Il lupo nell'Appennino bolognese dopo un secolo di assenza

 

Dopo circa un secolo di assenza, il lupo è tornato nell'Appennino bolognese: a fine 2009 si contavano circa 50-60 capi nella provincia bolognese. I territori più stabili, ovvero quelli nei quali la riproduzione avviene più o meno regolarmente, sono quelli in corrispondenza di vaste aree protette, come per esempio i Parchi Regionali.
E' quanto emerge dall'indagine, ancora in corso, svolta dalla Polizia provinciale, con l'obiettivo di comprendere le cause del graduale ritorno del lupo, del progressivo incremento della sua presenza e la sua distribuzione territoriale.

Il volume “Il lupo nell'Appennino bolognese” contiene i risultati di quest'indagine di lungo periodo iniziata nel 1998. I dati descrittivi della situazione sono aggiornati al 2009 e fanno quindi riferimento a 11 anni di indagine.
Lo studio si inserisce nel contesto di quella che può essere definita come la “fase di ripresa” del lupo in Italia, iniziata verso la metà degli anni '80, collegata ad un progressivo incremento della popolazione e alla conseguente espansione dell'areale di distribuzione. Per la raccolta dei dati sono state utilizzate due diverse tipologie di indagine: una di campo e una di laboratorio.
Nell'indagine di campo sono state utilizzate tecniche di rilevamento standardizzate di tipo diretto o indiretto (tracking, wolf-howling, snow-tracking) riconducibili al cosiddetto “metodo naturalistico”, con il quale lo studio avviene in modo non-invasivo attraverso l'osservazione in natura degli individui utilizzando metodi opportuni rispetto alle caratteristiche eco-etologiche della specie studiata.
L'indagine di laboratorio, denominata “monitoraggio genetico del lupo in Emilia-Romagna”, economicamente sostenuta dalla Regione Emilia-Romagna e condotta dai ricercatori del laboratorio di genetica dell'ISPRA a partire dal 2002, prevede l'analisi del DNA contenuto in campioni biologici di lupo raccolti sul campo in modo continuativo e non-invasivo, nel rispetto di un protocollo stabilito, fin dall'inizio, dalle linee-guida dettate dall'ISPRA stesso.
I risultati sono stati ricavati dalle due diverse tipologie di indagine utilizzate in modo integrato.
Il quadro descrittivo finale rivela, per il nostro Appennino, una presenza regolare con riproduzione a partire dalla fine degli anni '90. Il processo di ricolonizzazione, avvenuto in modo assolutamente spontaneo e legato in gran parte alla diffusione degli ungulati in Appennino - con particolare riferimento al cinghiale e capriolo - sembra aver interessato dapprima la fascia montana e successivamente le quote inferiori, fino alle prime propaggini collinari. Al 2009 la distribuzione del lupo ricopriva quasi interamente il settore appenninico centro-orientale dal Reno al Santerno, con una presenza accertata di una dozzina di “territori” (per “territorio” si intende una qualsiasi area di presenza dove sia stato accertato almeno un caso di riproduzione), ognuno occupato da un gruppo familiare mediamente costituito da 4-5 individui.
I territori più stabili, ovvero quelli nei quali la riproduzione avviene più o meno regolarmente, risultano essere quelli che mappano in corrispondenza di vaste aree protette (es. Parchi Regionali).
Al 2009 la popolazione territoriale della nostra provincia era stimata in 50-60 capi, oltre ad una componente di individui in fase dispersiva che tendenzialmente non è possibile quantificare, così come del resto viene riportato anche in altri studi a livello nazionale.

 

 

Data ultimo aggiornamento: 21-12-2012
 
 
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