Specie monotipica a corologia euroturanica. Distribuita dall’Europa occidentale all’Asia centrale, la parte meridionale dell’areale asiatico raggiunge l’Armenia, l’Iran e il Kazakistan.
In Europa, nidifica dalla Svezia meridionale a nord, fino alla regione mediterranea, compreso Marocco e Tunisia, a sud; rara e irregolare in Gran Bretagna. Migratrice trans-sahariana, i quartieri di svernamento si estendono fino al Sudafrica. Una parte dei migratori attraversa lo Stretto di Messina, ma i principali flussi si concentrano su Gibilterra ed Eilat.
a livello nazionale
a livello comunitario e internazionale
Ordine: Accipitriformi (Accipitriformes)
Famiglia: Accipitridi (Accipitridae)
Genere: Circus
Specie: pygargus
Specie tipica dei territori a fisionomia steppica, con successivo adattamento al paesaggio cerealicolo estensivo. In Italia, occupa l’ambiente dell’antiappennino tosco-laziale e la fascia delle geomorfe calanchive pedecollinari dal parmense all’Appennino marchigiano.
Presente anche nel complesso lagunare dell’alto Adriatico e in Maremma. Nidifica sul terreno tra la folta vegetazione, preferibilmente in canneti asciutti, arbusteti e in coltivi erbacei come erba medica e frumento. Manca dalle aree a bioclima tipicamente mediterraneo.
In Italia, specie nidificante estiva e migratrice. L’occupazione dei siti riproduttivi avviene tendenzialmente tra la fine di marzo e la metà di aprile.
La nidificazione è spesso di tipo aggregato e sono riportati casi di poliginia. Il periodo della deposizione ricade in linea di massima tra la seconda decade di aprile e la metà di maggio, verosimilmente condizionato dalle disponibilità trofiche.
Le uova, in genere 3-5 (1-6) vengono incubate per 28-29 giorni dalla sola femmina e il periodo dell’involo dura 35-40 giorni.
Il successo riproduttivo è mediamente di 2-4 giovani che dipendono ancora dai genitori per un paio di settimane dopo l’abbandono del nido. I movimenti post-riproduttivi iniziano già da fine agosto, con i maschi che lasciano per primi le aree di riproduzione assumendo comportamento erratico, per raggiungere poi successivamente gli abituali quartieri di svernamento.
L’albanella minore è sempre stata per l’ornitologia italiana una specie problematica.
Nell’800, era considerata rara e localizzata, con distribuzione poco definita, probabilmente anche confusa con altre specie di Circus.
Solamente dall’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, è stato reso disponibile un quadro sufficientemente esaustivo della distribuzione e della consistenza della popolazione nazionale.
Attualmente la presenza in Italia è stimata in 250-380 coppie, con una dinamica fluttuante e un’areale flessibile in relazione all’abbondanza locale di risorse alimentari e all’instabilità fisiologica dell’habitat riproduttivo.
Durante gli anni ’90, sono stati effettuati interventi per il recupero di nidi in coltivo in un’area a monocoltura ceraleicola della Bassa bolognese, occupata da una popolazione di una decina di coppie.
Nell’areale riproduttivo, i fattori che maggiormente condizionano lo stato di conservazione delle diverse popolazioni sono la messa a coltura dei biomi steppici che comporta una restrizione dell’habitat naturale di nidificazione e la meccanizzazione agricola che interferisce negativamente sulla produttività.
Anche il recupero e la bonifica delle zone marginali e delle praterie post-colturali incidono alla scala locale, limitando la distribuzione e la consistenza dei nuclei riproduttivi.
Poco conosciuti sono invece gli effetti dei pesticidi per uso agricolo, in particolare nell’areale di svernamento nei Paesi in via di sviluppo.
Al momento, è presente in Europa con uno stato di conservazione dichiarato “favorevole”.