Puglioli Lidia

Varianti del nome: Lidia Puglioli Mandelli

 

Luogo di nascita: San Lazzaro di Savena

 

Data di nascita: 23 agosto 1919

 

Luogo di morte: Bologna

 

Data di morte: 2013

 

Ambito di attività: pittura (informale)

 

Ambito geografico di appartenenza: centro Italia (Bologna)


Qualifica: Pittrice

 

Periodo: XX e XXI secolo

 

 
 
Bibliografia

Lidia Puglioli, pubblicato in occasione della mostra alla Galleria la Loggia di Bologna, 4-17 giugno 1960

- A. Facchinetti, Lidia Puglioli, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Trianon di Bologna, 1973

- A. Facchinetti, Lidia Puglioli, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Trianon e alla Galleria Guerrazzi di Bologna, 1-15 giugno 1974

- C. Spadoni, Lidia Puglioli, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Mariani di Ravenna, 25 settembre - 8 ottobre 1975

- D. Bellotti, Spinta creativa, in «Il Resto del Carlino», 4 aprile 1992, Bologna (leggi qui)

- P. Sega Serra Zanetti, Lidia Puglioli. Opere 1991-1992, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria San Luca di Bologna, 1992

- D. Trento, Lidia Puglioli, Greta Scho ̈ dl, Teresa Nanni, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria del Risorgimento di Imola, 23 marzo - 1° aprile 1993

- B. Buscaroli Fabbri, Lidia Puglioli. Cercando sempre un canto, catalogo della mostra al Palazzo Massari di Ferrara, 3 aprile - 1° maggio 1994, Civiche Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea, Ferrara 1994

- D. Trento, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria San Luca di Bologna, 1994

- B. Buscaroli Fabbri, testo pubblicato in occasione della mostra a Palazzo Loup di Loiano, 1994

- V. Sgarbi, Vite informali. Tempere di Lidia Puglioli, con frammenti poetici di Ezra Pound, Eidos, Mirano (VE) 2008

- A. Tugnoli, Lidia Puglioli, Christian Maretti Editore, Imola 2009

- S. Camerini, S. Malossini, Terra Madre, catalogo della mostra al Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (VE), 21 aprile - 17 giugno 2012, Edizioni Colorama, San Donà di Piave (VE) 2012 (leggi qui)

- S. Camerini, S. Malossini, Omaggio a Lidia Puglioli, catalogo della mostra all’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna a Bologna, 2-30 marzo 2021, Centro stampa Regione ER, febbraio 2021 (leggi qui)

 
Biografia

Nata a San Lazzaro di Savena nel 1919, Lidia Puglioli si è sempre considerata bolognese pur avendo passato quasi tutta la giovinezza lontana dalle mura della città.

Conseguita la maturità classica, comincia a disegnare cimentandosi con la copia dal vero e nel 1938 si avvicina alla pittura, frequentando il corso di preparazione all’esame di ammissione per l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Una volta iscritta segue le lezioni di Virgilio Guidi e Giorgio Morandi e contemporaneamente quelle della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, dove frequenta il corso di Storia dell’arte di Roberto Longhi, che in quel periodo aveva come assistente un giovane Francesco Arcangeli.

Nel 1942 Puglioli partecipa alla sua prima mostra pubblica e dopo la guerra, il diploma all'Accademia, la laurea in Storia dell'arte con una tesi sulla pittura veneta e il matrimonio con l’artista Pompilo Mandelli, da cui si separa nel 1963, «comincia a saggiare la forza di un segno che già si impone deciso, anche quando studia. Il ricordo dei maestri resta, col desiderio e la tentazione del nuovo.» (Buscaroli Fabbri, 1994).

Terminati gli studi diventa assistente di Roberto Loghi, Cesare Gnudi e Rodolfo Pallucchini, un’esperienza che la farà appassionare alla ricerca e alla scrittura d’arte – in questi anni pubblica alcuni articoli e recensioni, senza però abbandonare la sperimentazione artistica. Curiosa e instancabile, frequenta diversi circoli e spazi culturali, e alla Galleria La Cupola vede le sue prime opere d’arte moderna: dipinti di Morandi, Carrà, Guidi, De Pisis, De Chirico e Tosi. Nell’estate del 1947 passa quindici giorni a Parigi e due anni dopo fa un viaggio a Londra, visitando quanti più musei possibili. Ma il suo animo, sempre in ricerca, si arricchisce anche di sollecitazioni letterarie che vanno dal decadentismo francese a Dylan Tomas, Saint-John Perse ed Ezra Pound.

In questi anni la sua pratica si struttura grazie al disegno, tecnica con la quale avvia la prima serie di teste a matita e a penna, e nel 1949 ricomincia a dipingere frequentando lo studio di Mandelli in via San Felice. Ora la sua pittura subisce un’evoluzione radicale: la sua ricerca si orienta verso un’interpretazione informale della natura. L’energia che alimenta i suoi paesaggi sacralizza il binomio uomo-natura attraverso una materia compatta, magmatica, stratificata. La rappresentazione drammatica delle forme lascia intravedere i segni antropomorfi della fusione di un paesaggio immaginario e della conoscenza semantica dell’artista. Sono gli anni in cui Francesco Arcangeli riconosce nei fermenti intellettuali e artistici quello che lui stesso chiamerà Ultimo naturalismo: una compenetrazione tra le diverse forme artistiche, una ricerca di nuovi rapporti tra arte figurativa, letteratura, musica, poesia. Un’urgenza evidente anche per Lidia Puglioli che da quel momento in poi si dedicherà interamente alla pittura (il suo primo quadro a olio di ispirazione informale è del ‘53).

Il 1958 e il 1959 sono anni di straordinaria attività per l’artista: «La ricerca procede parallela sui grandi formati delle tele e sul campo minore delle tempere. Tra le due tecniche nasce un dialogo: talvolta le tempere annunciano gli oli, altre volte ne accompagnano le sorti. In certi casi accolgono, dopo l’esecuzione di un olio, l’eccesso di energia che resta alla fine di un lavoro oppure sono memoria di tele distrutte.» (Buscaroli Fabbri, 1994).

La sua prima personale risale al 1960 presso la Galleria La Loggia di Bologna, poi dagli anni Settanta in avanti si susseguono personali e collettive, tra le quali quelle ospitate a Bologna presso le gallerie Trianon (1973), Trianon e Guerrazzi (1974), a Ravenna alla Galleria Mariani (1976) dove la presenta Claudio Spadoni, a Faenza alla Galleria D. Baccarini (1976) e all’Associazione Italo Francese di Bologna (1977). Tra il 1980 e il 2010 numerose sono le personali e le collettive, presentate da grandi della critica d’arte come Paola Sega Serra Zanetti, Dario Trento e Beatrice Buscaroli Fabbri.

I dipinti di Puglioli sono condensazione fisica di storia e cultura, in loro «si incontrano i bianchi polverosi dei marmi classici, i rossi infuocati e i neri sacri del barocco, i vortici romantici di Turner, le montagne enigmatiche di Bocklin, e tanti altri elementi, che la stesura informale suscita come fantasmi, sconvolti dall'amplesso metamorfico, catturati a colpi di colori, a grumi, a spessori.» (D. Bellotti, 1992). La pratica pittorica per Lidia Puglioli è la risposta a un'esigenza che è in primo luogo vera esternazione dell'essere dell’artista, forte, indipendente, originale, attiva frequentatrice del dibattito intellettuale negli anni giovanili.

Muore nel 2013 nella sua cara Bologna, ricordata da tanti amici e tante amiche come una donna molto colta che «andava subito in profondità (…) costantemente in sintonia con pittori, poeti, critici, letterati, intellettuali che facevano un tutt’uno tra vita e arte. Dai suoi sacchetti uscivano, oltre alle storiche lettere di Arcangeli, di Longhi, di Giovanni Testori, le poesie di Dylan Thomas, di Saint-John Perse, di Ezra Pound. E i tanti fogli a tempera, divisi per epoche, che a dire il vero mi apparivano tutti contemporanei, perché era sempre urgente lo stesso tormento, rinnovato senza posa, e si mostrava così in un coagulo colorato e magmatico. La materia e l’anima del mondo apparivano nelle sue tele, senza veli.» (Camerini, 2021).