Sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 la situazione della Città metropolitana di Bologna nel confronto con quella nazionale è molto positiva. A dirlo sono i dati dell’Agenda 2.0 per lo sviluppo sostenibile della Città metropolitana di Bologna, presentati in Conferenza metropolitana dei sindaci oggi pomeriggio.
Dopo l’approvazione nel giugno 2021 è iniziata una sperimentazione di territorializzazione dell'Agenda 2.0 che ha coinvolto, oltre alla Città metropolitana, altri quattro enti con l’obiettivo di integrare l’Agenda 2.0 nei rispettivi Documenti unici di programmazione annuali (DUP): il Nuovo Circondario Imolese, l’Unione dei Comuni Valli del Reno, Lavino e Samoggia, il Comune di Bologna e il Comune di Monte San Pietro. Il lavoro di analisi si è basato su 26 obiettivi quantitativi suddivisi nelle quattro dimensioni della sostenibilità (ambientale, economica, sociale e istituzionale), riferiti a ciascuno dei goal e dei target dell’Agenda ONU 2030 e collegati con le azioni dei singoli enti, contenute negli Obiettivi generali e specifici dei DUP. I dati dell’ultimo anno disponibile per ciascuno degli Enti sperimentatori sono stati confrontati con i livelli regionale e nazionale. I risultati di questa sperimentazione sono disponibili sui siti web di ciascun ente.
Una sperimentazione che va nella direzione del progetto regionale, d’intesa con ANCI, ALI e UPI regionali, che prevede l’istituzione di un Team di coordinamento multilivello, al fine di costruire un sistema multilivello di Agende territoriali per lo sviluppo sostenibile della Regione Emilia-Romagna.
Ai sindaci è stato presentato un
documento
dove sono illustrati i risultati della sperimentazione della Città metropolitana di Bologna, indicando la metodologia utilizzata, i dati relativi all’ultimo anno disponibile e le azioni del DUP associate. Il documento è stato elaborato pensando che gli obiettivi dell’Agenda devono guidare l’azione politica e amministrativa delle istituzioni locali, e pertanto non basta presentare i dati. Occorre anche dire che cosa si sta facendo e cosa si intende fare per raggiungere gli obiettivi nelle situazioni più problematiche, e per mantenere e consolidare i risultati raggiunti nelle situazioni maggiormente positive. Tutto questo va fatto tenendo ben presente che cosa può fare la Città metropolitana su tutti questi temi, quali sono le sue funzioni fondamentali e quindi le sue competenze. In generale si può dire che non esiste alcun tema relativo alla sostenibilità che possa essere affrontato e risolto solo a livello locale, tutti richiedono una collaborazione tra i diversi livelli e anche a livello europeo e internazionale.
Ed è proprio in relazione alle sue funzioni e competenze, che l'area metropolitana presenta una situazione migliore del livello nazionale per tasso di occupazione, giovani NEET, gap occupazionale di genere e quota di laureati tra i 30-34 anni, mentre è identica a quella nazionale per la riduzione del consumo di suolo e la riduzione del numero di feriti in incidenti stradali. La situazione bolognese è invece peggiore di quella nazionale per utilizzo dei fertilizzanti in agricoltura (su cui però la Città metropolitana non ha alcuna competenza), giorni di superamento del limite di PM10 (anche se a oggi il numero delle giornate di superamento è meno della metà di quello italiano, sul lungo periodo si stima un aumento percentualmente più rilevante), e partecipazione alla scuola dell’infanzia, dato di pochissimo più basso: la copertura del servizio per i bambini di 4-5 anni in Emilia-Romagna è infatti il 93,5% e quella della Città metropolitana di Bologna il 94,4%, mentre, a livello nazionale, secondo un dato ISTAT che appare tutto da verificare, sarebbe il 96%.