Fabbri Adriana

Varianti del nome: Adriana Bisi Fabbri, Adrì


Luogo di nascita: Ferrara


Data di nascita: 1° settembre 1881


Luogo di morte: Travedona Monate


Data di morte: 29 maggio 1918

 

Ambito di attività: pittura, illustrazione


Qualifica: Pittrice - Caricaturista

 

Periodo: XX secolo (prima metà del '900)

 

 
 
Bibliografia

- Térésah (C. T. Ubertis), Personalità artistiche femminili. Adriana Bisi Fabbri, in «La donna», anno VIII, n. 178, 20 maggio 1912, Torino (leggi qui)

- G. Damerini, L’ottava mostra giovanile d’arte a Ca’ Pesaro. Dalla mostra di Felice Casorati a quella dei postimpressionisti, in «Gazzetta di Venezia», 18 maggio 1913

- L. Ramo, Adriana Bisi-Fabbri, in «La Freddura», anno II, n. 9, 15 aprile 1914, Milano

- Arros (A. Rossato), La vita degli sconosciuti - Adrì, in «Il Popolo d’Italia», 7 giugno 1918, Milano

- Adriana Bisi Fabbri (Adrì), in «il Mondo. Rivista settimanale illustrata per tutti», anno IV, n. 25, 9 giungo 1918, Sonzogno, Milano

- A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Luigi Patuzzi Editore, Milano 1962

- Nuove Tendenze. Milano e l’altro Futurismo, catalogo della mostra al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, gennaio-marzo 1980, Electa, Milano 1980

- S. De Guzzis, Fabbri Adriana, in «Dizionario Biografico degli Italiani», vol. 43, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma 1993 (leggi qui)

- L. Sansone, Adriana Bisi Fabbri: donna e artista moderna, in V. Baradel (a cura di), Boccioni prefuturista. Gli anni di Padova, catalogo della mostra alla Galleria Cavour di Padova, 31 ottobre 2007 – 27 gennaio 2008, Skira, Milano 2007

- L. Sansone (a cura di), Adriana Bisi Fabbri (1881-1918), catalogo della mostra al Museo della Permanente di Milano, 3 maggio 2007 – 17 giugno 2007, Mazzotta, Milano 2007

- B. Ricci, «Le creature dell’anima»: Adriana Bisi Fabbri (1881 – 1918), in «Fillide. Il sublime rovesciato: comico umorismo e affini», n. 17, ottobre 2018 (leggi qui)

- G. Ginex, D. Giacon (a cura di), “L’intelligenza non ha sesso”. Adriana Bisi Fabbri e la rete delle arti. 1900-1918, catalogo della mostra al Museo del Novecento di Milano, 3 dicembre 2019 – 8 marzo 2020, Electa, Milano 2019

- C. Morganti, Nel segno del liberty. I disegni umoristici di Adriana Bisi Fabbri dal 1911 al 1914, in «Grafica d'arte. Rivista di storia dell'incisione antica e moderna e storia del disegno», n. 124, ottobre-dicembre 2020, Artes, Milano

V. Palumbo, Adriana Bisi-Fabbri: il segno dell’ironia, in «Corriere della Sera», 27 gennaio 2020 (leggi qui)

- G. Ginex, Adriana Bisi Fabbri, in «Enciclopedia delle donne», 2021 (leggi qui)

 

 
Biografia

Adriana Fabbri nasce nel 1881 a Ferrara e proviene da una famiglia di artisti: lo zio materno, Alessandro Mantovani (1814-1892), è pittore e decoratore attivo alla corte papale, e sua figlia, Rosina Mantovani Gutti (1851-1943), è pittrice a Parigi, dove è nota per i suoi ritratti

Adriana Fabbri manifesta fin da giovane un talento straordinario per il disegno e nel 1900, a soli 19 anni, realizza i suoi primi disegni documentati, rivelando una forte inclinazione per le arti.

L’anno seguente, a seguito di un tracollo finanziario del padre, lascia la città natale e si trasferisce a Padova, ospite della zia Cecilia Forlani, madre del noto pittore e scultore futurista Umberto Boccioni (1882-1916). La zia Cecilia e sua figlia Amelia le insegnano il mestiere di sarta e ben presto è assunta dalla ditta Michele Zuckermann come ricamatrice. Nelle ore serali e nelle pause lavorative però coltiva la sua passione, studia i maestri, frequenta le mostre e si esercita nel disegno, apprezzato e commentato il 4 ottobre 1904 come «lodevolissimi e di lieta promessa» da Giovanni Fattori (1825-1908), pittore e incisore, allora professore di Belle Arti a Firenze.

Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno 1904, Adriana Fabbri conosce Giannetto Bisi, studente alla Scuola di Farmacia di Ferrara, con il sogno di dedicarsi alla carriera letteraria, sua unica e vera passione. I due iniziano a frequentarsi e l’anno seguente i loro incontri si fanno sempre più frequenti e appassionati. Credono molto l’uno nell’altra, si sostengono e si spronano a vicenda nel loro intento di diventare artisti. Nel 1907 i due si sposeranno e dal loro matrimonio nasceranno due figli

Nel 1905 due eventi condizionano la pittura di Adriana Fabbri: a settembre la visita alla Biennale di Venezia dove rimane colpita soprattutto dalle opere di Gaetano Previati (1852- 1920) e a fine ottobre il trasferimento a Milano dove lavora come sarta ma concede ogni attimo libero all’arte e alla visita degli studi di altri artisti come Filippo Carcano, Gaetano Previati, Giuseppe Mentessi e Luigi Conconi. Ora nei suoi dipinti compaiono varie influenze, da quella della pittura lombarda simbolista a quella espressionista, segnata dalle coeve esperienze d’oltralpe. Non manca poi il fascino per la grande novità artistica del periodo, il Futurismo, cui aderisce.

Esordisce nel marzo 1906 a una collettiva della Società di Belle Arti di Verona e due anni dopo, a febbraio, Adriana, ora Bisi Fabbri, espone alla Mostra dei bozzetti del Circolo Artistico di Bergamo; a maggio, alla Seconda Esposizione Quadriennale di Belle Arti della Società Promotrice delle Belle Arti di Torino; a luglio, all’Esposizione del bianco e nero del Circolo Artistico di Bergamo. Nell’agosto del 1910 è presente alla Mostra Triennale dell’Accademia Carrara di Bergamo e alla Mostra di bozzetti, acquerelli e fotografie della Società Incoraggiamento Arti e Mestieri di Vicenza. A dicembre, espone tre pastelli a carattere caricaturale alla Prima Esposizione Internazionale Femminile di Belle Arti di Torino organizzata dalla rivista “La donna”. Térésah, pseudonimo della scrittrice Corinna Teresa Ubertis ne scrive nel numero 178 della rivista: «Adriana Bisi Fabbri è, per due rispetti, una sognatrice dell'arte sua: rispetto a sè, al proprio fervore, al suo magnifico ardimento ed alla costanza, alla tenacia, alla forza colle quali questa indefessa lavoratrice afferra a due mani il suo sogno e lo costringe a materiarsi nelle più varie e disparate realtà; rispetto all'arte che, talvolta, nella sua essenza perfetta, la precede ancora (…). Si è scritto che Adriana Bisi Fabbri cerca la sua via: è naturale; ella lavora da appena cinque anni, e già i suoi tentativi non si contano. Colla rapidità delia sua ascesa, ella avrebbe potuto fermarsi ad un genere che le fosse più d’ogni altro riuscito facile (…). Ma la nostra è una studiosa, una irrequieta, un’ambiziosa: tutto la ferma, tutto la interessa, tutto la seduce»

Nel 1911 esordisce sulla scena internazionale partecipando a Venezia all’Esposizione dell’Opera Bevilacqua La Masa di Ca’ Pesaro – è l’unica donna a essere invitata. Le sue opere non passano inosservate: «siamo tra i ribelli alla pittura convenzionale o tra i creatori di una nuova convenzione pittorica [...] la signora Bisi Fabbri con una serie di maschere violente nella colorazione monocroma e caricaturali nell’espressione [...] si può ben affermare la consuetudine della singolare pittrice dall’opera della quale pare siano volutamente escluse le notazioni femminili» , commenta il giornalista Gino Damerini.

Nel giugno dello stesso anno, partecipa a “Frigidarium”, esposizione internazionale di arte umoristica allestita a Rivoli, dove si aggiudica una medaglia di bronzo per le sue caricature sulle donne. Il mese seguente ottiene anche il Gran Premio e la medaglia d’oro all’Esposizione dei Prodotti della Val Brembana, dove espone nella sezione artistica industriale nazionale.

Nonostante la mancanza di formazione accademica, Adriana Bisi Fabbri sviluppa una consapevolezza profonda di sé e del suo talento, riceve numerosi riconoscimenti e nel dicembre 1911 inaugura al Lyceum Club di Roma la sua prima mostra personale, seguita da una seconda al Lyceum Club di Firenze.

La sua arte è graffiante, ironica e dissacrante, ma anche profonda, attenta e intelligente. Il suo stile coglie la finezza dei simbolisti, l’arroganza dei futuristi e la modernità degli espressionisti, anticipando anche le note caratteriste della Nuova Oggettività tedesca. «La sua vena creativa è rivolta all’ironia, alla satira, alla caricatura e autocaricatura, espressioni di libertà allora impedite alle donne»

Benché gravemente malata, non interrompe la sua ormai avviata attività artistica e diverse sono le sue partecipazioni a collettive in tutta Italia. Ora riconosciuta come abile caricaturista e vignettista satirica è invitata a diverse manifestazioni di arte umoristica come l’Esposizione d’Arte umoristica di Bergamo per la quale disegna anche la cartolina e il manifesto e la mostra “La donna nella caricatura” nell’ambito della II Esposizione Internazionale Femminile di Belle Arti di Torino, entrambe del 1913.

Scrive la curatrice Giovanna Ginex sui tratti distintivi, umorismo, satira e caricatura, di Bisi Fabbri: «La caricatura (…) è un genere in cui Adriana eccelle, raggiungendo nei brevi anni che la separano dalla morte prematura un livello d’eccellenza – unica tra le donne artiste, in Italia – che le è subito riconosciuto dai pochi osservatori e critici consapevoli del ruolo centrale dell’umorismo e del comico nelle arti d’inizio secolo»

Durante la Prima guerra mondiale, collabora come vignettista al quotidiano fondato e diretto da Benito Mussolini, “Il Popolo d’Italia”, di cui la pittrice condivide la linea interventista e nel 1914, si unisce a Nuove Tendenze e partecipa alla Prima esposizione d’arte del gruppo inaugurata a Milano nella sede della Famiglia Artistica.

All’inizio del 1917 la pittrice espone alla Mostra d’arte femminile allestita nella sede del Lyceum Club di Milano e nel corso dell’anno, stretta tra le precarie condizioni economiche della famiglia e la malattia in rapido peggioramento, si dedica anche al disegno di figurini di moda per diverse testate. A marzo espone alla Mostra dei Giocattoli organizzata dai giovani Roberto Longhi e Raffaello Giolli nella sede del Lyceum Club di Milano.

Non interrompe l’esecuzione delle sue miniature, sempre richieste dal mercato, e anche di qualche ritratto di committenza privilegiata e nel 1918, ignorando lo stato di salute dell’artista, Manlio Morgagni, amministratore de “Il Popolo d’Italia”, le chiede a nome di Mussolini di riprendere la collaborazione al giornale, interrotta nel gennaio del 1916. Il 25 maggio Adriana Bisi Fabbri si trasferisce a Travedona, ma dopo soli quattro giorni muore di tisi.

Nel secondo dopoguerra Enrico Gianeri, uno dei massimi storici della caricatura e della grafica, oltre che giornalista, disegnatore e caricaturista ha tracciato un profilo dell’artista e ne ha sottolineato la personalità forte: «Adrì – era questo il suo pseudonimo – si logorava tra cavalletto e fornelli, tra tubetti e intingoli, benché minata da un subdolo male. Fu la prima donna che adottò i calzoni in Italia, non per civetteria ma per comodità, e per le stesse ragioni si recise con una sforbiciata le magnifiche e ribelli chiome nere che le cadevano continuamente sugli occhi»