Trasmettiamo dichiarazione della presidente Beatrice Draghetti in merito al referendum del 26 maggio a Bologna.
“Come cittadina bolognese il 26 maggio prossimo andrò a votare al referendum e voterò B. Credo di dover esplicitare il senso della mia scelta, supportata anche dalla responsabilità di Presidente della Provincia che ha particolari e specifiche competenze sulla scuola e comunque complessiva corresponsabilità su qualità e quantità dell'offerta formativa sul territorio.
Ritengo innanzitutto il quesito referendario assolutamente mal formulato e fuorviante. Penso che il combinato disposto di una oggettiva carente informazione dei cittadini circa il senso e il funzionamento del sistema convenzionale tra Enti Locali e scuole e della mancanza nel quesito di riferimenti esplicativi alla regolazione del sistema nazionale integrato dell'istruzione abbiano prodotto banalizzazione e qualunquismo e reso ideologico il quesito su cui pronunciarsi.
Il riferimento alla Legge 62/2000 è doveroso, non solo perché esiste, ma per le ragioni di bene comune e di profilo costituzionale che l'hanno ispirata, sostenuta, consentendo un salto di qualità significativo nelle opportunità di istruzione a disposizione dei cittadini.
Altrettanto fondamentale è la lettura, onesta e libera, della concreta situazione bolognese circa i numeri degli utenti dell'offerta formativa nel sistema integrato e le risorse comunali impegnate nelle convenzioni, in un raffronto concreto tra costi e benefici.
Se poi si vogliono sacrificare i cittadini nel loro diritto di esigibilità di diritti fondamentali, quale è l'istruzione fin dall'infanzia, mirando strumentalmente ad obiettivi diversi, è necessario assumersene poi le responsabilità.
Così come non è possibile ovviamente allentare la pressione sul Governo perché ottemperi finalmente in modo compiuto ai doveri in capo allo Stato circa il sostegno della scuola nei territori, superando l'ormai troppo lunga supplenza degli Enti locali nel trovare anche in questo campo risposte per i cittadini”.