L'occhio della donna artista. La fondazione a Bologna di un Centro di documentazione sulla storia delle donne artiste in Europa dal Medioevo al Novecento

Copertina della brochure
L'occhio della donna artista

Una lunga e appassionante attività approda finalmente alla meta: il centro di documentazione delle donne artiste, a cui dal 1994 l'Assessorato alle Pari Opportunità della Provincia di Bologna lavora, promuovendo studi e ricerche dedicati al "fenomeno" della donna artista, con particolare attenzione alle testimonianze rintracciabili nel territorio provinciale.
L'impegno, che si è svolto sotto la cura scientifica di Vera Fortunati e con l'ausilio di una équipe di studiose e studiosi, ha sedimentato una serie di importanti esiti.
Il primo è relativo alle produzioni promosse in questo lasso di tempo. Tre mostre si sono succedute: la prima, dedicata a Lavinia Fontana e tenutasi nel 1994, presso il Museo Civico Archeologico di Bologna; la stessa mostra, poi, nel 1998 ha raggiunto l'NMWA, il National Museum of Women in the Arts di Washington. Più recentemente (Bologna 2004), il terzo evento ha indagato l'attività della "pittrice eroina" Elisabetta Sirani.
Anche sul versante editoriale si sono registrati sviluppi interessanti e numerosi: dalla collana di volumi «La Santa e la Città», incentrata sul recupero filologico dell'attività della monaca miniatrice e scrittrice quattrocentesca, Caterina Vigri, alle pubblicazioni sulle artiste bolognesi (Imago Virginis. Donne artiste e sacro fra passato e presente, 1996), sulla creatività femminile nella civiltà claustrale (Vita artistica nel monastero femminile. Exempla, 2002), sulla riscoperta dell'identità sommersa della discepola di Elisabetta Sirani, Ginevra Cantofoli (Ginevra Cantofoli. La nuova nascita di una pittrice nella Bologna del Seicento di Massimo Pulini, 2006).
Il secondo esito è relativo al definitivo riconoscimento delle donne quali protagoniste della storia dell'arte.
Il terzo risultato è relativo, infine, a una caratteristica propria degli archivi e dei centri di documentazione: essi sono capaci di trasmettere sapere .
In altre parole, il Centro di documentazione che presentiamo con questa brochure dimostra con forza che nella storia dell'arte le donne non sono solo state muse, figlie, mogli o amanti di artisti, ma che sono state loro stesse pittrici, scultrici, abili ricamatrici, incisore, che hanno sedimentato quel sapere a noi utile perché ogni generazione non debba ricominciare tutte le volte da un ipotetico punto zero nel ricercare i talenti.
Si tratta, quindi, della memoria di ciò che è stato prodotto dall'ingegno artistico delle donne, una memoria che è parte integrante del patrimonio della comunità; da riconoscere e custodire per impedire che si inabissi, facendo perdere le proprie tracce.
L'interesse per i materiali contenuti in questo fondo è attestato sia dall'elaborazione di numerose tesi di laurea e di dottorato svolte con il loro sussidio, sia dal carattere internazionale dei rapporti intrecciati con importanti centri esteri, come l'NMWA.
Non solo ai frequentatori del mondo degli studi, ma anche ad un pubblico più ampio è rivolto il progetto, che la Provincia di Bologna ha coltivato in dialogo con l'Alma Mater Studiorum - Università degli Studi di Bologna, attraverso la sottoscrizione di un protocollo d'intesa, e con la partecipazione attenta e sensibile della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, cui va il più vivo ringraziamento.
Non sappiamo se potrà in questo secolo ripetersi il successo che nel Settecento faceva definire Bologna il "paradiso delle donne"; più modestamente ci preme evidenziare come nella storia ci siano stati modelli femminili che hanno dato grandi contributi all'arte e alla cultura. Fare questo, non significa banalmente stare dalla parte delle donne, ma riconoscere quella parte di storia bolognese che può aiutarci a valorizzare una storia comune, da oggi a disposizione di tutti.

 
 
 
 
A cura di: Servizio cultura e pari opportunita'

Data ultimo aggiornamento: 10-09-2015