Specie politipica a corologia mediterraneo-afrotropicale. Riconosciute almeno 4 sottospecie, di cui 3 nel Paleartico occidentale: Falco b. feldegii (Schlegel, 1843), Europa meridionale, dall’Italia alla Turchia; Falco b. erlangeri (Kleinschmidt, 1901), Africa nord-occidentale, dal Marocco alla Tunisia; Falco b. tanypterus (Schlegel, 1844), Africa nord-orientale e Medio Oriente, dalla Libia alla Giordania.
In Italia nidifica la sottospecie feldegii, con un areale che si estende dall’Appennino modenese alla Sicilia. Manca in Sardegna e nelle isole minori.
a livello nazionale
a livello comunitario e internazionale
Ordine: Falconiformi (Falconiformes)
Famiglia: Falconidi (Falconidae)
Genere: Falco
Specie: biarmicus
Specie rupicola, in Italia nidifica in pareti rocciose anche di modeste dimensioni, costituite a volte da materiali sciolti e friabili, come gesso o arenarie poco compatte. Non è mai stato riscontrato in falesie.
Nido collocato in anfratti o cengie, ovvero in vecchi nidi di altri uccelli (es. corvidi o altre specie di rapaci). In epoca storica, sono riportati sporadici casi di nidificazione su albero che meriterebbero ulteriore conferma.
Tendenzialmente i siti riproduttivi ricadono entro una fascia compresa tra i 50 e i 700 m; raramente fino a 1000 m. Caccia nei territori aperti dell’ambiente collinare caratterizzato da praterie xerofile e post-colturali, zone calanchive, prato-pascoli, steppe arbustate e cerealicole.
In Italia, specie nidificante residente; dispersivi ed erratici i giovani nel primo anno di vita.
Il periodo della deposizione, molto variabile e condizionato in gran parte dalla latitudine, ricade tra la fine di gennaio e la fine di marzo.
Le uova, in genere 3-4 (1-5) vengono incubate per 28-35 giorni e il periodo dell’involo dura 44-46 giorni. Il successo riproduttivo è mediamente di 2-3 giovani.
Nell’Appennino tosco-emiliano, che rappresenta il limite settentrionale della distribuzione alla scala globale, la produttività risente per cause naturali delle condizioni di marginalità della popolazione. Segnalata per il passato, durante i mesi invernali, un importante presenza di individui in abito giovanile in Puglia, soprattutto nell’area del Tavoliere.
La popolazione italiana peninsulare, occupando l’estremo settentrionale dell’intero areale, mostra una dinamica con andamento fluttuante da ritenersi fisiologica per la situazione biogeografica di margine.
In Sicilia, dove risiede oltre la metà della popolazione nazionale, di fatto, le caratteristiche demografiche sembrano mostrare condizioni di maggior stabilità.
Secondo le stime più recenti, il livello di consistenza della popolazione italiana dovrebbe essere dell’ordine di 140-170 coppie, ma il dato potrebbe essere fuorviato per la carenza di un coordinamento generale nell’attività di monitoraggio e per l’elusività della specie.
In provincia di Bologna, nidifica con una certa regolarità nel basso Appennino con 1-4 coppie.
L’Italia ospita oltre il 70% della popolazione europea e può, pertanto, giocare un ruolo chiave nella politica di conservazione della specie. I fattori limitanti che condizionano la dinamica della popolazione italiana, e più in generale quella dell’intero bacino mediterraneo, sono poco conosciuti e meriterebbero studi più approfonditi.
Si ritiene, comunque, che l’andamento climatico e la competizione con specie a nicchia simile, rappresentino aspetti non trascurabili. Anche l’evoluzione dell’uso del suolo, con particolare riferimento alla riduzione della pastorizia e dell’agricoltura estensiva, potrebbero ever influito negativamente sullo stato di conservazione.
Localmente, l’abbattimento diretto e il saccheggio dei nidi hanno sicuramente condizionato in modo sensibile la frequenza di occupazione dei siti riproduttivi.
In Europa, è presente con uno stato di conservazione dichiarato “in pericolo”.