Luogo di nascita: Firenze
Data di nascita: 29 luglio 1933
Ambito di attività: poesia visiva
Ambito geografico di appartenenza: centro Italia (Firenze)
Qualifica: Artista
Periodo: XX e XXI secolo
- L. Marcucci, Non c'erano barche nei canali, Edizioni Cynthia, Firenze 1962
- L. Marcucci, Io ti ex-amo, Techne, Firenze 1970
- E. Miccini, Il Gruppo Settanta: poesia visiva, poesie e no, la cinepoesia, poesia pubblica, poesia politica, in «Arte e poesia», n. 11-14, De Luca, Roma 1971
- L. Marcucci, Poesia visiva, Techne, Firenze 1972
- R. Apicella, Lucia Marcucci. Poesia visiva, catalogo della mostra allo Studio Brescia di Brescia, dal 18 aprile 1973
- R. Apicella, Marcucci, catalogo della mostra alla galleria Il Canale di Venezia, 15-30 giungo 1974
- R. Barilli, Lucia Marcucci. Poesia visiva, pieghevole della mostra allo Studio Inquadrature 33 di Firenze, 21-31 ottobre 1978, Grafica Style, Firenze 1992
- G. Dorfles, L. Marcucci, Lucia Marcucci. Poesia visiva. 1980-1984, catalogo della mostra alla galleria Dada di Tavarnelle Val di Pesa, Edizione Dada Arte Moderna, Firenze 1984
- P. Bortolotti, Lucia Marcucci. Libripagine Maxipagin. 1991/1992, pieghevole della mostra alla galleria Vialarga di Firenze, 2-18 aprile 1992
- G. Dorfles, Miscellanea, catalogo della mostra al Centro d'Arte Spaziotempo di Firenze, 1993
- E. Mascelloni, C. Palli, Lucia Marcucci: poesie visive. 1963-1997, catalogo della mostra al Centro per l'arte contemporanea di Rocca di Umbertide, Parise Adriano Editore, Colognola ai Colli 1997
- R. Barilli, Lucia Marcucci, catalogo della mostra alla galleria Farsetti Arte di Prato, 18 giugno - 20 luglio 1998, Parise Adriano Editore, Colognola ai Colli 1998
- L. Saccà, Lucia Marcucci: poesie visive 1963-2003, catalogo della mostra al Centro d'Arte Spaziotempo di Firenze, 15 aprile - 4 aprile 2003
- Lucia Marcucci: la poesia è forte. Selezione critica, catalogo della mostra all’Aurelio Stefanini Studio d'arte di Firenze, 2004
- L. Marcucci, Memorie e incanti. Extraitinerario autobiografico, Campanotto, Pasian di Prato 2005
- L. Fiaschi, Intervista a Lucia Marcucci, in Parole contro, 1963-1968: il tempo della poesia visiva, catalogo della mostra ai Cantieri la Ginestra di Montevarchi, 18 aprile - 21 giugno 2009, Carlo Cambi Editore, Firenze 2009 (leggi qui)
- Lucia Marcucci. Supervisiva, catalogo della mostra alla galleria Frittelli Arte Contemporanea di Firenze, 19 marzo - 15 maggio 2010, Carlo Cambi Editore, Firenze 2010
- M. Gazzotti, Lucia Marcucci. Sprintpoem: opere dal 1964 al 2011, catalogo della mostra alla Fondazione Berardelli di Brescia, 25 maggio - 15 settembre 2012 Parise Adriano Editore, Colognola ai Colli 2012
- O. Bergesi, Lucia Marcucci. The secrets of langage, catalogo della mostra al Musée d’Art Moderne et d’Art Contemporain (MAMAC) di Nizza, 2 giugno - 28 agosto 2022, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2022
Lucia Marcucci nasce a Firenze nel 1933, dove ancora oggi vive e lavora. La sua passione per l’arte germoglia quando, da giovanissima, osservava il padre dilettarsi con la fotografia e ascoltava il nonno raccontarle con nostalgia ed entusiasmo delle serate futuriste che andava a vedere. Frequenta il Liceo Artistico e, per breve tempo, anche l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Dopo aver interrotto gli studi si trasferisce a Livorno e qui nel 1955 inizia a frequentare il Grattacielo, piccolo teatro d’avanguardia nato per contribuire alla ricostruzione culturale della città dopo la guerra – inizialmente gestito anche da un giovanissimo Andrea Camilleri.
Lavora come aiuto regista e scenografa e di quegli anni dice: «Allora elaboravo delle cose un po’ strane… facevo degli scarabocchi, un po’ particolari, incollavo, progettavo scenografie sempre un po’ fuori dalle righe.» (2009). Quelle cose un po’ strane sono gli allestimenti scenici e i manifesti che inaugurano la sua carriera agli inizi degli anni Sessanta, autentiche contaminazioni tra le arti visive e i linguaggi dello spettacolo, della musica e della comunicazione di massa. Sull’onda di queste sperimentazioni Marcucci si dedica anche alla poesia visiva, interessata a potenziare il linguaggio verbale attraverso la tecnica del collage. L’intento è quello di trasformare la parola in un oggetto a sé stante che rivendichi la propria autonomia in quel mondo frenetico in cui si assisteva allo sviluppo dei mass media. Intento fortemente condiviso dagli esponenti del Gruppo 70 che l’artista incontra nel 1963.
Per consacrare quindi questa nuova unione, gli artisti del gruppo realizzano al teatro Grattacielo la prima versione di Poesie e no (1963), una sorta di collage sensoriale e interdisciplinare, in cui verbale, visivo e sonoro si fondono secondo l’artista in un’opera completa dato che «in fondo l’arte è razionalità sublimata attraverso elementi irrazionali.» (2009). Lo spettacolo, curato da Eugenio Miccini e Lamberto Pignotti, insieme a Lucia Marcucci e Antonio Bueno, è stato poi ripresentato in una seconda e nuova versione al Festival del Gruppo 63 di Palermo del 1965.
Quest’anno per Marcucci è nodale, perché decide di trasferirsi a Firenze, città in cui l’ambiente artistico e culturale inizia a essere particolarmente attivo, e perché partecipa alla sua prima mostra di poesia visiva, entrando ufficialmente a far parte del Gruppo 70. Il suo coinvolgimento aggiungerà ora alla compagnia una componente critica, militante e altamente sperimentale, in uno spazio profondamente controverso come quello degli anni Sessanta.
Da questo momento si inaugura per l’artista una stagione dal forte timbro sperimentale le cui note dominanti sono la mescolanza dei codici linguistici, l’interdisciplinarità dei linguaggi e la contaminazione fra immagine e parola, accompagnati da una certa sensibilità verso questioni sociopolitiche quale la condizione della donna. Nelle sue opere Marcucci fonde, o meglio incolla, slogan e fotografie estrapolati dai media del tempo, producendo collage dal potente impatto evocativo e poesie visive provocatorie e dissacranti. Della sua poetica tra parola e segno scrive che consiste nella «rielaborazione letteraria e pittorica, ma soprattutto critica, dei mass media (immagini, slogans, linguaggi variamente persuasori e mistificatori del sistema sociale contemporaneo)».
Il messaggio, spesso di critica e denuncia sociale, è sempre esplicito nei suoi lavori: la poesia verbo-visiva è per Marcucci strumento e linguaggio per manifestare una protesta che ponga l’attenzione sulla condizione femminile nella società contemporanea, sulla mercificazione della sua immagine, sulle problematiche inerenti alla guerra e sulla rivendicazione di libertà e pace. Basti pensare ad esempio a È guerra d’eroi (1965) dove, appropriandosi di immagini e testi da riviste e rotocalchi, crea una composizione verbo-visiva in cui l’immagine della donna seducente da copertina è associata al carro armato, simbolo di morte e violenza, rimando alla situazione drammatica del Vietnam, ironizzando provocatoriamente sulle ambiguità e le contraddizioni dell’epoca moderna. Oppure, il collage-manifesto L’offesa (1964), che questa volta, senza l’uso di immagini figurative, mostra frasi a caratteri tipografici tipiche dei giornali e dei manifesti appunto, per sensibilizzare sulla minaccia del nucleare, senza perdere però l’occasione di sfruttare tale linguaggio in maniera provocatoria e acuta, affermando che dopo l’offesa subita, “il destinatario può contraccambiare”.
Dagli anni Sessanta Marcucci crea opere e testi tanto dissacranti quanto acuti, tanto metaforici quanto trasgressivi, in un’operazione onestamente politica che guarda alla realtà con occhio critico e risponde all’incitazione al consumo e alle costrizioni della società capitalista con una nuova forma di linguaggio. La sua poesia visiva dunque, densa e intelligente, è fatta di relazioni sofisticate tra immagini e parole «per fare guerriglia intorno, dentro e contro, e riprendere coscienza della realtà in modo critico.» (2022). Tramite la manipolazione e lo stravolgimento della parola di altri, Lucia Marcucci cambia del tutto il senso per il fruitore, sorprendendolo e provocandolo con decontestualizzazioni dell’immagine o associazioni di slogan inaspettate.
L’abbondanza della parola-slogan lascia spazio alla fine degli anni Settanta a una tendenza nuova, più intimista, che si concentra sul corpo. Ne sono un esempio le opere Culturae (1977) e Paesaggio falso (1977), dove il messaggio verbale, che ora consiste in lettere dipinte, è messo in relazione all’impronta del suo corpo.
Del 2021 è la collaborazione per l’allestimento della sfilata del marchio d’alta moda Dior, dove l’artista sceglie per la scenografia vetrate dai richiami gotici a creare un’atmosfera sacrale. Con la tecnica del collage Marcucci unisce elementi della storia dell’arte e della comunicazione mediatica contemporanea, in un dialogo tra la poesia visiva degli anni Sessanta e i grandi maestri del passato come Giotto e Piero della Francesca. I vetri colorati con immagini tratte da riviste e tv e le iconiche raffigurazioni della storia dell’arte creano associazioni che hanno messo l’artista al centro del dibattito sul nuovo femminismo e la comunicazione digitale.
Marcucci, infatti, non smette mai di rapportarsi e confrontarsi con la realtà che la circonda e nella produzione degli ultimi anni si dedica all’analisi dei meccanismi della comunicazione nel nuovo scenario creato dalla rivoluzione digitale, utilizzando, oltre alla tecnica del collage e al digitale, anche le immagini pubblicitarie, manipolando sapientemente i manifesti che tappezzano le periferie delle città.
«Simili ai miei sogni estatici sono le intenzioni provocatorie delle mie opere: il desiderio di comunicare, il desiderio di instaurare un filo ininterrompibile con gli altri, e nello stesso tempo, appunto, di provocare stupore, magari anche indignazione o scandalo; insomma, una specie di aut aut continua, una specie di continua rimessa in gioco, una sfida continua, il non darsi pace, il pungolo diurno e notturno. Questa è la condanna, la dannazione faustiana dell’arte?» (2005). Questo l’intento e questa la poetica di Marcucci, coerente e ribelle dagli inizi.
Si consiglia di consultare il sito dell’artista, per una biografia e una bibliografia critica, completa e aggiornata.