Colliva Lea

Luogo di nascita: Bologna

 

Data di nascita: 14 settembre 1901

 

Luogo di morte: Bologna

 

Data di morte: 12 luglio 1975

 

Ambito di attività: pittura

 

Ambito geografico di appartenenza: centro Italia (Bologna)


Qualifica: Pittrice

 

Periodo: XX e XXI secolo

 

 
 
Bibliografia

- G. Raimondi, Dipinti e disegni di Lea Colliva, presentazione del catalogo della mostra a La Strozzina di Firenze, aprile 1952

- Lea Colliva: pitture e disegni, catalogo della mostra alla Galleria del Libraio di Bologna, 9 marzo 1958, Bologna 1958

- G. Raimondi, Lea Colliva: disegni, Domus Editore, Milano 1962

- G. Ruggeri, Lea Colliva, catalogo della mostra alla Galleria 63 di Roma, 11-30 gennaio 1964, e di New York, 4-26 maggio 1964, Stampograf, Roma 1964

- G. Ruggeri (a cura di), Furore e poesia di Lea Colliva, con testimonianze di G. Raimondi e N. Bertocchi e servizio fotografico di A. Masotti, Edizioni Galleria Forni, Bologna 1970

- A. Credali, Pittori bolognesi: Lea Colliva, in «Il bene», n. 11-12, Bologna 1970

- F. Arcangeli, Lea Colliva, presentazione del catalogo della mostra alla Galleria di Palazzo d'Accursio di Bologna, 2-27 maggio 1973, Tipografia Galavotti, Bologna 1973

- E. Gottarelli, In memoria di Lea Colliva 1901-1975, in «Strenna storica bolognese», a cura del Comitato per Bologna Storica e Artistica, Arnaldo Forni Editore, Anno XXVI, Bologna 1976

- G. Ruggeri, Sarò la spia di Dio: Lea Colliva (1904-1975), con nota introduttiva di L. Anceschi, Edizioni Galleria Marescalchi, Bologna 1977

- G. Ruggeri, Lea Colliva, Nino Bertocchi: due straordinarie personalità, testo nel catalogo della mostra alla Galleria Due di quadri di Bologna, 25 ottobre – 21 novembre 1986, Bologna 1986

- A. Baccilieri, S. Evangelisti, Figure del Novecento, catalogo della mostra all’Accademia di Belle Arti di Bologna, con la collaborazione di F. Farneti e D. Trento, Nuova Alfa, Bologna 1988

- B. Buscaroli Fabbri, Per rompere un silenzio. Lea Colliva, catalogo della mostra all’Accademia Cattani, Grafiche Zanini, Bologna 1993

- G. L. Zucchini, Lea Colliva: luce e silenzio. La pittrice prediligeva Monzuno, in «Savena, Setta, Sambro», n. 12, Monzuno 1997

- M. Pasquali, Lea Colliva. Dipinti ed opere su carta, catalogo della mostra alla Sala della Biblioteca comunale di Monzuno, 2-31 agosto 2008, e alla Sala Colonne di Bologna, 25 settembre – 24 ottobre 2008, con contributo di E. Riccomini, Bologna 2008

- B. Buscaroli Fabbri, Lea Colliva, testo pubblicato nella brochure della Pinacoteca Archivio Nino Bertocchi Lea Colliva, Emil Banca, Monzuno 2013 (leggi qui)

 
Biografia

Nata a Bologna nel 1901, Lea Colliva è spesso ricordata per i suoi disegni e per i suoi studi figurativi iniziati da autodidatta esercitandosi sulle opere dei maestri del passato. Marilena Pasquali, studiosa e storica dell’arte, ne scrive: «Nessuno a Bologna, in quel periodo, dipinge come lei. Tutto in lei si risolve in luce, una luce interiore che dilaga nell'immagine. Rilegge a suo modo l'Impressionismo francese, ma guarda anche a Van Gogh e a Soutine.» (2008). Quella dell’artista è infatti una formazione classica che convive con l’intimo desiderio di guardare oltre, che la porta ad accogliere le contaminazioni provenienti dai movimenti informali europei e le tendenze d'avanguardia italiane del suo tempo.

Ultimati gli studi all’Istituto Magistrale, Colliva lascia la rossa per insegnare in alcune località dell’Appennino bolognese dove apprezzerà la lentezza del tempo che popola i colli, dedicandosi al disegno e alla pittura. Realizza ritratti e autoritratti, ma anche molti paesaggi, dipinti di grande significato per comprendere tutta la sua opera che trasforma e vivifica la rigorosa struttura cézanniana, grazie a un segno ricchissimo e in continuo movimento. Raggiunta infatti la piena padronanza dei mezzi espressivi, la pittura a olio, ma anche e, forse, soprattutto, la tempera-acquerello e il disegno, la pittrice lascia spazio al suo segno concitato e drammatico, presentandosi come l’unica voce autenticamente espressionista nel panorama bolognese fra le due guerre.

La sua prima esposizione si tiene a Bologna nel febbraio 1925 al Cenacolo Francesco Francia, associazione culturale erede della società omonima nata con il preciso scopo di «fare qualcosa che fosse di utile ai pittori e scultori qui residenti, e all’arte bolognese in ispecie.» (1894). L’anno seguente partecipa anche alla collettiva dello stesso Cenacolo allestita nella sede di via dei Musei, esposizione che sancisce l’atto di nascita di un nuovo sodalizio artistico, di cui fanno parte giovani pittori quasi debuttanti, come Bruno Saetti, Nino Bertocchi, Cleto Tomba, Alessandro Cervellati e Lea Colliva. L’attività della Francesco Francia fu intensa e rappresentò a Bologna uno dei principali strumenti di dialogo e di confronto fra generazioni e linguaggi diversi.

Qualche anno dopo Colliva partecipa alla I Mostra Sindacale Internazionale di Bologna e all’Esposizione Internazionale di Barcellona. É presente anche alle Quadriennali di Roma del 1931 e del 1935 e alle Biennali di Venezia del 1936, 1948 e 1950. Nel 1931 insieme a Bertocchi (più tardi marito della sorella Renata), Corazza, Poggeschi, Marescalchi e ai fratelli Vecchietti è tra i fondatori della rivista di arte e letteratura “L’orto”, un periodico che presenta una selezione eclettica di opere dei migliori artisti locali, mantenendo un atteggiamento discreto e prudente nei confronti del regime.

Unica donna del gruppo, habitué del Caffè San Pietro, Colliva rimase purtroppo nell'ombra di Nino Bertocchi, grande amico fin dall'adolescenza, con cui condividerà serenità e ideali, specie dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando con lui e la sorella Renata si ritira sulle colline presso Monzuno, nella Villa dell’Ospitale, un antico monastero adibito a rifugio e punto di ristoro. Questo luogo sarà per la pittrice un riferimento per tutta la vita, fino alla sua morte nel 1975.

La frequentazione e dedizione all’ambiente culturale bolognese, la continua ricerca sperimentale del segno e le diverse esposizioni a cui prende parte, portano Colliva ad acquisire un certo riconoscimento e rispetto da parte del circolo accademico. Nel 1939 è quindi scelta come assistente da Angelo Morelli, titolare della cattedra di Anatomia all’Accademia di Belle Arti di Bologna, cui succederà nel 1946.

Dagli anni Cinquanta il segno di Lea Colliva cambia, forse in risposta a un clima che non lascia certo indifferenti. L’artista trova intense soluzioni espressioniste per i suoi lavori e, più avanti, nella sua ultima stagione, giunge addirittura alla negazione della forma. Pennellate concitate, sfaldamenti, intensi cromatismi caratterizzano la terza fase dell’opera di Colliva, quella che Arcangeli accostò all’ultimo naturalismo, un'espressione dell'informale europeo.

Nel corso degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta espone in numerose occasioni, sia in Italia che all’estero, dove l’apprezzamento per i suoi disegni non manca. Nell’aprile 1952, Giuseppe Raimondi presenta una sua mostra di 50 opere alla Strozzina di Firenze; nel marzo 1958 si tiene una sua nuova personale alla Galleria del Libraio di Bologna; nel febbraio 1960 è la volta della Galleria Il Portico di Milano, che ospita 70 suoi disegni; nel 1962 esce, ancora introdotta da Giuseppe Raimondi, l’importante monografia “I disegni di Lea Colliva”, (che fa seguito a un primo volume, di ugual titolo, curato nel 1944 da Nino Bertocchi) pubblicata dall’Editoriale Domus di Milano e recensita da importanti riviste d’arte; nel 1967 è invitata con diverse opere alla mostra “Arte moderna in Italia 1915-1935”, curata a Palazzo Strozzi di Firenze da Carlo Ludovico Ragghianti, lo studioso toscano che già cinque anni prima aveva recensito sulla rivista “SeleArte” con parole di esplicito apprezzamento il volume dedicato ai disegni.

Due anni prima della sua morte, nel 1973, Francesco Arcangeli le dedica un'antologica a Palazzo D’Accursio, un’esposizione ricolma di stima e rispetto da parte dello storico dell’arte bolognese verso un’artista «col tratto talmente forte e aggressivo – racconta Eugenio Riccomini – che se uno vede i suoi quadri senza sapere che era una donna, non vi ritrova niente di femmineo».

Molte delle sue opere sono ora conservate nella collezione della Fondazione Bertocchi-Colliva, esposta in parte alla Pinacoteca di Monzuno e «nata dal desiderio di tutelare la memoria e diffondere il valore dei due artisti, tanto importanti quanto ingiustamente dimenticati.» (Buscaroli Fabbri, 2013).

 

Si consiglia di visitare la Pinacoteca Bertocchi-Colliva a Monzuno, che ospita parte della collezione della Fondazione Archivio Bertocchi Colliva.