Bertarelli Mirella

Varianti del nome: Mirella Bentivoglio

 

Luogo di nascita: Klagenfurt

 

Data di nascita: 28 marzo 1922

 

Luogo di morte: Roma

 

Data di morte: 22 marzo 2017

 

Ambito di attività: poesia visiva e concreta – scultura

 

Ambito geografico di appartenenza: centro Italia (Roma)


Qualifica: Artista - -- Nessuna selezione --

 

Periodo: XX e XXI secolo

 

 
 
Bibliografia

- R. Barilli, Le parole materializzate di Mirella Bentivoglio, Milano 1971

- G. Dorfles, Mirella Bentivoglio: poesia visiva, catalogo della mostra alla Galleria Pictogramma di Roma, 12 giugno - 7 luglio 1973

- M. Bentivoglio, Dichiarazione di poetica, catalogo della mostra allo Studio Santandrea di Milano, 16 gennaio - 12 febbraio 1975

- M. Bentivoglio, Tra linguaggio e immagine, per una rassegna internazionale di poesia visiva, 8-29 ottobre 1976

- M. Bentivoglio, Donna e arte: un altro problema da consumare?, per un intervento in risposta alla domanda redazionale della rivista «Spazioarte», n. 9, aprile-maggio 1977, Brandale, Savona 1977

- M. Bentivoglio, Materializzazione del linguaggio, catalogo della mostra ai Magazzini del sale alle Zattere durante la XXXVIII edizione della Biennale di Venezia, 20 settembre - 15 ottobre 1978, La Biennale di Venezia, Venezia 1978

- M. Bentivoglio, C. Pozzati, Sull'autonomia critica dell'artista, risposte di Mirella Bentivoglio al questionario di Concetto Pozzati per «Iterarte», n. 18, 1979

- E. Crispolti, 1982 (leggi qui)                                                 

- E. Crispolti, Mirella Bentivoglio. Segnoepoesia, Milano 1987

- A. C. Quintavalle, Mirella Bentivoglio. Le parole e le cose, Milano 1987

- R. Barilli, M. G. Tolomeo, Mirella Bentivoglio, dalla parola al simbolo, catalogo della mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma, 10-28 ottobre 1996, De Luca, Roma 1996

- The Visual Poetry of Mirella Bentivoglio, catalogo della mostra al National Museum of Women in the Arts di Washington, De Luca, Roma 1999

- D. Ferrari, Poesia visiva. La donazione di Mirella Bentivoglio al Mart, catalogo della mostra al Mart di Rovereto, 19 novembre 2011 - 22 gennaio 2012, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2011

- R. Boglione, Il colpo di dado di Mirella Bentivoglio, catalogo della mostra al Museo Comunale d'Arte moderna di Senigallia, 2012, Quaderni del Musinf, Senigallia 2012

- M. Bentivoglio, La guerra in piccolo. Scritti ritrovati 1943-45, De Luca editori d'arte, Roma 2014

- R. Abate, M. Bentivoglio, L. Cozzi, B. Kersten, F. K. Pohl, Pages. Selected Works 1966-2012, catalogo della mostra al Pomona College Museum of Art, 2015 (leggi qui)

- R. Abate, Rompere le parole – la poesia di Mirella Bentivoglio, in R. Borsellini e G. Cirri, Gubbio 2016 – XXVI Biennale di Scultura, Gubbio (Perugia), Palazzo Ducale – Palazzo dei Consoli, 16 ottobre 2016 - 15 gennaio 2017, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 2016 (leggi qui)

- R. Abate, Ben ti voglio, in «L’assente», edizioni Milella, Lecce 2017 (leggi qui)

- G. Garrera, Antigrammatica. Mirella Bentivoglio, in «Lotta poetica. Il messaggio politico nella poesia visiva 1965/1978», Iacobelli editore, Guidonia 2017, pp. 149-153 (leggi qui)

- G. Garrera, Ortografia del nome di Dio. Mirella Bentivoglio e i teologismi della poesia concreta, in «Concreta 1», Diacritica edizioni, Roma 2019, pp. 83-101 (leggi qui)

- A. De Pirro, A. Rorro, Oltre la parola. Mirella Bentivoglio dalla Collezione Garrera, catalogo della mostra al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma, 7-31 ottobre 2019 (leggi qui)

- P. Cortese, D. Mariani, Mirella Bentivoglio. L'altra faccia della luna / The other side of the moon, catalogo della mostra al museo stazione dell'arte di Ulassai, 25 settembre - 5 dicembre 2021, e all'istituto italiano di cultura di Atene, 8 marzo - 10 maggio 2022

- A. Repetto, Alcune domande su Mirella Bentivoglio e la Biennale 78, intervista a Rosaria Abate, 19 settembre 2022 (leggi qui)

- G. Botta, Bentivoglio. La maga delle parole, in «Robinson - La Repubblica», n. 311, 19 novembre 2022, p. 36 (leggi qui)

- O. Gambari, E va in scena il remake della sua mostra con sole donne, in «Robinson - La Repubblica», n. 311, 19 novembre 2022, p. 37 (leggi qui)

- N. Boschiero, Quanto Ben-/ti voglio? Omaggio a Mirella Bentivoglio nel centenario della nascita, in collaborazione con l'Archivio Mirella Bentivoglio, catalogo della mostra alla Galleria Nazionale di Roma, 17 ottobre 2022 - 29 gennaio 2023, Tlon Aleph, Roma 2022

- C. Alemani, Il latte dei sogni, catalogo della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia, Venezia 2022, p. 33

- A. Di Genova, Mirella Bentivoglio, il corpo delle parole (leggi qui)

- G. Meo, Un ricordo di Mirella Bentivoglio (leggi qui)

- F. Zoccoli, Un ricordo di Mirella Bentivoglio (leggi qui)

 
Biografia

Mirella Bertarelli nasce in Austria da genitori italiani – Margherita Cavalli ed Ernesto Bertarelli, scienziato – trascorre gli anni dell’infanzia a Milano e riceve un’educazione plurilingue studiando nella Svizzera tedesca e in Inghilterra fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1949 sposa Ludovico Matteo Bentivoglio, docente di diritto spaziale e consulente dell’ONU, e ne prende il cognome, affascinata dal significato della parola, e pertanto non per un’imposizione patriarcale.

Dopo il precoce esordio come poetessa a soli 16 anni e successivamente come critica, Mirella Bentivoglio si apre a nuovi linguaggi, avida di conoscenza e curiosa di ogni sperimentazione: «I ritmi troppo lenti del verso tradizionale mi apparivano diversi da quelli dell’odierna esistenza», dirà diversi anni dopo.

La scintilla che provoca l’inizio del suo percorso artistico – racconta Franca Zoccoli, storica dell’arte, amica e collega dell’artista – è l’incontro con un «articolo sulla poesia concreta brasiliana ideata dai fratelli Augusto e Haroldo de Campos con l’amico Decio Pignatari che poneva l’accento sull’aspetto visuale della parola, delle singole lettere e del puro segno grafico, disgregati e assemblati in vario modo». Per Bentivoglio questo secondo livello di lettura dell’alfabeto e questa estensione della parola come linguaggio espressivo sono vera ispirazione. Sente nell’uso congiunto del linguaggio verbale e visivo un richiamo e inizia a legarsi ai movimenti verbovisivi delle neoavanguardie artistiche internazionali della seconda metà del XX secolo, divenendone poi una protagonista. Oggi è riconosciuta a livello internazionale come una delle figure chiave del movimento italiano della poesia concreta, della poesia visiva e della scrittura visuale.

Una delle sue prime produzioni, ritenuta dall’artista stessa una dichiarazione di poetica, è la decostruzione della parola monumento del 1968. Una cartella comprendente sei serigrafie su carta, realizzate in collaborazione con l’artista Annalisa Alloatti, dove, attraverso giochi di frammentazione e spostamento, la parola è divisa in tanti possibili segmenti di significati come “nume”, “muto”, “mento”, ecc. L’intento dell’opera è manipolare il logos, smantellare il significato imponente della parola monumento, e avviare uno scardinamento e allo stesso tempo uno spiazzamento nell’osservatore.

I lavori che seguono con le lettere H, O, E, V ecc. sono guidati dalla consapevolezza che le lettere possono essere trattate come segni e investite di una matrice simbolica. «Le strutture simboliche della Bentivoglio – scrive Enrico Crispolti, storico e critico d’arte, nel 1982 – nascono infatti strettamente dalla pratica di simbolizzazione del linguaggio e dalle sue implicanze di correlazioni semiologiche». È il caso di opere come L’incompiuto (1966) o L’assente (1971), dove l’artista dà forma a ciò che manca attraverso una semplice operazione di cancellazione. In quest’ultima, realizzata in cinque versioni, la L e l’apostrofo mettono l’osservatore nella posizione di attesa di qualcosa, di qualcuno, di un sostantivo o di un aggettivo forse, che sono invece rimossi da una superficie che rimane neutra, orfana di un segno che va a dare il senso a quell’articolo.

L’attività di Mirella Bentivoglio si concentra quindi sul recupero del valore iconico della parola e sulle possibili variazioni del linguaggio, producendo una forma di poesia dove il senso è veicolato dalla forma e dalla composizione delle parole, oltre che dal loro significato. Durante la sua lunga carriera esplora il rapporto tra linguaggio e immagine attraverso opere su carta, installazioni, sculture e performance.

Nelle sue produzioni mette in guardia l’osservatore rispetto all’assuefazione al significato corrente degli elementi linguistici: lo invita a rompere il meccanismo interno della parola e lo incoraggia a ripensare ciò che lo circonda, prendendo coscienza dei presupposti culturali incorporati nei linguaggi e nelle immagini e del potenziale sovversivo di unire i due in modi nuovi. Con la sua ricerca espressiva intraprende un recupero moderno della parola e dell’immagine, condotto da una grande sensibilità poetica, presente nei versi giovanili così come in tutto il suo lavoro visivo. Richiama l'attenzione su quegli intricati sistemi del linguaggio della società occidentali e punta il dito sull’ossessione per il consumo materiale, la superficialità dei mass media e della cultura pop, l'inquinamento dell'ambiente, la celebrazione del potere e la costante oppressione delle donne.

L’emblematica opera Il cuore della consumatrice ubbidiente (1975), ad esempio, ribaltando il significato della sigla della Coca Cola, critica la società massificata e consumista degli anni Settanta. Attraverso il raddoppiamento speculare dell'iniziale C crea un'ambiguità tra la medesima e il segno cuore, tra “Coca” e “oca”.

Parallelamente a questa pratica di simbolizzazione, Bentivoglio approfondisce il suo interesse verso figure archetipiche come l’albero, la luna e soprattutto l’uovo, simbolo di origine e vita e allo stesso tempo oggetto semplice e famigliare. Come L’uovo di Gubbio, una grande struttura in frammenti di pietra, elaborata per la Biennale che si svolse nella città umbra nel 1976 e poi donata alla città, dove l’integrazione di uovo e pietra è spiegata dall’artista proprio come necessità di ricomporre la contraddizione fra «inizio e fine, materia e logos, genesi e cultura, fragilità e fossilizzazione.» (1976).

Centrale nella sua ricerca è il lavoro sui libri-oggetto, libri che hanno rinunciato alla loro funzione di portatori di messaggio diventando essi stessi il messaggio, veicoli dell’intreccio di significato e significante, trama fitta di logos e mater, linguaggio e materia, «due contrapposte dimensioni, che si fondono in singolari, comunicative e silenziose testimonianze poetiche.» (Bentivoglio).

Pur gravitando negli anni Settanta del femminismo e condividendone fortemente gli ideali, Mirella Bentivoglio si tiene lontana dalla militanza e nel suo lavoro creativo si pone sempre come "mediatrice". Proprio per questo si mette al servizio della valorizzazione della donna, diventando promotrice del lavoro di altre artiste e rivendicando uno spazio creativo tutto al femminile. Tra il 1971 e il 1981 cura quattordici mostre, in Italia e all’estero, e coinvolge numerose artiste italiane e straniere, con l’intento di riscattare in diversi ambiti dell’arte il ruolo della donna, puntando l’attenzione all’universo femminile, e ricoprendo così il ruolo di artista e di curatrice.

Rivoluzionaria è la mostra “Materializzazione del linguaggio”, in cui riunisce 80 artiste italiane e non solo, dall'Avanguardia russa al Gruppo 63, dalle sperimentazioni sonore e performative alla calligrafia giapponese, per indagare il rapporto tra la donna e il linguaggio. «Il linguaggio è lo strumento del potere, della storia, della legge che ha emarginato la donna nel pubblico silenzio. Ma la donna vive il linguaggio come strumento di comunicazione al di fuori dei meccanismi alienanti. Ha con il linguaggio un rapporto intimo, caldo, ed è lei a darlo al bambino», scrive nel catalogo. L’esposizione, realizzata nel 1978 durante la XXXVIII edizione della Biennale di Venezia, fu tra le prime interamente al femminile. Nel 2022, in occasione della 59° Esposizione Internazionale d’Arte, è stata annunciata la ristampa anastatica dello storico catalogo, e Cecilia Alemani, curatrice, ha reso omaggio a “Materializzazione del linguaggio” e a Bentivoglio in una delle capsule storiche allestite al Padiglione Centrale: «Qui – spiega la curatrice – la scrittura visiva e le poesie concrete di Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Ilse Garnier, Giovanna Sandri e Mary Ellen Solt sono messe in dialogo con gli esperimenti di automatismo e scrittura medianica di figure come Eusapia Palladino, Georgiana Houghton e Josefa Tolrà, e altre forme di quella che una volta si chiamava écriture féminine, spaziando dagli arazzi di Gisèle Prassinos alle micrografie di Unica Zürn.» (2022).

Mirella Bentivoglio amava raccontare come la sua attenzione per il linguaggio e la parola, cambiò drasticamente con la maternità e in diverse occasioni ha sostenuto l’esistenza di un rapporto profondo tra la donna e l’alfabeto, e non solo perché questa per prima ne trasmette la forma ai figli. Disse: «Io ho tre figlie e se sono diventata artista lo devo proprio alla maternità.» (2014). Dall’osservazione dei disegni delle figlie e dal loro rapporto emotivo, l'artista coglie l'importanza di un linguaggio verbale privo di sintassi e ricco d’immagini. Essere artista ed essere madre, sono per Bentivoglio due condizioni connesse e vissute senza nessuna distanza tra vita personale e artistica.

Parallelamente all'attività artistica, poetica e curatoriale, Bentivoglio mantiene costante il proprio impegno critico pubblicando negli anni volumi e saggi dedicati alla poesia visiva in Italia e all’operatività internazionale tra linguaggio e immagine. Sul movimento marinettiano ha poi pubblicato, in collaborazione con Franca Zoccoli, “Le futuriste italiane nelle arti visive”, e tenuto numerosi seminari e conferenze, sempre sottolineando la matrice futurista delle neoavanguardie.

Numerose sono le sue mostre personali, prevalentemente in sedi pubbliche, in Italia, Spagna, Germania, Inghilterra, Olanda, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Brasile, Giappone, presentate da critici italiani e stranieri, tra i quali Enrico Crispolti, Gillo Dorfles, Frances Pohl, Krystyna Wasserman. Si ricordano le antologiche allestite al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1996), al National Museum of Women in the Arts di Washington (1999); e le mostre tenute alla Galleria Oculus di Tokyo (2010), al Pomona College di Claremont (2003 e 2015); e ancora, allo Studio Eos di Roma (2013), alla Galleria dell’Elefante di Treviso (2015), alla Galleria dell’Incisione di Brescia (2018), negli spazi del MACMA (Matino, Lecce, tra il 2011 e il 2013) e nel Museo Nuova Era di Bari (2018).

Ha partecipato a mostre collettive in musei, gallerie, università, in Europa, America, Medio ed Estremo Oriente, Canada e Australia. Ha esposto nove volte alla Biennale di Venezia (nel 1969 e 1972; nel 1978 in due diverse rassegne; nel 1980, 1986, 1995; nel 2001 con una performance e, infine, nel 2009). Per tre volte è stata presente alla Biennale di San Paolo del Brasile, tra il 1973 e il 1994, e per altre tre volte al Centro Pompidou di Parigi (tra il 1978 e il 1982). Ha esposto a Documenta a Kassel nel 1982, al MoMA di New York nel 1992, a Palazzo Pitti a Firenze nel 2001 e all’Expo di Milano nel 2015.

Sue installazioni e grandi strutture in materiale litico o ligneo si trovano nelle collezioni permanenti di musei italiani (MACRO, Roma; Museo di Ca’ Pesaro, Venezia; MUSMA, Matera, ecc.); sue opere parietali e poemi-oggetto in materiali diversi sono nelle collezioni permanenti del National Museum of Women in the Arts, Washington; del Getty Institute, Los Angeles; del MoMA, New York; del MART, Rovereto; del MAC, San Paolo del Brasile; del Sackner Archive, Miami; della Galleria degli Uffizi e della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, e in collezioni di poesia visiva di vari musei. Ha tenuto performance di poesia fonetica in varie occasioni in teatri italiani (Alessandria, Roma), nonché a Los Angeles (alla Brewery Gallerye all’Istituto Italiano di Cultura), al Centro Pompidou di Parigi.

I suoi principali interventi sul territorio hanno avuto luogo in occasione delle Biennali di Gubbio (1976 e 1979) e in attigui spazi ipogei umbri (1982-85): interventi documentati, mediante una sala personale dedicata all’artista, nell’ambito dell’ultima edizione dell’eugubina Biennale di Scultura (2016-2017). Altri suoi interventi sono stati ospitati nel parco di Villa Buttafava in Lombardia (2002-2006), lungo le rive della Moldava a Praga (2005), nel sagrato della chiesa di Quaroni a Matera (2007) e nella campagna viterbese (Libro-campo, 1998). Particolarmente segnalata dalla stampa è la sua collaborazione al progetto di ristrutturazione di Piazza Augusto Imperatore a Roma con interventi verbo-plastici (2001).

Nel 2019 è stato costituito a Roma l’Archivio Mirella Bentivoglio con lo scopo di promuovere lo studio e la valorizzazione del suo lavoro.

 

Si consiglia di consultare il sito dell’artista, per una biografia e una bibliografia critica, completa e aggiornata e di consultare i volumi raccolti nell’ Archivio Mirella Bentivoglio di Roma.