Varianti del nome: Giuseppina Anselmi Faina
Luogo di nascita: Torino
Data di nascita: 17 novembre 1818
Luogo di morte: Firenze
Data di morte: 8 marzo 1872
Ambito di attività: pittura
Qualifica: Pittrice
Periodo: XIX secolo (prima metà dell’800)
- A. Stella, Pittura e scultura in Piemonte. 1842-1891, catalogo cronografico illustrato della Esposizione Retrospettiva 1892, Torino 1893 (leggi qui)
- Mostra del centenario della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino. 1842-1942, catalogo della mostra del 1952 a Palazzo del Valentino di Torino
- A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei pittori, disegnatori e incisori italiani moderni e contemporanei, Luigi Patuzzi Editore, Milano 1962
- G. L. Marini, Dizionario dei pittori piemontesi dell’Ottocento, AsArte, Torino 2013
- M. L. Reviglio Della Veneria, Recherche sui pittori di famiglia. Artisti della nobiltà tra XIX e XX secolo, Mediares, Torino 2014
- L. Montecchi, Giuseppina Anselmi Faina. Una pittrice dell'Ottocento tra Piemonte e Umbria, Ceccarelli, Acquapendente 2016
Giuseppina Anselmi nasce nel 1818 a Torino. Il padre, Giuseppe Anselmi, ricopriva un ruolo di rilievo alla corte dei Savoia, distinguendosi per la sua cultura e la sua passione per l'arte. Ben presto, avvia la figlia allo studio del disegno e della pittura, prima sotto la guida di Lorenzo Metalli (1808-1847), poi nello studio di Giovan Battista Biscarra (1790-1851), primo pittore di corte e direttore dell’Accademia Albertina.
Nel 1832, all'età di soli 14 anni, Anselmi esordisce alla seconda pubblica Esposizione di Torino, tenutasi nelle sale del Castello del Valentino. In questa occasione presenta una copia a matita del dipinto di Sebastiano Conca (1680-1764), “Gesù bambino dormiente”. Ottenuto un certo riconoscimento, nel 1841, su commissione di re Carlo Alberto, crea due opere per la rinnovata Galleria del Daniel situata nel Palazzo Reale di Torino. L'anno seguente si distingue alla prima edizione dell’Esposizione della Società Promotrice di Belle Arti di Torino, dove espone il ritratto a matita di Giuseppe Baretti e quattro dipinti a olio, uno dei quali, “Tre ragazzi che si divertono all'altalena”, fu tra i 34 quadri acquistati dalla Società. L’opera riscuoterà un successo tale da essere tradotta in litografia e in incisione e ogni socio ne ricevette poi una come ricordo dell’esposizione. Nel 1892 alla Retrospettiva per il Cinquantenario della Società Promotrice, l’artista fu rappresentata da quattro opere, tra cui il citato dipinto e tre ritratti.
Tra il maggio e il giugno del 1842, l’artista intraprende un viaggio di perfezionamento che la conduce prima a Firenze e successivamente a Roma. Qui visita gli studi di alcuni dei più importanti pittori e scultori dell'epoca, tra cui Vincenzo Camuccini, Pietro Tenerani, Luigi Cauda, Luigi Canina, Luigi Fioroni, Bertel Thorwaldsen, Natale Carta e Fedele Bruni.
È una stagione dedicata alla produzione quella romana, durante la quale Giuseppina Anselmi realizza principalmente ritratti, apprezzati per il «pregio artistico e somma rassomiglianza»2 , e dipinti di soggetto sacro. Ai giudizi positivi seguono la nomina di “accademica di merito” dall’Accademia dei Virtuosi al Pantheon e più tardi una analoga anche dalle Accademie di Belle Arti di Firenze e Perugia.
Nel 1843, sposa il conte Claudio Faina di San Venanzo, dove si trasferirà. Nostalgica e abituata ai salotti di Torino, Roma e Firenze, dà vita a un salotto artistico frequentato da intellettuali e pittori orvietani e perugini. Tra il 1844 e il 1851, nascono Clelia, Eugenio e Gemma ma, ciò nonostante, Giuseppina Anselmi non abbandona la sua passione per la pittura e invia le sue opere alle esposizioni di Torino, partecipando alle edizioni del 1844, 1845 e 1847, oltre a quelle di Perugia del 1848 e del 1855.
Seguono poi anni segnati da sfide personali: la sua salute inizia a declinare, il figlio Eugenio si arruola tra i volontari di Giuseppe Garibaldi durante la Terza Guerra d'Indipendenza, la figlia Gemma muore e il rapporto con il marito si deteriora.
Giuseppina Anselmi attraversa una profonda crisi personale e artistica e, nella speranza di ritrovare se stessa, intraprende con la figlia Clelia un viaggio nell'Italia settentrionale, alla riscoperta dei luoghi della sua infanzia. I giorni lontana da casa saranno fondamentali per l’artista che, a Cannobio, sul Lago Maggiore, riprenderà colori e pennelli e tornerà a dedicarsi alla pittura.
Giuseppina Anselmi ritrova la sua passione per l’arte e trascorre prolungati periodi a Firenze e Roma. Nel 1871, partecipa alla prima Esposizione Nazionale dei Lavori Femminili a Firenze, presentando due nuovi ritratti che riscossero grande successo e riconoscimento: uno raffigurante la principessa Maria Bonaparte Valentini e l'altro Emma Marignoli.
Tuttavia, nei primi mesi del 1872, la sua già delicata salute si deteriora ulteriormente, spingendola a recarsi a Firenze per ulteriori valutazioni mediche dove morirà nello stesso anno.
Nel 2016, la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” di Orvieto ha dedicato a Giuseppina Anselmi Faina una mostra di dipinti, disegni, bozzetti e documenti intitolata “Giuseppina Anselmi Faina. Una pittrice dell’Ottocento tra Piemonte e Umbria” nella sale dello storico Palazzo Faina di Piazza Duomo. Durante l’inaugurazione, lo storico Luca Montecchi ha ripercorso rapidamente la biografia di «una donna ingiustamente dimenticata dalla storia dell'arte, oltre che dalla società e, in parte, perfino dalla stessa famiglia. Una pittrice accademica che ha sfidato consuetudini e convenzioni dell'epoca e ha rivendicato la sua identità femminile, oltre la canonica vita borghese. La sua è stata una rivoluzione silenziosa, in casa e in atelier, in un ambiente anche artistico come quello torinese degli anni '30/'40 dell'Ottocento fortemente dominato dagli uomini».