Ambito di attività: pittura – disegno
Qualifica: Pittrice
Periodo: XX e XXI secolo
- C. Corsi, Disegni di Eugenia Scapardini, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Spotorno di Milano, 8-30 marzo 1960
- Pietro Scapardini. Eugenia Scapardini, catalogo della mostra alla Galleria Voltone Molinella di Faenza, 7-16 ottobre 1969, Arti grafiche Tamari, Bologna 1960
- Eugenia Scapardini, catalogo della mostra alla Galleria Mantellini di Forlì, 2-14 novembre 1974
- Eugenia Scapardini, pieghevole pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Il collezionista di Bologna, 31 gennaio - 13 febbraio 1976
- Eugenia Scapardini, catalogo della mostra allo Studio d'arte Farini di Bologna, 9-23 febbraio 1980
- E. Gottarelli, Eugenia Scapardini: presenze anni '80, catalogo della mostra alla Pinacoteca civica di Cento, 7 aprile - 6 maggio 1990
- Eugenia Scapardini, catalogo della mostra alla Galleria Gnaccarini di Bologna, 28 ottobre - 15 novembre 1995
Eugenia Scapardini, figlia d’arte – suo padre era Pietro Scapardini noto artista del secolo scorso – è stata una fine disegnatrice di metà Novecento. Dopo gli studi al Liceo Artistico, allieva, tra gli altri, di Cleto Tomba, Luigi Vignali e Lea Colliva, si forma come decoratrice e scenografa all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove affina la sua tecnica: «mi sono sempre applicata seriamente per apprendere, unendo allo studio curiosità e paragone con altre epoche e tecniche», ha raccontato durante un’intervista del 2010.
Tra i soggetti più frequenti delle sue opere la località Cà di Santoni dove la famiglia trascorreva i lunghi periodi estivi tra paesaggi silenziosi, antichi casolari e tradizioni montane.
Guardando i suoi lavori si percepisce la sua sensibilità e la sua emozione nel dipingere quegli oggetti quotidiani che, inquadrati in scenografie accurate, trasmettono un profondo senso di intimità famigliare. Per Scapardini la pittura è «l’espressione di una gioia interiore, non un rifugio alla frustrazione» (2010) e le sue nature morte ne sono testimonianza.
La realtà osservata e raccontata dalle sue pennellate e dai suoi tratti grafici rivela la semplicità del vero: la natura morta classica si evolve rivelando e ricordando a chi le guarda i propri oggetti quotidiani.