineato quanto siano fortunate le generazioni attuali ad aver conosciuto un periodo di pace e quanto importante sia tramandare la memoria quando gli ultimi testimoni non saranno più con noi, e il parroco Don Lorenzo Brunetti che ha benedetto un’opera che, a tanti anni da quella immane tragedia, deve unire sempre di più e trasmettere un messaggio di pace indipendentemente dalla nostra fede, etnia, provenienza.