Cappa Benedetta

Varianti del nome: Benedetta Cappa Marinetti – Beny

 

Luogo di nascita: Roma

 

Data di nascita: 14 agosto 1897

 

Luogo di morte: Venezia

 

Data di morte: 15 maggio 1977

 

Ambito di attività: pittura (futurismo)

 

Ambito geografico di appartenenza: centro Italia (Roma)


Qualifica: Pittrice

 

Periodo: XX e XXI secolo

 

 
 
Bibliografia

- B. Cappa, Le forze umane. Romanzo astratto con sintesi grafiche, F. Campitelli, Foligno 1924

- B. Cappa, Viaggio di Gararà. Romanzo cosmico per teatro, con presentazione di F. T. Marinetti, Morreale, Milano 1931

- C. Salaris, Le futuriste. Donne e letteratura d' avanguardia in Italia, Edizioni delle donne, Milano 1982

- B. Cappa, Astra e il sottomarino. Vita trasognata (1935), in A. Masi, Zig zag. Il romanzo futurista, Il saggiatore, Milano 1995, pp. 311-378

- A. M. Ruta, Benedetta. Fughe e ritorni. Presenze futuriste in Sicilia, catalogo della mostra al Palazzo delle Poste di Palermo, 27 novembre 1998 - 24 gennaio 1999, Electa, Napoli 1998

- P. Kelly, La costruzione futurista della donna attraverso l'arte e la letteratura di Benedetta (Cappa Marinetti), Monash University - Arts Faculty Department of Romance Languages Italian Section (leggi qui)

- F. Zoccoli, Benedetta Cappa Marinetti. L'incantesimo della luce, Selene, Milano 2000

- M. Bentivoglio, F. Zoccoli, Le futuriste italiane nelle arti visive, De Luca, Roma 2008

- G. Carpi, Futuriste. Letteratura. Arte. Vita, Castelvecchi, Roma 2009

- S. Severi, Benedetta Cappa, regina del futurismo. La giovane e bella romana consorte di F.T. Marinetti, in «Lazio ieri e oggi», anno 45. n. 5, Roma 2009, pp. 144-145

- S. Weller, Marinetti amore mio, Marlin, Cava' de Tirreni 2015

 
Biografia

Benedetta Cappa nasce a Roma nel 1897, in un'agiata famiglia piemontese da cui riceve un’educazione rigorosa. La madre, Amalia Cipollini, di religione valdese, aveva avuto, oltre a Benedetta, secondogenita, altri quattro figli: il maggiore, Arturo, sarà militante del Partito Socialista, collaboratore de “L’Ordine nuovo” e de “Il Comunista”, in contatto con i futuristi russi, e per molti anni compagno della pittrice boema Rougena Zatkova; Aurelio morirà giovane; Alberto, il fratello forse più caro, sarà storico e saggista e pubblicherà, per le edizioni gobettiane gli studi su Pareto e per Laterza un saggio su Cavour; Arnaldo, laureato in agraria, simpatizzerà invece per i popolari. Il padre, Innocenzo Cappa, era funzionario del Ministero delle Ferrovie e poi ufficiale dell’Esercito. Morì prematuramente, dopo un ricovero per esaurimento nervoso manifestatosi al fronte. Vicino ai fratelli Cappa rimase lo zio, anche lui chiamato Innocenzo, noto come l’avvocato che difese Marinetti nel 1910.

Benedetta Cappa inizia giovanissima a sperimentare con le arti, realizza oggetti didattici per la sua attività di maestra, scrive poesie e dipinge. La sua prima formazione artistica si svolge presso lo studio del futurista Giacomo Balla, luogo in cui nel 1918 incontra Filippo Tommaso Marinetti, suo futuro marito, che di lei disse: «Ammiro il genio di Benedetta mia eguale e non discepola».

Cappa è un’artista a tutto tondo, rimasta spesso nell’ombra di una personalità dirompente come quella del leader del Futurismo. Tuttavia, come altre futuriste, sa bene che essere “moglie di” non è davvero importante e chiarisce fin da subito la sua posizione rispetto alla conclamata misoginia del gruppo nel disegno Spsicologia di un uomo (1918), donato a Marinetti dopo il loro primo incontro. Il disegno, vero e proprio documento di proto-femminismo, è la rappresentazione ironica dell’universo maschile e delle sue qualità. Si tratta infatti di una sorta di ritratto psicologico dell’uomo e, più in particolare, di Marinetti. La composizione si presenta come una stella a dieci punte, su ciascuna delle quali sono poste le lettere che compongono le parole “uomini” e “vita”, con al centro un cerchio in cui è inscritto il termine “vuoto”. Gli elementi della personalità del soggetto rappresentato sono invece annotati lungo una spirale di scrittura che attraversa la forma stellata: “orgoglio”, “ambizione”, “ideali”, “sensualità”, “materialismo”. L’interpretazione più probabile è che questo disegno, firmato “Benedetta fra le donne, parolibera futurista” sia l’enunciazione di una scelta di sorellanza, laddove il focus sottinteso è sul femminile come differenza. L’artista ha infatti confessato in “Astra e il sottomarino” (1935): «Credo l'anima femminile all'alba della sua espressione artistica, il campo delle possibilità letterarie è vasto e interessante senza scivolare né copiare le esperienze maschili», e nei suoi numerosi scritti e dibattiti, ha sempre contestato l’egemonia maschile, sottolineando la spiritualità e la forza della donna.

Presto Cappa e Marinetti cominciano a vivere insieme ad Antignano, a Capri e poi a Oneglia. Si sposano nel 1923, a Villasanta di Monza e, dopo pochi mesi a Milano, si stabiliscono definitivamente a Roma. Dal matrimonio nasceranno tre figlie: Vittoria (1927), Ala (1928) e Luce (1932).

Nel frattempo, Benedetta inizia la sua attività artistica: si cimenta con il paroliberismo, pubblica nel 1924 “Le forze umane” per Franco Campitelli Editore e inizia a collaborare con varie riviste (la sua firma nel corso degli anni comparirà su “Rinascita”, “Vetrina futurista”, “Oggi e domani”, “Futurismo/Sant’Elia”, “Futurismo”, “Rassegna nazionale”, “Mediterraneo futurista”, “Origini” e nel Consiglio direttivo di “Stile futurista” e di “Città nuova”).

Le sue prime opere attestano un legame stilistico con il maestro Balla ma in seguito il linguaggio di Benedetta diviene autonomo. Quello con Marinetti inoltre è stato un incontro determinante per l’artista, in quanto la spinse verso un'evoluzione futurista della sua pittura. Grazie poi ai numerosi viaggi in aereo compiuti insieme, tra gli anni Venti e Trenta realizza opere ispirandosi a queste sue esperienze concentrandosi quindi sull'aeropittura, uno sviluppo del Futurismo che si basa sulla visione del mondo dall'alto, dall'aereo, simbolo della modernità. «La mia arte – dice – pur partendo dalla realtà non è mai verista e se ne allontana in uno sforzo di sintesi, di astrazione e di fantasia.»

Il linguaggio artistico di Cappa è personale, la sua è un'arte dominata dall'azzurro, dalle forme geometriche, dall'astrazione, dalla libertà e dal dinamismo. Particolarmente caro è il tema del mare, associato all’inconscio, co-protagonista in Velocità di motoscafo (1919-1924) della scia, emblema del dinamismo. Il motoscafo è solo un puntino rosso in una distesa blu, un oggetto volto a esaltare i veri soggetti del quadro: il mito della velocità, la scomposizione del colore e della forma. Questo dipinto, fra i primi dell'artista, risponde perfettamente a quelle che erano le urgenze futuriste ma al tempo stesso racchiude una forte originalità e autonomia che fa distinguere l’artista dai suoi colleghi. L’immagine che l’artista restituisce è prodotta della sua fantasia: ora i viaggi in aereo sono solo un punto di partenza per la sua creatività.

Tra il 1919 ed il 1944, in linea con lo spirito poliedrico del Futurismo, Cappa conduce un’interessante ricerca stilistica e comunicativa nell’arte, prodigandosi nella pittura, nella letteratura, nella scenografia, nella produzione grafica e nell’illustrazione per testi poetici. Partecipa a numerose esposizioni e la sua pittura è premiata con numerosi riconoscimenti. È invitata cinque volte alla Quadriennale di Roma e altrettante volte alla Biennale di Venezia e nel 1930 è la prima donna ad avere un'opera pubblicata nel catalogo di quest'ultima. Un traguardo non da poco per l’epoca.

Nel secondo dopoguerra il Futurismo subisce un periodo di oscurità e di condanna ideologica per la sua implicazione con il Fascismo e per questo, dopo la morte del marito, Cappa si dedica a una rinnovata promulgazione, riunendo opere, manoscritti e testimonianze, partecipando a discussioni e promuovendo mostre, soprattutto in America, dove stringe amicizia con Peggy Guggenheim.

Pur vantando la sua autonomia da protofemminista, Benedetta Cappa seppe conciliare del tutto il suo ruolo di moglie, di madre, di artista e di amministratrice del gruppo. «Mia madre – ricorda la figlia Ala – era una donna moderna. Sensibile, colta e allo stesso tempo femminile. Che era riuscita nel non facile compito di affiancare un personaggio come Marinetti pur mantenendo la sua fortissima personalità».

Anche se di lei e delle sue colleghe futuriste si conosce ancora poco, Benedetta Cappa è stata una guida molto ammirata dei membri del Futurismo: era lei a intrattenere i rapporti con i colleghi del movimento quando Marinetti era in viaggio e a lei si deve la diffusione del Futurismo oltreoceano. Negli anni Cinquanta fu sempre lei a chiudere ufficialmente il movimento militante.

Muore, dopo una lunga malattia, a Venezia nel 1977.