La mostra ha consentito alla pittrice di uscire dagli studi specialistici e di essere esibita per la prima volta al grande pubblico con un numero copioso di dipinti e di disegni provenienti da musei italiani e stranieri. La mostra ha ricostruito il clima artistico e culturale dell'"Aetas
Boncompagnia", mettendo a fuoco le fasi della formazione artistica di Lavinia nel confronto della sua opera con quella del padre-maestro Prospero e con quella degli artisti a lei contemporanei (Sabatini, Passerotti, Calvaert, Cesi).
L'analisi dell'attività di Lavinia in rapporto al contesto del tardo Rinascimento ha lasciato emergere aspetti ancora non sufficientemente indagati della sua produzione -quali le nuove tipologie della vita affettiva, la famiglia, il bambino, il ritratto- e di tracciare l'immagine di un'artista in grado di competere con modelli internazionali: in special modo la serie degli autoritratti, rivelando il raggiungimento di una piena coscienza di sé e del proprio ruolo professionale, propone un modello di creatività femminile che a Bologna ha radici antiche, risalendo agli esempi illustri e cittadini di Caterina Vigri e della "schultora" Properzia de' Rossi (attiva negli anni venti del XVI nel cantiere di San Petronio).