Luogo di nascita: Milano
Data di nascita: 15 gennaio 1936
Ambito di attività: scultura – installazione
Ambito geografico di appartenenza: nord d’Italia
Qualifica: Scultrice
Periodo: XX e XXI secolo
- J. Kermoal, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Spotorno di Milano, 1961
- J. Kermoal, Lettera ad Amalia, testo inedito, 1962 (leggi qui)
- M. Pezzi, Fa scultura in trasparenza, in «Il Giorno», 9 febbraio 1967, Milano
- G. Ballo, Sculture nella strada, in «Ottagono», n. 27, dicembre 1972, Milano (leggi qui)
- T. Trini, Una clessidra in cui scorre lo spazio, in «Domus», gennaio 1972, Milano, p. 45 (leggi qui)
- U. Apollonio, XII Biennale Internazionale d’Arte San Paolo, testo pubblicato in occasione della Biennale al Museo d’Arte Moderna di San Paolo in Brasile, 1973 (leggi qui)
- V. Visani, Se il pennello è donna, in «Panorama», 24 ottobre 1974, Milano
- A. Del Ponte, testo pubblicato in occasione della mostra alla Galleria Toselli di Milano, 1974 (leggi qui)
- L. Vergine, Le artiste d’assalto, in «Bolaffiarte», dicembre 1975, pp. 54-57
- G. Avogadro, Quando le avanguardie sono dalla parte di lei. Anche per l’arte l’azione femminista, in «Il Giorno», 28 giugno 1976, Milano (leggi qui)
- L. Vergine, La schizofrenia della donna nel quotidiano, testo pubblicato in occasione della mostra Ipotesi ‘80. Expoarte, alla Fiera del Levante di Bari, marzo-aprile 1977 (leggi qui)
- R. Loda, Scatola d’amore. Amalia Del Ponte, testo pubblicato in occasione della mostra al Galeter Centro Arte/Adro di Brescia, 1978 (leggi qui)
- A. Bonito Oliva, L’arte è maschile o femminile?, in «Corriere della sera», 8 giugno 1978, Milano (leggi qui)
- R. Loda, L’Anello di Moebius. Amalia Del Ponte, testo pubblicato in occasione della mostra La sciarpa di lsadora Duncan, alla Modern Art Galerie di Vienna, giugno 1980 e alla Galleria Multimedia di Brescia, 1981 (leggi qui)
- A. M. Sauzeou Boetti, Le finestre senza la casa, in «L’Orsaminore», settembre 1982, Roma (leggi qui)
- M. Dini, Ho un diavolo per scalpello, in «Panorama», 1° marzo 1987, Milano, pp. 126-129 (leggi qui)
- L. Vergine, L’arte in gioco, Garzanti, Milano 1988
- Tutto quello che avreste voluto sapere sul sasso, in «La Repubblica», dicembre 1988, Roma (leggi qui)
- E. Fiorani, Magnamater, testo pubblicato in occasione della mostra personale al Superstudio di Milano, 1988 (leggi qui)
- A. Del Ponte, La forma del suono, testo pubblicato in occasione della mostra collettiva Milano/Poesia allo Studio Marconi di Milano, 1988 (leggi qui)
- G. Dalla Chiesa, Il piacere dell’occhio, in «Trovaroma», n. 248, Roma 1992 (leggi qui)
- G. Dalla Chiesa, La forma del suono. In incontro con Amalia Del Ponte, in «NEXT», 1992 (leggi qui)
- La forma del suono, catalogo della mostra alla Galleria Valeria Belvedere di Milano, dicembre 1993, Semar, Roma 1993 (leggi qui)
- R. Daolio, La forma del suono, testo pubblicato in occasione della mostra personale alla Galleria Valeria Belvedere di Milano, 1993 (leggi qui)
- Amalia Del Ponte, catalogo della mostra alla Casa Mantegna di Mantova, 12 marzo - 10 aprile 1994, Publi Paolini Libri, Mantova 1994
- L. Vergine, I tropi di Amalia Del Ponte, in «Corriere della Sera», 30 gennaio 1994, Milano (leggi qui)
- G. Dorfles, Amalia Del Ponte, testo pubblicato in occasione della Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 1995 (leggi qui)
- T. Trini, Amalia Del Ponte alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, in «Tema celeste», Siracusa 1995 (leggi qui)
- I. Freccia, Voci e forme: Donne artiste degli anni ’70. Lea Vergine intervista Amalia Del Ponte, Rai 3, Roma 1995 (guarda video)
- A. Baratta, Amalia Del Ponte: ritmo e misura, in «Lapis», n. 30, giugno 1995, Milano (leggi qui)
- M. Meneguzzo, La Scultura Italiana del XX secolo, testo pubblicato in occasione alla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano, 24 settembre 2005 - 22 gennaio 2006, Skira Editore, Milano 2005
- A. Del Ponte, Note di note in P. Bolpagni e F. Tedeschi, Visioni musicali. Rapporti tra musica e arti visive nel Novecento, Atti del convegno tenuto all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 12 maggio 2006 (leggi qui)
- C. Casero, Amalia Del Ponte. La forma dei suoni, in «Titolo», anno 16, n. 50, primavera/estate 2006 (leggi qui)
- P. Repetto, Il visibile e l’invisibile, in «Amadeus», XVIII, dicembre 2006, Milano (leggi qui)
- A. Del Ponte, Risonanze orbitali. Opere e domande, et al. / Edizioni, Milano 2012
- P. Bolpagni, Forme sonore. Per Harry Bertoia e Pinuccio Sciola, Amalia Del Ponte e Roberto Ciaccio la scultura è anche uno strumento musicale, in «Amadeus», XXIV, marzo 2012, Milano
- F. Florian, When art explores the fabric of matter. A studio visit with Amalia Del Ponte, in «Artslant.com», luglio 2014 (leggi qui)
- F. Florian, Au commencement il y a la lumière, in «Flash Art», n. 330, dicembre-gennaio 2016
- Amalia Del Ponte. Onde lunghe e brevissime, catalogo della mostra al Museo del Novecento e allo Studio Museo Francesco Messina di Milano, Editrice Quinlan, San Severino Marche 2017
- F. Florian, Prismi e litofoni. luce e suono nelle opere di Amalia Del Ponte, in «Il Giornale dell’Arte», n. 375, maggio 2017
- Arte fuori dall’arte. Incontri e scambi fra arti visive e società negli anni Settanta, postmedia books, Milano 2017
- A. Maderna, Un incontro con Amalia Del Ponte, in «Domus Web», 18 aprile 2018 (leggi qui)
- V. M. Corseri, Amalia Del Ponte: antologia critica dal 1962 al 2021, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo 2021
Amalia Del Ponte nasce a Milano nel 1936, dove ancora vive e lavora. Degli anni della guerra racconta: «[…] ricordo di essere finita con i miei genitori in uno scantinato buio di un palazzo di piazza Missori […] il suono cupo degli aerei che volavano bassi e i tonfi di bombe esplose vicino facevano tremare tutto e tutti. Quando finalmente siamo potuti risalire ci siamo trovati in una nuvola di fumo e cenere, in mezzo a cumuli di macerie […] io non capivo cosa fosse la guerra e perché ci fosse la guerra… Era inutile spiegarlo, non lo capivo. Oggi, purtroppo lo capisco ancora meno».
Allieva di Marino Marini all’Accademia di Belle Arti di Brera, si distacca dalla ricerca del maestro fin da subito componendo una ricerca personale dalle note geometriche e archetipiche. Terminati gli studi nel 1961, orienta la sua poetica verso le tematiche del vuoto e della luce, osservando i fenomeni ottici, energetici ed estetici che scaturiscono dal dialogo tra gli elementi. Profondamente incuriosita dalla struttura della materia, sperimenta nelle opere giovanili il gesso, la terracotta, il marmo e il bronzo, cogliendone «l’intelligenza della materia». Ma è l’incontro con il vetro a permetterle di dare forma alla ricerca sugli effetti di riflessione e rifrazione della luce, i cui primi prismi in plexiglass sono esposti in una collettiva alla Galleria Montenapoleone di Milano, presentata da Gillo Dorfless.
Nel 1973 è invitata da Bruno Munari e Umbro Apollonio a partecipare alla Biennale di San Paolo, dove presenta tre opere: How do you feel?, Shan e Area percettiva. Quest’ultima è un ambiente cubico di 6 metri per lato con angoli e spigoli interni smussati, dipinto di bianco e illuminato da una luce bianca abbagliante. All’interno sono collocati due grandi prismi in plexiglass e quattro punti di riferimento: una cartolina, un biglietto con un numero di telefono, l’impronta in gesso di una mano e due occhi di marmo. Con quest’opera l’artista vince il Primo Premio internazionale per la Scultura, e dichiara: «sono partita dalla premessa che fosse un’opera fatta per accogliere al suo interno e non per essere guardata. Per entrarci si passava da una stretta fessura e ci si trovava avvolti da una luce intensa, diffusa e senza ombre, che annullava lo spazio per sorprendere il pensiero, per far riaffiorare l’Ineffabile».
Nel corso degli anni Settanta Amalia Del Ponte abbandona le forme e le dimensioni scultoree per dedicarsi a una ricerca sempre più concettuale con opere composte da materiali e oggetti nuovi. Riflette sulla sua condizione di artista, cercando nuove modalità di espressione, mettendo in discussione gli stessi presupposti su cui ha basato la sua ricerca fino a quel momento e avviando un processo di dematerializzazione della scultura. Nel 1974 la Galleria Toselli di Milano organizza una sua personale e l’artista sceglie di esporre l’opera Accrescimento di un cristallo, accompagnato da un testo dattiloscritto intitolato Intuizione alla conoscenza dei fatti. In questa occasione Amalia Del Ponte accenna a un possibile sviluppo di questa idea: «Sto preparando dalle mappe come immagini di percorsi mentali e geografici, come ricercare le cose in modo che l’esperienza personale sia anche esperienza di altri soggetti.» (1974).
Nei tre anni seguenti partecipa a mostre collettive presso importanti istituzioni italiane e internazionali, esponendo i lavori degli anni precedenti: è un momento che la stessa artista definisce di riflessione.
Solidale e sensibile al movimento delle donne, nel novembre 1975 partecipa a “La cartella delle artiste”, un progetto realizzato in collaborazione con altre 8 artiste italiane per sostenere la Libreria delle Donne di Milano. La produzione gratuita di questa raccolta di grafiche nasceva «per assumere in prima persona il nostro essere artista-donna e iniziare in qualche modo il nostro processo di identificazione e di riconoscimento», come da loro dichiarato.
Nel 1977 la critica d’arte Lea Vergine la invita insieme ad altre artiste, impegnate sul fronte del femminismo, a partecipare alla Fiera del Levante di Bari. É in questa occasione che Amalia Del Ponte presenta Culturae: florum omnium varietas (Nascita): un’opera dedicata alla figlia Nicole, una riflessione sulla natura della donna, sulla maternità come privilegio e sul mistero della nascita. Afferma: «Ho concepito questa installazione durante gli anni ’70, quando le femministe non consideravano molto bene “l'attività” delle donne di fare bambini. Ma io la pensavo diversamente. Per me era esattamente l'opposto. Ho trovato – e trovo ancora – il potere del partorire come un privilegio. E volevo dire questo in quel lavoro».
Nel 1995 accetta l’invito di Gillo Dorfles alla XLVI Biennale di Venezia, occupando con le sue opere un’intera sala del Padiglione Italia, dove espone i Litofoni, frutto di una ricerca decennale sul suono. «In questi anni – raccontò nel 1988 – sto scolpendo un insieme di strumenti in pietra. La forma (luce) e il timbro (qualità) saranno le due componenti inscindibili, poiché il suono lo cerco scolpendo e modificando ciascuna pietra dell’insieme. Battendo su queste pietre uscirà la loro sostanza sonora e il ritmo profondo di chi le userà. Vorrei ottenere quella fusione di udito e vista che gli antichi cinesi definivano “luce degli orecchi”». Sono diverse le mostre personali e collettive in cui Del Ponte espone le sue sculture sonore, interessata a indagare in che misura la forma corrisponda al suono. Numerose sono anche le collaborazioni con importanti musicisti e compositori per la messa in scena di performance, esperimenti quasi scientifici per la ricerca di rapporti esatti per intonare le sue pietre.
Il percorso artistico di Amalia Del Ponte, artista curiosa, instancabile e profonda, è sempre stato caratterizzato da una lucida coerenza: nella sperimentazione intelligente dei materiali, infatti, continua a dimostrarsi leale verso il suo linguaggio poetico e la sua intenzionalità. Nella sua espressione dell’invisibile l’artista svela al suo spettatore la realtà più intima e delicata del visibile, mettendo in scena il silenzio che circonda le sue opere, lo spazio tra i corpi, l’intervallo tra i suoni.
Si consiglia di consultare il sito dell’artista, per una biografia e una bibliografia critica, completa e aggiornata.