Lila De Nobili

Luogo di nascita: Lugano (Svizzera) 


Data di nascita: 3 settembre 1916


Luogo di morte: Parigi (Francia) 


Data di morte: 19 febbraio 2002

 

Ambito di attività: scenografia, costume, pittura, decorazione, illustrazione


Ambito geografico di appartenenza: Francia, Italia, Inghilterra Periodo: XX secolo (dagli anni ‘40)


Qualifica: scenografa, costumista, pittrice

 

 
 
Bibliografia
  • Crespi Morbio, Lila De Nobili alla Scala, catalogo della mostra (Milano, Teatro alla Scala, 2 ottobre - 2 dicembre 2002), a cura di Vittoria Crespi Morbio, Milano, Edizioni Teatro alla Scala, 2002.
  • Crespi Morbio, Lila De Nobili: teatro danza cinema, Amici della Scala, Milano, Grafiche Step, 2014.
  • D’Amico, Visconti: il teatro, catalogo della mostra (Reggio Emilia, Teatro municipale, 2 novembre 1977-2 gennaio 1978) a cura di Caterina D’Amico, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Municipale, 1977.
  • De Nobili, Marcel Vertès, un album, catalogo della mostra (Spoleto 25 giugno-16 luglio 1995), Ex Museo Civico, Spoleto, Edizioni Spoleto Festival, 1995.
  • Douma, An Encounter. Lila de Nobili - Yannis Tsarouchis, Atene, Benaki Museum & Yannis Tsarouchis, 2002.
  • Gastine, F. Simone, Gatti di Parigi e d'altrove. Lila De Nobili, Milano, Officina Libraria, 2018.
  • Gonzàlez-Palacios, Itinerario di Lila De Nobili, in Damiani, De Nobili, Tosi: scene e costumi: tre grandi artisti del XX secolo, catalogo della mostra (Roma, 27 gennaio - 2 aprile 2006) a cura di Richard Peduzzi, Roma, Dexia, 2005.
  • Lucchese, Artisti italiani. Lila De Nobili, in «La Fiera Letteraria», anno VI, n. 31, 5 agosto 1951, p. 8.
  • Marchini, Addio a Lila De Nobili: piccolo e geniale elfo della scenografia, in «L’Unità», 21 febbraio 2002, p. 23.
  • Mariani, A proposito di Lila De Nobili. Maga di luce e di colore, in «Amadeus», anno IV, n. 10, ottobre 1992, pp. 36-39.
  • Mariani, Un festival, due mondi, pochi pionieri, tanti ricordi. Spoleto 1958-1968, Perugia, Era Nuova, 2002.
  • Menotti, E. Genuizzi, Lila De nobili, Catalogo della mostra ( Spoleto, Ex Museo Civico 28 giugno – 14 luglio 2002) a cura di Francis Menotti e Emanuele Genuizzi, Bastia Umbra, Diemme Edizioni, 2002.
  • Rotovonony Pascale, Biografia e bibliografia di Lila De Nobili, in Damiani, De Nobili, Tosi: scene e costumi: tre grandi artisti del XX secolo, catalogo della mostra (Roma, 27 gennaio - 2 aprile 2006) a cura di Richard Peduzzi, Roma, Dexia, 2005.
  • Tirelli, Vestire i sogni: il lavoro, la vita, i segreti di un sarto teatrale, Milano, Feltrinelli, 1981.
 
Biografia

Lila De Nobili nasce nel 1916 a Lugano, in Svizzera. Suo padre è Prospero de Nobili, marchese di Vezzano, imprenditore e politico. Come giovane privilegiata ha la possibilità di spostarsi in più occasioni per raggiungere grandi città europee, Nizza, Parigi, Roma, Budapest, oltre che New York: saranno continui spostamenti che l’arricchiranno culturalmente ma che le impediranno di seguire studi continuativi.

A riconoscere le doti artistiche di Lila De Nobili è innanzitutto lo zio Marcel Vertès (fratello della madre Dola), noto illustratore di origine ebraico-ungherese, pittore, scenografo e costumista, che la incoraggerà a intraprendere la carriera artistica. Il contatto con Aristide Sartorio, amico di famiglia, la spingerà ad iscriversi all’Accademia delle Belle Arti di Via Ripetta a Roma, dove si diplomerà in Decorazione nel maggio 1939 con il maestro Ferruccio Ferrazzi.  

Dai primi anni Quaranta si avvicina al mondo della moda, collaborando come illustratrice alla rivista italiana Bellezza, diretta da Gio Ponti, mentre nel 1943 la famiglia De Nobili sarà costretta a rifugiarsi a Losanna per mettersi al riparo dalle persecuzioni razziali. Nel 1946, dopo l’improvvisa morte del padre, Lila De Nobili e la madre si trasferiscono a Parigi, nel quartiere di Saint-Germain, che non abbandonerà più. È lo stesso anno in cui, nella capitale francese, Marcel Vertès la introduce presso la rivista di moda Vogue dove si dedicherà alla realizzazione di illustrazioni e copertine: il suo stile libero, sintetico, talvolta malizioso e provocatorio è ben riconoscibile soprattutto in queste prime opere giovanili e ricorda ancora quello di Vertès, a cui lei si ispira e che ammira. È nello stesso periodo che, sempre tramite Vertès, le vengono presentate personalità di rilievo della cultura parigina tra cui spicca soprattutto Christian Bérard, colonna portante del teatro francese di quegli anni, pittore, scenografo, illustratore di moda per Vogue da cui eredita la prestante capacità di armonizzare e accordare toni e colori, luci e ombre, in un ricercato equilibrio estetico.

Dal 1947 Lila De Nobili stringe un forte rapporto professionale con il regista e attore Raymond Rouleau: in qualità di scenografa e costumista, realizzerà al suo fianco più di venti diversi spettacoli teatrali e un film, Les Sorcières de Salem (1957). Con lui condivide una grande abilità e interesse per l’illuminazione della scena, sviluppando la capacità di conferire alle sue scene interamente dipinte quell’idea di sogno e di vaghezza che costituirà la sua cifra stilistica. 

È il 1952 quando a rimanere affascinato dalle sue abilità scenografiche è anche un noto regista italiano, Luchino Visconti, venuto a Parigi al Théâtre de la Renaissance per assistere all’opera di prosa Anna Karenina, per la regia di Raymond Rouleau. Tempo dopo, nel 1954, la contatterà per la messa in scena di Come le foglie di Giuseppe Giacosa e per La Traviata di Giuseppe Verdi, portata in scena nel maggio 1955 al Teatro alla Scala e per cui Lila De Nobili firmerà scene e costumi. Questa Traviata viscontiana è entrata, leggendaria, nella storia della lirica italiana, per le scelte registiche, la forza canora e recitativa di Maria Callas e per l’ambientazione storica posticipata, su indicazione di Lila De Nobili, di circa quarant’anni rispetto a quella tradizionale (dunque dal 1840 al 1880 circa). De Nobili sarebbe ben presto stata definita una vera esperta dell’ambientazione fin de siècle, sebbene tra le numerose produzioni cui prende parte come scenografa e costumista, quasi sessanta in venticinque anni, vi siano ovviamente opere di ambientazione ed epoche diverse, da Shakespeare a Tennessee Williams, da Rostand a Giraudoux.

A legarla a Luchino Visconti è in particolare l’attenzione per la rappresentazione dell’autentico, raggiunta attraverso un attento studio filologico. È anche con Umberto Tirelli (fondatore della storica Sartoria Tirelli di Roma, collezionista di abiti d’epoca, costumista, storico del costume) e Piero Tosi che condivide questo tipo di valori: con loro frequenta il famoso Mercato delle Pulci di Parigi, dove è ancora possibile recuperare abiti antichi in condizioni tanto buone da essere studiati, in nome della cosiddetta “archeologia della moda”, o anche per essere portati, talvolta, direttamente sulla scena.

Parigi è anche la città in cui ha modo di venire in contatto con personalità artistiche di fama internazionale  tra cui Filippo De Pisis, da cui riceve alcuni consigli, e Leonor Fini, che la introdurrà alla Galleria Heyrène, in quella sola occasione in cui esporrà le sue opere nel 1951: un’esperienza che accentuerà in lei l’insofferenza per il mercato dell’arte e l’ostilità per la visibilità.

Alla fine degli anni Sessanta conosce Yannis Tsarouchis, pittore e scenografo greco ben noto a Parigi. Con lui stringerà una forte amicizia da cui nascerà una stretta collaborazione artistica e un intenso scambio. Insieme aprono una piccola scuola di disegno, l’Académie, aperta ai giovani artisti. Sono gli anni in cui De Nobili abbandona man mano l’attività di teatro e si dedica sempre più allo studio della pittura: continua a ritrarre scene di città, momenti della vita quotidiana e i numerosi gatti randagi che ospita nella sua piccola e caotica mansarda in cui abita ormai dal 1961. Ogni occasione per lei è buona per studiare l’arte del disegno e della pittura dimostrando in particolare una grande maestria e ricerca del colore e della luce.

Negli anni della sua attività teatrale De Nobili viene apprezzata dai più noti registi del XX secolo: oltre al già citato Visconti, con cui lavora anche alla sua ultima regia lirica, Manon Lescaut (1973), per la regia di Zeffirelli firma Mignon (1958), Aida (1963) e Rigoletto (1964) A contatto con Gian Carlo Menotti, in cinque diverse occasioni, partecipa come scenografa e costumista al Festival dei Due Mondi di Spoleto a partire dalla prima edizione nel 1958 fino al 1973. In Inghilterra, presso lo Shakespeare Memorial Theatre di Stratford-upon-Avon, prepara scene e costumi di numerose opere shakespeariane per la regia di Peter Hall. Nella sua vita si dedica anche alla realizzazione di illustrazioni per libri e raccolte, oltre che alla decorazione di case private. Gli ultimi decenni li trascorre insegnando, studiando nuove tecniche pittoriche e decorative, partecipando agli avvenimenti socio-politici della sua città e rimanendo in stretto e vivo contatto con amici e allievi.

Si spegne il 19 febbraio del 2002.

 

A cura di Irene Baldeschi