Wanda Poltawska, deportata nel 1941 nel Lager di Ravensbrueck e sottoposta a esperimenti medici per circa cinque anni, mercoledì 3 febbraio sarà protagonista di tre iniziative:
dalle 10 alle 12 (Viale Felsina, 40) E ho paura dei miei sogni, incontro con gli studenti dell'Istituto Manfredi-Tanari e del Liceo Fermi alla presenza dell'assessore provinciale all'Istruzione, formazione, lavoro Anna Pariani, del sindaco di Budrio Carlo Castelli e di Paola Calenda, dirigente scolastico dell'istituto Manfredi-Tanari;
alle ore 15 (palazzo Malvezzi - via Zamboni 13) apertura del Consiglio provinciale con la testimonianza della professoressa Poltawska;
alle 20.45 (Teatro Consorziale di Budrio) Prigioniera n. 7709 del Lager di Ravensbrueck testimonianza di Wanda Poltawska alla presenza dell'Arcivescovo di Bologna Cardinale Carlo Caffarra, del sindaco di Budrio Carlo Castelli e della presidente della Provincia di Bologna Beatrice Draghetti. Nella postfazione all'edizione tedesca del suo libro "E ho paura dei miei sogni - Quando la notte non vince", Wanda Poltawska afferma di essersi chiesta se può ancora avere senso pubblicare i suoi ricordi sugli anni trascorsi in un campo di concentramento: "già si è avuta l'impressione che quel tempo sia passato per sempre e che il patrimonio dei pensieri elaborato allora non sia oggi più rilevante. Ma gli eventi epocali che si svolgono oggi in Europa, inducono ad una valutazione ben diversa".
La tragica esperienza vissuta nel campo di concentramento è raccontata in questo diario che la Poltawka cominciò a scrivere subito dopo il suo ritorno a casa, nel 1945. "Già dalla prima notte - scrive l'autrice nella prefazione - provai qualcosa di terribile. Giorno dopo giorno, o meglio notte dopo notte, sognai di Ravensbruck. I sogni assunsero una vivezza e una plasticità inafferrabile, al punto che non potevo distinguere se si trattasse di un sogno o della prosecuzione del lager". Durante le lunghe veglie notturne in cui non riusciva a dormire perché continuava a vedere gli orrori di Ravensbruck, iniziò a scrivere questo diario. "Terminai il mio scritto, lo chiusi in un cassetto... e per la prima volta dal mio ritorno, dormii veramente, senza sogni".