La Polizia locale della Città metropolitana festeggia i 30 anni di attività. Mercoledì 15 maggio nella sala del Consiglio metropolitano di Palazzo Malvezzi si è tenuta la cerimonia per celebrare l’importante anniversario. Nelle sale Rossa e Rosata sono state esposte foto e strumenti del lavoro quotidiano degli agenti, storiche e recenti. In esposizione anche oggetti sottratti a bracconieri.
La mattinata si è aperta con il saluto del Sindaco metropolitano, del Consigliere delegato e del Comandante del Corpo, Romano Mignani. A seguire, il vicecomandante Tommaso Fulgaro ha raccontato la storia della Polizia Locale della Città metropolitana, una sorta di viaggio nel tempo per ripercorrere l'evoluzione dell'attività del Corpo, dalle origini ai giorni nostri.
Durante la mattinata sono intervenuti Sonia Braghiroli, Settore Attività faunistico-venatorie, pesca e acquacoltura delle Regione Emilia-Romagna, Samantha Arsani, Gabinetto della Giunta regionale, Hendrix Hagedoorn, presidente dell’Ambito Territoriale di Caccia BO1 ed Elisa Berti, del Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica - Monte Adone.
All’evento erano presenti rappresentanti di tutte le forze dell’ordine del territorio, in particolare delle Polizie locali dell’area metropolitana bolognese e delle altre province dell’Emilia-Romagna.
Le Origini e la Storia attraverso i precedenti Corpi di Vigilanza
La Polizia Locale della Città metropolitana è l’ultimo passaggio evolutivo di quella che fino al 2018 era da tempo conosciuta come la Polizia Provinciale di Bologna istituita il 26 aprile del 1994. Una polizia particolarmente specializzata nata dall’esigenza di disporre di un organismo di controllo in campo ittico venatorio, faunistico e ambientale, il cui compito si è sviluppato nel tempo seguendo i cambiamenti delle istituzioni e della società ed è ancora oggi una delle attività principali del corpo di Polizia metropolitana.
Per meglio comprendere le origini del Corpo di Polizia Provinciale è necessario ricondursi alla figura storica del guardiacaccia. Di fatto prima del medioevo non esistevano leggi sulla caccia e non era sentita l’esigenza di vigilare su questa attività. È solo in epoca feudale che compaiono i primi guardiacaccia a vigilare sul patrimonio faunistico dei nobili. Almeno in un primo periodo la figura del guardiacaccia tende a coincidere con la tutela della proprietà e degli interessi privati. Solo successivamente assumerà un ruolo più allargato e pubblico.
In epoca rinascimentale emerge l’esigenza di regolamentare la caccia in diversi stati della nostra penisola. Dal 1815, nella Città di Bologna che all’epoca rappresentava la seconda città dello Stato Pontificio, la vigilanza sulla caccia era affidata a guardiacaccia privati con una sorta di investitura pubblica.
In questo periodo iniziano a definirsi i contorni delle amministrazioni provinciali. La Provincia è pertanto una creazione del legislatore statale, per configurare un anello intermedio tra il Comune e lo Stato, che riunisce un insieme di comuni minori intorno alla città più importante (il capoluogo) in modo che dalla periferia della circoscrizione si possa comunque arrivare nel capoluogo e ritornare a casa in una giornata (a cavallo) per sbrigare le faccende che presuppongono il necessario intervento dell’autorità statale. Provincia che risulta il livello territoriale ideale per la gestione amministrativa della caccia, proprio per questo molte province avevano una propria regolamentazione venatoria a livello provinciale.
Dopo l’unità d’Itali nel 1861 in ciascuna provincia vengono mantenute le legislazioni degli stati precedenti generando un grande caos normativo. Quindi non era cambiato molto dal punto di vista normativo in materia di vigilanza venatoria. E proprio al culmine di questa confusione durato più di mezzo secolo che viene emanato il R.D. 30 dicembre 1923, n. 1420, che uniformò la legislazione venatoria accentrando tutte le funzioni sotto il ministero dell’agricoltura e delle foreste affidando la vigilanza. Con l’emanazione di questa legge già nel 1924 sorgono i primi comitati provinciali dei cacciatori. A questi si aggiungono nel 1931 le Guardie Giurate delle Associazioni Provinciali, che successivamente con il TU del 1939 saranno sostituite dai “Guardiacaccia dei Comitati Provinciali della Caccia”.
Alla fine degli anni Trenta si ebbe la fondamentale «Approvazione del testo unico delle norme per la protezione della selvaggina e per l’esercizio della caccia» del R.D. n. 1016 del 5 giugno 1939. Questa legge, costituita di 99 articoli, segna una tappa epocale nella storia della caccia in generale e in particolare proprio dei guardiacaccia. Infatti secondo l’art. 68 della suddetta legge “La vigilanza (…) è affidata agli ufficiali ed agli agenti di polizia giudiziaria, alle guardie giurate comunali e campestri, alle guardie dei Consorzi idraulici e forestali e, in particolar modo, ai guardiacaccia dipendenti dai Comitati provinciali della caccia ed alle guardie in servizio presso i concessionari di bandite e di riserve”.
Nel 1926 veniva inoltre emanata la delibera della Deputazione provinciale relativa alla "nomina provvisoria in via di esperimento di due agenti incaricati del servizio di vigilanza e polizia stradale con incarico di percorrere saltuariamente le varie zone della intera rete stradale della Provincia per una retribuzione mensile di lire 700".
La nuova legge sulla caccia, la n. 968 del 27 dicembre 1977 recante i «Principi generali e disposizioni per la protezione e la tutela della fauna e la disciplina della caccia», apportava significative trasformazioni al settore venatorio: tra le altre novità apparivano soppressi i Comitati provinciali della caccia che tanto avevano contribuito alla gestione della caccia e della vigilanza a livello locale. La vigilanza venatoria era affidata agli «agenti venatori dipendenti degli enti delegati dalle regioni» e alle «guardie volontarie delle associazioni venatorie e protezionistiche nazionali riconosciute, ai quali sia riconosciuta la qualifica di guardia giurata ai termini delle norme di pubblica sicurezza» (art. 27). Si giungeva così alla soppressione della storica denominazione di «guardiacaccia», ma gli agenti venatori erano indicati significativamente al primo posto dell’elenco degli addetti ai compiti di vigilanza (veniva espressamente inserito al secondo comma dell’articolo anche il Corpo Forestale dello Stato: una novità rispetto all’art. 68 del precedente T.U.).
Successivamente all’applicazione della Legge Quadro 65/86 sull’ordinamento della Polizia Municipale anche per gli Operatori Faunistici della Provincia inizia un processo di trasformazione che porterà il 26 aprile del 1994 alla nascita del Corpo di Polizia Provinciale di Bologna. Al fine di rendere più capillari i controlli e assicurare le funzioni di prossimità della nascente Polizia Provinciale, il territorio fu suddiviso in 8 zone di vigilanza. Un'organizzazione del territorio che permane tutt’oggi. Inizialmente il compito prevalente di questa polizia si concentrava sulla vigilanza nelle attività Ittico faunistico venatorie e dei prodotti del sottobosco, continuando a dare supporto alle attività di gestione faunistica del Servizio Tutela e Sviluppo Fauna.
I compiti della Polizia Provinciale si sono evoluti negli anni seguendo le modifiche di Leggi e Regolamenti, ma è con la nuova Legge Regionale 24 del 2003 sulla disciplina della Polizia locale che inizia il vero cambiamento. Con il passare del tempo iniziano a definirsi sempre con più chiarezza i compiti svolti dalla Polizia Provinciale, così nel 2007 sono presenti i tre nuclei che rappresentano le attività principali del Corpo: nucleo ittico-venatorio, nucleo ambientale e nucleo stradale.
2015. Seguono gli anni del riordino istituzionale voluti dalla Legge 56 del 2014 (Delrio), e la Provincia viene sostituita dalla Città metropolitana di Bologna. Il nuovo ente metropolitano è privato delle deleghe in materia Ittica e Faunistico Venatoria che vengono richiamate dalla Regione, che tuttavia riconosce la necessità di confermare alle Province e alla Città metropolitana le attività di vigilanza e le attività collegate all'attuazione dei piani di controllo.
2018. Con le ultime modifiche alla LR 24/2003, la Polizia Provinciale viene ridenominata Polizia Locale della Città metropolitana di Bologna e si connota definitivamente la figura di una Polizia molto diversa e completamente distaccata da alcuni compiti pregressi degli operatori faunistici, impegnati direttamente nelle attività di organizzazione ed esecuzione dei censimenti faunistici, cattura ai fini di richiamo e ripopolamento, distribuzione e messa in opera del materiale di prevenzione. Si conferma comunque una polizia particolarmente specializzata nelle attività di vigilanza ittico-faunistico venatorie e ambientali, ricca di una memoria storica incastonata nel mondo rurale, fatta di conoscenza del territorio e dei suoi abitanti e fruitori, con un ruolo di collegamento fra gli Enti Pubblici sovraordinati e cittadini. Con l’obbiettivo di essere sempre di più nelle materie di competenza un punto di riferimento e organismo di mediazione delle varie associazioni: di volontariato, dei cacciatori, degli agricoltori, degli ambientalisti e degli animalisti.
“Oggi noi siamo gli eredi di una storia iniziata molto prima dei nostri ultimi trent’anni. In questi anni abbiamo visto tanti cambiamenti: abbiamo visto cambiare le nostre leggi e regolamenti, sono cambiate le istituzioni, è cambiato il contesto sociale – commenta il vicecomandante Fulgaro - Siamo pronti ad affrontare tutte le sfide future con lo stesso spirito e la stessa passione delle epiche figure che ci hanno preceduto nella storia”.