E' stato inaugurato giovedì 18 febbraio il Centro studi didattica delle Arti del Liceo Artistico Francesco Arcangeli, in via Cartoleria 9. L'edificio è stato oggetto di un progetto di recupero curato dalla Provincia di Bologna, ora Città metropolitana. Gli interventi hanno riguardato anche spazi del Liceo Galvani con la realizzazione di nuove aule e della palestra per un importo complessivo di 4.685.000 euro, di cui 1.000.000 stanziato dalla Fondazione Carisbo. I lavori sono stati eseguiti in gran parte tra il 2007 e il 2012 e hanno interessato una superficie calpestabile di 5 mila mq.
Progetto e direzione generale dei lavori sono stati curati dall'Arch. Michele D'Oria del Settore Lavori Pubblici della Città metropolitana di Bologna, in stretta collaborazione con i tecnici del Servizio Edilizia scolastica.
Il Liceo Artistico, che nell'a.s. 2015/2016 conta 1210 alunni e 50 classi, offre diversi indirizzi di studio: architettura e ambiente, arti figurative, design, grafica, audiovisivo e multimedia.
Gli spazi recuperati (le aule/laboratori sono sette e sono state tutte cablate) ospiteranno attività quali il restauro dei gessi storici e dei disegni patrimonio della scuola dalla fondazione dell’Istituto d’arte. Altri spazi accoglieranno laboratori collegati agli indirizzi del Liceo (disegno, restauro del legno e liuteria, discipline progettuali e rilievo architettonico e ambientale, tecniche grafiche e decorative, ecc.). Gli ampi saloni centrali, posti sia a piano terra che al primo piano, potranno ospitare mostre di lavori degli studenti e progetti espositivi proposti da Enti esterni, in dialogo quindi con il territorio. Inoltre potranno essere utilizzati per conferenze, manifestazioni culturali, proiezioni.
Lungo la sala d'ingresso, nel salone centrale e nei corridoi del piano terra è stata collocata la collezione di calchi in gesso del Liceo Artistico, pezzi unici, in alcuni casi realizzati direttamente dall’originale, secondo una pratica ora del tutto abbandonata. Si possono ammirare, tra gli altri, la Pietà Rondanini tratta dall'opera di Michelangelo, esemplare ormai unico nel suo genere, le formelle del portale maggiore di San Petronio, opera di Jacopo della Quercia, formelle del pontile del Duomo di Modena dei Maestri Campionesi. Sin dall'inizio dell'800 i calchi in gesso sono stati considerati uno strumento indispensabile per lo studio dell'arte classica.
I lavori di restauro conservativo sono stati finalizzati al recupero degli elementi di pregio esistenti (cornici, antichi portoni in legno e portali), oltre a riproporre finiture non più esistenti o irrecuperabili, quali i pavimenti in battuto alla veneziana. Inoltre, sono state riproposte le tinte originarie sulla base dei saggi stratigrafici delle murature ed è stato riaperto l'originale ingresso su via Cartoleria. Naturalmente i lavori hanno riguardato anche l'adeguamento dell'impiantistica e la messa in sicurezza, compresa la realizzazione della scala esterna antincendio e il consolidamento strutturale di alcune parti del complesso edilizio.
Storia del complesso interessato dai lavori
Gli edifici restaurati fanno parte dell'"isola" gesuitica, una vasta area della città medievale che, a seguito dell'insediamento dell'Ordine di Sant'Ignazio di Loyola, ha subito pesanti trasformazioni urbanistiche. Il Centro studi didattica delle arti ha sede nell'edificio che ospitò le Scuole Nuove dei Gesuiti costruite, nella configurazione attuale, nel 1717-18 su progetto di Giovanni Battista Piacentini. Probabilmente furono realizzate adattando e ampliando edifici già esistenti, come suggerisce la concessione da parte del Senato cittadino del 1617 a utilizzare parte del suolo pubblico per rettificare il prospetto delle scuole.
Fin dalla metà del XVI secolo l'area tra le odierne via Castiglione, via Cartoleria e via De’ Chiari, fu il nucleo originale dell'insediamento dei Padri Gesuiti in città. L’area dell’antica chiesa di Santa Lucia, in via Castiglione, a ridosso di una zona a quel tempo poco edificata, era cara all’ordine perché nella canonica della parrocchia aveva soggiornato San Francesco Saverio.
Con la progressiva acquisizione di edifici e terreni limitrofi al primo insediamento, i gesuiti hanno trasformato l'intero isolato con la costruzione di importanti realtà architettoniche, la cui edificazione, protratta nel tempo e in più cantieri, non è mai stata terminata. All'interno del'"isola" gesuitica, oltre alla chiesa di S. Lucia, sorgevano il Collegio dei Nobili o di San Francesco Saverio e il Collegio dei Cittadini (Borghesi) o di San Luigi Gonzaga (sede della Facoltà di Lingue dell'Università).
I lavori di recupero dell'edificio hanno portato alla luce, nella parete a nord dell'atrio al piano terra, una nicchia affrescata con due ordini di pitture sovrapposte, che è stata restaurata ed è ora possibile ammirare. Gli elementi iconografici permettono di collocare una pittura ai primi anni dell'Ottocento: vi si raffigura un piccolo altare con colonne in stile neoclassico, inserite in una nicchia dipinta con arco su paraste, la parte centrale dell'altare era probabilmente destinata a ospitare un'immagine.
La seconda parte della decorazione murale, ascrivibile al XVII secolo, evidenzia un putto alato che, dipinto su un tendaggio rosso con drappeggi, indica la zona centrale. Forse anticamente in quella posizione era collocata un'immagine sacra.
Restano da restaurare le decorazioni nel soffitto voltato dell'altana, dedicata a Maria Virginis. Il ciclo pittorico risale al Seicento e rappresenta tematiche di carattere religioso legate alla figura della Vergine: l'Ascensione di Maria al Paradiso, la celebrazione della Beata Vergine Concezione.
Infine, gli scavi hanno fatto emergere tracce di preesistenze architettoniche: sono venuti alla luce le probabili cantine medievali degli edifici demoliti dai Gesuiti e usate come discarica dei materiali di risulta. Alcune di queste cantine si presentavano ancora intatte e sono state quindi completamente svuotate dai detriti.
Galleria fotografica: prima, durante e dopo i lavori di restauro. L'inaugurazione.
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