d'Affry Adélaïde Nathalie Marie Hedwige Philippine (Marcello)

Varianti del nome: Marcello d'Affry (dal 1863)


Luogo di nascita: Friburgo


Data di nascita: 6 luglio 1836


Luogo di morte: Castellammare di Stabia


Data di morte: 14 luglio 1879

 

Ambito di attività: disegno, incisione, pittura, scultura


Qualifica: Scultrice

 

Periodo: XVII a XIX secolo

 

 
 
Bibliografia

- O. de Alcantara, Marcello. Adèle d'Affry, duchesse Castiglione-Colonna (1836–1879), sa vie, son oeuvre, sa pensée et ses amis, Éditions générales, Ginevra 1961

- H. Bessis, M. von Wistinghausen, M. Terrapon, Marcello (1836-1879). Adele d'Affry duchesse de Castiglione Colonna, catalogo della mostra al Musee d'Art et d'Histoire di Friburgo, 20 giungo – 28 settembre 1980, Musee d'Art et d'Histoire, Friburgo 1980

- G. de Diesbach, La double vie de la duchesse Colonna, Librairie académique Perrin, Parigi 1988

- C. Y. Pierre, “A New Formula for High Art”: The Genesis and Reception of Marcello’s Pythia, in «Nineteenth-Century Art Worldwide», vol. 2, issue 3, autunno 2003 (leggi qui) - C. Y. Pierre, “Genius has no sex”. The Sculpture of Marcello (1836-1879), Editions de Penthes, Pregny-Geneva 2010

- G. A. Mina (a cura di), Marcello. Adèle d'Affry (1836-1879), duchessa di Castiglione Colonna, catalogo della mostra tenuta al Musee d'Art et d'Histoire di Friburgo, 7 novembre 2014 – 22 febbraio 2015; al Museo Vela di Ligornetto, 26 aprile – 30 agosto 2015; ai Musées et domaine nationaux di Château di Compiègne, 16 ottobre 2015 – 1º febbraio 2016; al Musée des Suisses dans le Monde a Pregny-Chambésy (Ginevra), febbraio – giugno 2016, Edizioni 5 Continenti, Milano, 2014

 
Biografia

Adélaïde Nathalie Marie Hedwige Philippine d'Affry nasce nel 1936 a Friburgo, figlia maggiore del conte Louis d'Affry e di Lucie de Maillardoz. Il nonno materno è il marchese Philippe de Maillardoz e il bisnonno paterno è stato il primo Landamano della Svizzera.

Alla morte del padre, Adèle d'Affry e la sorella Cécile crescono tra Friburgo e Givisiez nei mesi estivi e tra Nizza e l'Italia durante l'inverno. Ricevono entrambe un’educazione classica, sono introdotte alla letteratura e alle arti, e tra le tante, seguono le lezioni di disegno e acquerello del pittore Joseph Auguste Dietrich (1821-1863).

Nel 1856 Adèle d'Affry sposa Carlo Colonna, Duca di Castiglione Aldovrandi, che morì poco dopo. Ora vedova, decide di dedicarsi alla scultura, una scelta complessa considerato che quella artistica era una carriera dominata da uomini. Frequenta un corso di modellato nell'atelier romano dello scultore svizzero Heinrich Max Imhof (1795-1869) e sviluppa una passione per la scrittura, l'arte antica e i grandi maestri moderni.

Nel 1859, si trasferisce a Parigi, allora capitale dell’arte, affitta uno studio da Léon Riesener, il quale la presenta al cugino Eugène Delacroix – quest’ultimo rimase molto colpito dalla giovane artista, come lui amante di Michelangelo. D'Affry si inserisce facilmente nei circoli sociali e culturali parigini, e la corte dell'Imperatore Napoleone III la riceve frequentemente, così come la grande aristocrazia e il circolo contemporaneo di scrittori, pittori, scultori e compositori, tra cui George Sand, Prosper Mérimée, Théophile Gautier e Charles Gounod.

È appassionata di politica e abbraccia gli ideali bonapartisti, tuttavia sono testimoniati alcuni legami anche con Adolphe Thiers, che sarebbe poi diventato il primo Presidente della Repubblica Francese.

Continua la sua formazione artistica visitando assiduamente musei e cercando consigli da scultori affermati. D’altronde come donna, non le era permesso studiare all'École des Beaux-Arts di Parigi, che nel 1861 le negò persino il diritto di frequentare il suo museo di copie. Viaggia spesso tra Roma, Friburgo e Parigi, ma è affascinata anche da Londra e dalle città spagnole.

La sua posizione aristocratica le garantisce vantaggi notevoli nella sua carriera. Espone molto presto al Salon e il suo accesso diretto al sovrintendente delle belle arti, il Conte Emilien de Nieuwerkerke, anch'esso scultore e aristocratico, le assicura un posto vantaggioso all’esposizione parigina, oltre a commissioni imperiali. Espone la sua prima opera importante al Salon del 1863, dove si firma con lo pseudonimo Marcello e nel 1866 è a Londra come Monsieur Marcello.

L’artista si fa notare in un periodo in cui la maggior parte degli scultori creava le proprie opere modellandole in gesso e lasciandole poi a praticanti per tradurle in marmo. In gran parte autodidatta, aveva difficoltà a realizzare sculture di grandi dimensioni e raramente tagliava la pietra da sola, preferendo delegare questa mansione a praticanti. Al contrario, eccelleva nella creazione di modelli in cera colorata, gesso o argilla, di cui produceva molteplici versioni quando preparava opere importanti. Preferisce rappresentare donne forti che, in quel periodo, erano spesso esemplificate dall'archetipo della femme fatale, traendo ispirazione dalla mitologia.

Marcello d'Affry è un’artista intelligente e colta, è appassionata di teoria dell'arte e spesso dedica il suo tempo a trattati e articoli sull'argomento. Per lungo tempo, sembra preferire forme neoclassiche e l'uso del marmo bianco, tuttavia, i suoi tentativi non erano sempre riusciti e in alcuni casi la commissione imperiale ritenne le sue opere deludenti. In particolare, la reazione tiepida della commissione dell’Exposition Universelle di Parigi nel 1867 la spinge a stabilirsi in Italia per sviluppare la sua arte. Decide coraggiosamente di abbandonare il modello antico, in un'epoca in cui era ancora un riferimento essenziale negli ambienti accademici. Rivolgendosi ad assistenti che le permettevano di progredire più rapidamente, apporta significative modifiche stilistiche in breve tempo: ora è affascinata dalla policromia, sviluppa una tecnica più espressiva e vivace e un entusiasmo manifestamente realistico.

In Italia lavora su un’opera intitolata “Pythia” che intrigò molto l'architetto Charles Garnier, il quale, in visita a Roma nel 1869, ne commissionò una versione in bronzo per adornare il piede della scalinata principale dell'Opéra de Paris. L'opera fu esposta al Salon nel 1870 e installata nel 1875, attirando l'attenzione dei critici contemporanei. Scrive Garnier: «Questa statua è stata criticata da alcuni, lodata da altri, tale è lo stato delle cose umane; anche le cose divine non sfuggono a questo; ma queste discussioni non rimuovono nulla dal suo 43 fascino energetico e dalla sua caratteristica silhouette»25. Quest'opera denota il talento eccezionale di un’artista di grande cultura, in grado di effettuare una trasformazione radicale del suo stile.

Dopo il crollo del Secondo Impero nel 1870, Marcello lotta per continuare la sua carriera, poiché gli ordini pubblici e gli acquisti dello Stato si ridussero drasticamente. Si orienta gradualmente verso la pittura, torna a Roma e frequenta i suoi amici pittori Henri Regnault e Georges Clairin, e il direttore dell'Académie de France, Ernest Hébert.

Ammalata di tubercolosi, trascorre gli ultimi anni in cure. Nel 1878, si trasferisce a Napoli, poi a Castellammare di Stabia, e gradualmente abbandona la scultura e la pittura per il disegno. Muore l'anno seguente.

Si consiglia di consultare il sito della Fondation Marcello, che dal 1963 preserva una raccolta vasta di corrispondenza e appunti scritti sull'arte di grande interesse e promuovere l'opera di Adèle d'Affry (Marcello).