Luogo di nascita: Bologna
Data di nascita: 1964
Ambito di attività: scultura – installazioni – videoarte
Ambito geografico di appartenenza: centro Italia (Bologna)
Qualifica: Artista
Periodo: XX e XXI secolo
- R. Barilli, Caramelle e concetti di Mezzaqui, in «Quadri e Sculture», n. 30, marzo-aprile 1998
- A. Pioselli, Sabrine, in «Flash Art», n. 211, estate 1998
- V. Tassinari, D'arte e d'artificio, catalogo della mostra allo Spazio Aperto-Galleria d'Arte Moderna di Bologna, 9 settembre - 4 ottobre 1998
- A. Pioselli, Sabrina Mezzaqui - Massimo Minini, in «Flash Art», n. 217, estate 1999
- F. Pasini, Sabrina Mezzaqui, in «Artforum», gennaio 1999
- G. Molinari, Imola - Sabrina Mezzaqui - Sabrina Torelli, in «Flash Art», n. 226, febbraio-marzo 2001
- R. Daoli, Pensieri in sottofondo, pieghevole pubblicato in occasione della mostra al Palazzo Tozzoni di Imola, 26 novembre 2000 - 7 gennaio 2001
- C. Christov-Bakargiev, R. Daolio, P. Doroshenko, F. Pasini, Sabrina Mezzaqui, catalogo della mostra alla Galleria Continua di San Gimignano e alla Galleria Massimo Minini di Brescia, Gli Ori, Siena 2001
- G. Scardi, Sabrina Mezzaqui - Minini, Brescia, in «Flash Art», n. 231, dicembre 2001-gennaio 2002.
- F. Basile, Un’isola per raccontare l’arte, in «Il Resto del Carlino», 16 febbraio 2002, Bologna
- E. Fulco, Sabrina Mezzaqui - Viafarini, Milano, in «Flash Art», n. 238, febbraio-marzo 2003
- V. Dehò, Sabrina Mezzaqui, in «Juliet», n. 116, febbraio 2004
- M. Gualtieri, S. Mezzaqui, E. Volpato, C’è un tempo, catalogo della mostra alla Galleria Civica d'Arte Moderna di Torino, 2006-2007, Hopefulmonster, Torino 2006
- N. Cobolli Gigli, Scritture in forma, in «Arte», n. 389, gennaio 2006
- L. Giusti, Mezzaqui - Galleria, in «Arte e Critica», n. 45, gennaio-marzo 2006
- C. Canali, Sabrina Mezzaqui - Massimo Minini, in «Flash Art», n. 259, agosto-settembre 2006
- A. Tecce, Come acqua nell’acqua, catalogo della mostra al Castel Sant’Elmo di Napoli, 16 dicembre 2007 - 3 febbraio 2008, Electa, Napoli 2007
- E. Crispolti, Inchiesta sull’arte - quattro domande a cinque generazioni di artisti italiani, Electa, Milano 2008
- M. L. Prete, Lo spazio dietro le parole, in «Inside Art», n.61/7, gennaio 2010
- A. Redaelli, Mezzaqui. Le mille e una forma della parola, «Arte», n. 438, febbraio 2010
- S. Ferrari, S. Goldoni, C. Stefani, La realtà non è forte. Opere di Sabrina Mezzaqui, catalogo della mostra alla Sala Gandini del Museo Civico d’Arte-Palazzo dei Musei di Modena, 2010-2011
- E. Longari, Sabrina Mezzaqui, in «Academy of Fine Arts», n. 8, maggio 2011
- Ciò che la primavera fa con i ciliegi, catalogo della mostra alla Galleria Continua di San Gimignano, 2011
- G. Guglielmino, Sabrina Mezzaqui. The Dormancy of the seed, catalogo della mostra al Bengala Art Lounge di Dhaka, 3-22 novembre 2012
- S. Mezzaqui, L’ombra delle cose (lettere da Pantelleria ottobre 1998 - gennaio 1999), L’Obliquo, Brescia 2012
- D. Trincia, Sabrina Mezzaqui: arte visiva e tanti libri, in «Art a Part of Cult/ure», marzo 2012, p. 225 (leggi qui)
- R. Dedola, Incollare mondi, cucire parole, ETS, Pisa 2014
- M. Utili, C. Colli, A. Tecce, Appello ai meditanti, catalogo della mostra alla Galleria Nazionale-Palazzo della Pilotta di Parma, 11 aprile - 29 giugno 2014
- E. Prati, Sabrina Mezzaqui. Appello ai meditanti, in «TalkingArt - Voci del contemporaneo», 4 giugno 2014 (guarda qui)
- R. Quattrone, Ripensare la cultura attraverso l’arte. Un’intervista a Sabrina Mezzaqui, in «Wall Street International», 15 aprile 2015 (leggi qui)
- V. Merola, Versus. Il dibattito fra materia e concetto, intervista a Sabrina Mezzaqui e Giovanni Frangi, in «Artribune», marzo 2017 (leggi qui)
- Sabrina Mezzaqui. Autobiografia del rosso, pieghevole pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Continua di San Gimignano, 2017-2018
- A. Alliata Nobili, Sabrina Mezzaqui, l’armonia degli opposti, in «ArTalkers», 4 settembre 2018 (leggi qui)
- M. Dacci, La vita materiale. Otto stanze, otto storie, catalogo della mostra al Palazzo da Mosto di Reggio Emilia, 17 novembre 2018 - 3 marzo 2019, Gli ori, Pistoia 2019
- M. Pozzati, L’abilità di mutare con le circostanze, testo pubblicato in occasione dell’installazione all’Oratorio San Filippo Neri - Fondazione del Monte, in collaborazione con Galleria Continua, ART CITY Bologna 2021
Sabrina Mezzaqui nasce a Bologna nel 1964 e oggi vive e lavora a Marzabotto, nella stessa casa in cui è cresciuta. Nel 1985 si diploma all’Istituto Statale d’Arte di Bologna e successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti della stessa città, dove nel 1993 ottiene il diploma in pittura.
In Accademia segue le lezioni dell’artista Alberto Garutti, uno degli incontri tra i più importanti per la sua crescita artistica. Garutti infatti non è fondamentale solo per lo sviluppo del percorso formativo di Mezzaqui ma anche per l’avviamento di importanti rapporti, tra i quali quello con la galleria Massimo Minini. Durante una mostra di fine anno all’Accademia, il gallerista bresciano, invitato dall’artista, rimane particolarmente stupito dall’installazione-performance Baci Perugina (1993) di Mezzaqui e in questa occasione in lei matura il desiderio di collaborare con il gallerista che persegue con grande determinazione. Dopo il diploma pensa quindi a un’opera dedicata proprio a Minini e volta ad attirare la sua attenzione. Cento di questi giorni (1996-97) è il nome dell’azione progettata da Mezzaqui: cento lettere che l’artista colora, numera e spedisce alla galleria di Brescia e che riusciranno nell’impresa di stupire Minini, creando così le basi di un rapporto tutt’oggi attivo tra i due.
Le prime mostre personali dell’artista si svolgono a Bologna nella Galleria Graffio per tre anni consecutivi, tra il 1996 e il 1998. Nel frattempo, le sue opere sono esposte anche all’interno di mostre collettive come “Aperto ’95 – Out of Order” alla GAM di Bologna (1995), “Aperto ’97” al Trevi Flash Art Museum di Trevi (1997) e “Officina Italia. Rete Emilia-Romagna”, curata da Renato Barilli (1997). Seguono le personali con le due gallerie che ancora accompagnano Sabrina Mezzaqui, riferimenti ufficiali per il suo lavoro: la mostra “Messaggi inviati” del 1999 presso la già citata Galleria Massimo Minini di Brescia e la mostra “Carezze” del 2001 alla Galleria Continua di San Gimignano.
Sabrina Mezzaqui ha sperimentato fin dall’inizio della sua carriera diverse tecniche, dal disegno alle installazioni, dal video alla fotografia, spesso fondendole ad amplificare la potenza dell’opera. Scrive Renato Barilli: «Sabrina Mezzaqui rientra in una condizione larga che si potrebbe riportare a un post-concettuale, che mentre sa valersi molto bene di mezzi artistici estranei alla tradizione, pronti a sfruttare l’ausilio dei nuovi media, non manca però di fare sorprendenti incursioni nella vivacità di valori genuini, scoperti per vie inusitate. In questo senso la nostra artista fa ricorso a una serie larga e sfuggente di media, tutti all’insegna della finezza, della sorpresa, della meraviglia, in un continuo rinvio tra il micro e il macro. Conquiste affidate a ricami in punta di pennello, o invece a raccolte minuziose di oggetti, che a loro volta possono essere carichi di memorie, o invece appartenere a una semplice quotidianità, che però a questo modo ottiene un pieno riscatto.» (2022).
Costante nei suoi lavori è la materializzazione dello scorrere del tempo attraverso la ripetizione mantrica di semplici ed esili gesti manuali dalle sembianze antiche e ancestrali. Piegare la carta, disegnare motivi, ricamare e comporre: sono queste le azioni che l’artista ripete pazientemente per ore, con gentilezza e rispetto per la lentezza naturale dei momenti. Allo stesso modo, anche i suoi video raccontano di tempi lenti, registrando variazioni di luce o semplici fenomeni naturali. La scrittura poi, in forma di brevi testi, memorie, riferimenti letterari, libri rimaneggiati, è una presenza assidua nella ricerca visiva di Mezzaqui, che accoglie con serietà e umiltà. Dice: «Uso la scrittura, mia e altrui, come strumento di meditazione, descrizione, progettazione. La scrittura e la lettura sono pratiche con cui nutro la mia vita e il mio lavoro. Un’altra è camminare. Sono modi per ordinare il vortice dei pensieri, focalizzare l’attenzione, favorire una certa coerenza, cercare la verità, osservare, studiare, imparare, lasciare andare.» (2022).
Da molti anni il lavoro dell’artista è contraddistinto da questo processo riflessivo che trova molte affinità con la meditazione, la cui lentezza diventa una strategia per opporsi a una cultura frenetica. Questa disciplina richiede appunto gesti precisi, lenti e ripetuti, in cui il fare vuol dire costruire e decostruire, con delicatezza e pazienza. «Pazienza: i tempi delle cose sono molto delicati e, nel tempo, risultano a loro modo perfetti», pronuncia un appunto dell’artista riportato nel catalogo della mostra Sabrina Mezzaqui. C’è un tempo (TGAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, 2006/2007).
Entrando nello spazio di Mezzaqui e osservandola posizionare con cura dei piccoli pezzi di rame a formare un mandala, ad esempio, il tempo sembra sospendersi in contemplazione di un atto creativo arcano e arcaico. È un esercizio di pazienza il suo che amplifica la lentezza ed eleva il tempo, una forma meditativa appunto che passa attraverso il corpo e la ripetizione ciclica di gesti genuini e sapienti. Tuttavia, nelle sue opere non sono solo i gesti a essere semplici ma anche i materiali che, di uso comune o di recupero, trovano nello spettatore una corrispondenza reale – cartoline, biglietti da visita, carte dei cioccolatini: «A volte cerco proprio di sottolineare questa preziosità dell’oggetto», confessa nel 2010 in un’intervista.
La carta, uno dei materiali che predilige, è tagliata, piegata, disegnata e manipolata, dando forma al suo amore per la parola, espressa attraverso l’intervento sull’oggetto libro e la citazione di opere scritte. Con i lavori su carta promuove fortemente la funzione etica svolta dalla poesia e dall’arte, esaltando la scrittura e il valore simbolico della parola, forma visiva di ascolto. Dice: «La carta, in effetti, è un sovrapporsi di significati. Le parole parlano e c’erano già prima di noi. Hanno un’eco potentissima. Usare la carta ha un significato ambivalente: è vero che compio dei gesti che valorizzano la parola, ma allo stesso tempo è un supporto molto fragile, molto precario ed entrambe, carta e parola, mi affascinano.» (2012).
Speciale nella poetica di Mezzaqui è il coinvolgimento di altre anime e di altri corpi che con lei creano: «Il mio lavoro è fatto di tante persone, sia visibili (scrittori, poeti, …), sia invisibili (tutte le persone con cui collaboro alla realizzazione delle opere). A volte lavorando mi chiedo perché l’ideazione e la progettazione abbiano più importanza della realizzazione materiale. Mi avvalgo della collaborazione di amiche ed amici che tagliano, piegano, ricamano, montano, allestiscono, ricalcano, lavorano a maglia, cuciono molto meglio di me. Senza la loro perfezione manuale molti miei lavori non esisterebbero. C’è una fase del lavoro, quella dell’ideazione, che sì ha bisogno di solitudine e silenzio, ma poi la realizzazione, per quello che riguarda la maggior parte delle “mie” opere, necessita del tempo, dell’attenzione e delle capacità di altre persone. Spesso si respira una tranquillità allegra nel lavorare insieme, una strana forma di confidenza.» (2011). Così Sabrina Mezzaqui racconta a Elisabetta Longari del “tavolo di lavoro di Marzabotto”, vero e proprio laboratorio artistico in continua evoluzione, che si riunisce da anni a casa dell’artista, in cui tante mani laboriose si confidano e condividono una modalità di lavoro basata su lentezza, pazienza, ripetizione, semplicità e silenzio. Modalità che permette l’affiorare della bellezza in gesti minuti come tagliare, piegare, tratteggiare, infilare.
Sabrina Mezzaqui ha esposto in numerosi spazi pubblici e centri culturali italiani come la GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna di Torino, il Maxxi di Roma, il Castel Sant’Elmo di Napoli, il Palazzo delle Papesse di Siena, il Museion di Bolzano, lo Spazio Aperto-GAM di Bologna, il ViaFarini e Care of di Milano e la Galleria Graffio di Bologna. Attiva è anche la sua partecipazione alle iniziative internazionali: tra i tanti espone al PS1 di New York, al INOVA di Milwaukee, al Musée Art Modern di Saint-Etienne, al One Severn Street di Birmingham, al Raid Projects Gallery di Los Angeles, all’Istituto Italiano di Cultura – MOCA di Buenos Aires e al Bengal Art Lounge di Dhaka in Bangladesh.
Il 17 novembre 2022, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, ha ricevuto il Premio Alinovi Daolio, conferitole all’unanimità dalla giuria composta da Renato Barilli, Silvia Grandi, Fulvio Irace, Loredana Parmesani e Jacopo Quadri.
Si consiglia di consultare il sito dell’artista, il sito della Galleria Massimo Minini di Brescia e il sito della Galleria Continua di San Gimignano , per una biografia e una bibliografia critica, completa e aggiornata.