L’anno scorso le donne iscritte ai Centri per l’impiego in stato di disoccupazione sono state oltre la metà del totale (51 mila su circa 93 mila persone) di cui un terzo straniere, provenienti principalmente da Romania e paesi dell’Est e Marocco.
Sono questi alcuni dei dati emersi da un focus specifico sull’occupazione femminile in provincia dopo la presentazione, nelle scorse settimane, del rapporto sulle condizioni del mercato del lavoro e dei dati sull'imprenditoria femminile diffusi da Provincia e Camera di Commercio di Bologna.
Significativi i dati riguardanti il titolo di studio: il 15% è in possesso di una laurea e il 36% di diploma di istruzione secondaria. Gli avviamenti femminili al lavoro sempre nel 2013 sono stati 50 mila su un totale di 106 mila, con un 40% di avviamenti a tempo parziale.
A fronte della crisi nel periodo 2009-2013 le imprese complessivamente sono lievemente diminuite mentre quelle femminili hanno avuto una tenuta maggiore, con un trend positivo per esempio nel commercio e nel settore manifatturiero. Nel 2013 le imprese femminili hanno rappresentato il 21,4% di quelle complessive (20.709 su 96.766).
Nell’attuale contesto del mercato del lavoro e di crisi economica le discriminazioni si abbattono maggiormente sul mondo femminile: nel triennio 2010-2013 lo sportello gratuito di incontro con utentiper il supporto e la verifica di presunti casi di discriminazione sul luogo di lavoro attivato dalle Consigliere di Parità della provincia di Bologna ha gestito 126 casi con un aumento del 67% rispetto al 2007-2010. Ha fornito oltre 500 ore di consulenza gratuita con una media di 35 contatti mensili via mail e telefono.
Dei 32 casi aperti l’anno scorso (+ 55% rispetto al 2012) il 95% ha riguardato donne, l’84% donne con figli (discriminazioni dirette a seguito di maternità), il 40% casi di mobbing e vessazioni. Tutti i casi gestiti hanno visto la risoluzione per via conciliativa, o tramite azione in giudizio, della problematica presentata. Tutte le cause attivate, con patrocinio gratuito e coperture spese da parte dell’ufficio, sono stati vinte o chiuse a favore della lavoratrice con accordo stragiudiziale fra le parti.
La testimonianza di donne impegnate sul tema del lavoro femminile, da AIDDA all’associazione Soroptimist, ha evidenziato come il tema della conciliazione sia principalmente femminile e la difficoltà per le imprese di aprirsi alla flessibilità.
La creazione di una rete fra rappresentanti dell’industria, imprenditori, associazioni e istituzioni può rafforzare l’esigenza di avviare un processo di cambiamento, adeguamento e innovazione necessari in un momento in cui la ripresa economica sarà lenta.