Claudel Camille

Luogo di nascita: Fère-en-Tardenois


Data di nascita: 8 dicembre 1864


Luogo di morte: Montfavet


Data di morte: 19 ottobre 1943

 

Ambito di attività: scultura


Qualifica: Scultrice

 

Periodo: XIX e XX secolo (seconda metà dell’800 e prima metà del ‘900)

 

 
 
Bibliografia

- M. Laurent, B. Gaudichon, Camille Claudel 1864-1943, catalogo della mostra al Musée Rodin di Parigi, 15 febbraio – 11 giugno 1984, e al Musée Sainte-Croix di Poitiers, 26 giugno – 15 settembre 1984, Musée Rodin, Parigi 1984

- A. Delbée, Une femme, Presses de la Renaissance-Librairie générale française, Parigi 1985 - J. Cassar, Dossier Camille Claudel, Seguier-Archimbaud, Parigi 1987

- A. Rivière, L'interdite. Camille Claudel 1864-1943, Tierce, Parigi 1987

- P. Reine-Marie, Camille Claudel, catalogo della mostra a The National Museum of Women in the Arts di Washington D.C., 25 aprile – 31 maggio1988

- B. Fabre-Pellerin, Le jour et la nuit de Camille Claudel, Lachenal & Ritter, Parigi 1988

- P. Reine-Marie, Camille Claudel. 1864-1943, Marsilio, Venezia 1989

- P. Reine Marie, A. de La Chapelle, L'oeuvre de Camille Claudel. Catalogue raisonne, Adam Biro-Editions d'art et d'Histoire Arhis, Parigi 1990

- Camille Claudel, catalogo della mostra al Musée des Jabins di Morlaix, 02 luglio – 10 novembre 1993, Gallimard, Parigi 1993

- G. Boute, Camille Claudel. Le miroir et la nuit. Essai sur l'art de Camille Claudel, Editions de l'amateur-Editions des catalogues raisonnes, Parigi 1995

- B. Di Leo, Camille Claudel. Il prezzo della creatività, Selene, Milano 2001

- O. Ayral-Clause, Camille Claudel: a life, Harry N. Abrams, New York 2002

- S. Parmiggiani, Camille Claudel: anatomie della vita interiore, catalogo della mostra al Palazzo Magnani a Reggio Emilia, 31 maggio – 10 agosto 2003, Skira, Milano 2003

- P. Claudel, M. A. Di Paco Triglia (a cura di), Mia sorella Camille, Felici, Pisa 2003

- A. Rivére, B. Gaudichon, Camille Claudel. Corrispondenza, Abscondita, Milano 2005

- D. Bona, Camille et Paul. La passion Claudel, Bernard Grasset, Parigi 2006

- P. Ferrantelli, Camille Claudel (l'idolo eterno), Irradiazioni, Roma 2007

- J. P. Morel, Camille Claudel. Une mise au tombeau, Les Impressions nouvelles, Bruxelles 2009

M. Mosco, L. Trabucco, L. Maccioni, M. T. Morasso, M. Ercolani, L. Frisa, Camille Claudel: scultore, un'identità problematica, tra arte e follia, Nicomp, Firenze 2012

- O. Ayral-Clause, Camille Claudel. La sua vita, Castelvecchi, Roma 2013

- C. Claudel, M. Alessandrini (a cura di), Sono come Cenerentola. L'arte, i tormenti e la solitudine delle sue lettere, Via del Vento, Pistoia 2013

- A. M. Panzera, Camille Claudel, L'Asino d'oro, Roma 2016

- C. Fellous, Camille Claudel, Fayard, Parigi 2018

 

 
Biografia

Camille Claudel nasce nel 1864 a Fère-en-Tardenois nel nord della Francia, secondogenita di una famiglia benestante. I genitori sono piuttosto rigidi, la madre è descritta in alcune lettere come una donna anaffettiva e il padre come un conservatore esattore delle tasse. Nel 1866 nasce la sorella minore Louise, seguita nel 1868 dal fratello Paul, che diventerà un importante punto di riferimento per l’artista.

Dalle sue prime figurine in terracotta, create intorno al 1876, il padre riconosce prontamente il talento per la scultura della figlia. Per questo, nel 1881 con il trasferimento a Parigi della famiglia, insiste perché Claudel si iscriva all'Académie Colarossi, un istituto privato che accetta anche studentesse, permettendo loro lo studio del nudo dal vivo. All’accademia, la giovane artista segue i corsi dello scultore Alfred Boucher (1850-1934), che riconosce subito la sua attitudine per la modellazione della materia e le sue capacità espressive. Durante questo periodo, Claudel crea il busto in terracotta “La vieille Hélène”, evidenziando uno stile naturalistico che ha in seno una forte urgenza di espressività.

Nel 1884, Boucher presenta Claudel ad Auguste Rodin (1840-1917), di cui inizia a frequentare lo studio. Qui, oltre a essere sua allieva, è anche assistente, modella e in seguito amante. L’intimità tra i due le dà l'opportunità di studiare la figura nuda e l'anatomia dell’essere umano, un privilegio per una donna nel XIX secolo, ma la loro collaborazione artistica e sentimentale genera critiche e opposizioni nella società. Il confronto con le opere del maestro-amante è costante nelle cronache dell’epoca e non mancano le accuse secondo cui le opere di Claudel non siano originali. La scultrice reagisce alle diffamazioni che la accusano di appropriarsi delle idee di Rodin, affermando la sua autonomia creativa, come nel 1899 quando scrive a un critico: «Signore, leggo con stupore il suo resoconto del Salon in cui mi si accusa di essermi ispirata a un disegno di Rodin per la mia Clotho. Non avrei problemi a dimostrarle che la mia Clotho è un’opera assolutamente originale. […] La prego di pubblicare sul suo giornale la piccola rettifica che le chiedo»19. Inoltre, l'attenzione concentrata sulla storia d'amore tra i due artisti, complessa e travagliata, contribuisce al giudizio negativo su alcune delle sue sculture, giudicate eccessivamente sensuali e inappropriate, e pertanto censurate dalla stampa.

Gli anni più fecondi per l’artista si concentrano alla fine dell'Ottocento, con la produzione di opere fondamentali come “La Valse”, “Les Causeses”, “La Vague”, “La Petite Châtelaine”, “L'Âge Mûr” e “L'Abandon”. La sua opera “La Valse” riceve inizialmente critiche negative, ma la successiva versione con un drappo che copre parzialmente la nudità del corpo ottiene il riconoscimento artistico.

Dopo quasi un decennio di intensa collaborazione con Rodin, il rapporto tra i due si deteriora e nel 1893, Claudel si ritira nel suo studio per diventare più indipendente e concentrarsi sulla creazione di opere che avrebbero definito la sua identità artistica. Nonostante il riconoscimento limitato durante la sua vita, Claudel emerge come una scultrice di straordinario talento e dal personalissimo tocco sulla materia, le cui opere riflettono una profonda introspezione e una personalissima capacità espressiva

Nel 1900, presenta tre opere all'Esposizione Mondiale e incontra il gallerista Eugène Blot, che diventerà il suo rappresentante e sostenitore. Tuttavia, nell’affermare la propria indipendenza, comincia a trattare anche personalmente con galleristi e imprenditori per cercare commesse pubbliche e private, ma è sempre più difficile per lei trovare fondi.

Tra il 1905 e 1906 mostra i primi segni di isolamento e abbandono e l’amico Henri Asselin scrive che distrugge sistematicamente ciò che ha creato durante tutto l'anno. Del dicembre 1908 è la sua ultima mostra personale alla Gallery Blot dove espone undici opere.

A partire dal 1911, la sua salute fisica e mentale diventa sempre più fragile, tanto da bruciare alcune sue sculture: «ero in una tale collera che ho preso tutte le mie opere di cera e le ho lanciate nel fuoco», scrive.

La sua carriera subisce una svolta drammatica quando nel 1913, a causa delle crescenti difficoltà personali e professionali, è internata in un manicomio su istigazione della sua famiglia, dove trascorre gli ultimi 30 anni della sua vita. Da qui scrive alla cugina: «Lei che conosce il mio attaccamento alla mia arte non può immaginare quanto abbia dovuto soffrire nell’esser di colpo separata dal mio caro lavoro».

Il fratello Paul passa a trovarla poche volte, imbarazzato dalla tragedia che aveva colpito la sorella, la quale gli scrive: «E anche tu, che sei venuto a trovarmi alla fine di maggio e ti avevo fatto promettere di occuparti di me e di non lasciarmi in un tale abbandono. Com’è possibile che da allora tu non mi abbia scritto una sola volta e non sia più tornato a trovarmi? Credi che mi diverta a passare così i mesi, gli anni, senza nessuna notizia, senza nessuna speranza! Da dove viene tale ferocia? Come fate a voltarvi dall’altra parte? Vorrei proprio saperlo», e ancora «Caro Paul, ho ricevuto ieri la visita di tua figlia Marie e suo marito, non avrebbero potuto darmi una gioia maggiore. Mi hanno portato arance, banane, brioche e mi hanno donato una banconota. Li ho ricevuti claudicante, indossando un vecchio paltò consunto, tuttavia ero io. Ecco in quale veste riaffiorerò alla loro memoria, l’anziana zia pazza».

Lontana dall'attenzione del pubblico e isolata dalla società, Camille Claudel è consumata dalla solitudine e dal dolore. In una lettera al collezionista Blot confessa: «sono caduta dentro un baratro, vivo in uno strano mondo. Dal sogno che è stata la mia vita, ora è rimasto solo l’incubo…da cosa deriva tanta ferocia umana…ho troppo sofferto».

Camille Claudel muore nel 1943, sepolta in una fossa comune, senza che nessun membro della sua famiglia reclami i suoi resti. Scriverà il fratello dopo la sua scomparsa: «Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, e anche un’energia, un’immaginazione, una volontà eccezionali. E queste superbe doti non sono servite a nulla: dopo una vita estremamente dolorosa, è arrivata a un completo fallimento… Gli splendidi doni che la natura le aveva offerto sono serviti soltanto a renderla infelice».