Emilia-Romagna, imprese e imprenditori immigrati

 
 

Sono quasi 52 mila le attività di stampo imprenditoriale gestite da lavoratori di origine immigrata

Sono quasi 52mila le attività di stampo imprenditoriale gestite da lavoratori di origine immigrata in Emilia Romagna, un numero in continuo aumento, pari a un nono di tutte le imprese registrate all’inizio del 2018 nelle Camere di Commercio locali (11,3%), una delle incidenze più elevate tra le Regioni italiane. Lo stesso valore si attesta infatti al 9,6% a livello nazionale e al 10,3% nell’intero Nord Est, dove nell’insieme operano quasi 120mila imprese condotte da immigrati, un quinto (20,4%) di tutte quelle conteggiate nel Paese (587mila).
E' quello che emerge da “L'iniziativa imprenditoriale degli immigrati nelle Regioni italiane”, scheda realizzata nell'ambito del Dossier Statistico Immigrazione, il rapporto annuale curato e pubblicato dal Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico.

Lo stesso valore si attesta infatti al 9,6% a livello nazionale e al 10,3% nell’intero Nord Est, dove nell’insieme operano quasi 120mila imprese condotte da immigrati, un quinto (20,4%) di tutte quelle conteggiate nel Paese (587mila).

In tutto il Nord Est, l’Emilia Romagna ne raccoglie la quota più elevata (quasi i due quinti 43,1%), distinguendosi anche sul piano nazionale come una delle regioni con la più alta presenza di imprese e imprenditori di origine straniera (8,8% del totale), preceduta solo da Lombardia, Lazio e Toscana.

Come a dire che la tradizionale diffusione nel contesto economico-produttivo locale dell’auto-impiego e dell’auto-imprenditorialità ha funzionato (e continua a funzionare) come un fattore di stimolo anche per i percorsi di inserimento dei lavoratori immigrati, che – anche in tempi di crisi – guardano al lavoro autonomo come a una possibilità di riscatto, contribuendo così a bilanciare il problematico andamento generale. Nel corso degli ultimi cinque anni (2012-2017), le imprese emiliano-romagnole gestite da lavoratori nati all’estero sono aumentate di oltre un ottavo (+13,2%), e del 2,7% solo nell’ultimo anno, mentre tra le restanti aziende, condotte da lavoratori autoctoni, si è registrato un calo del 4,3%, e dell’1,1% nel 2017.

In circa 3 casi su 4 si tratta di imprese a carattere individuale. I dati di infocamere attestano infatti la presenza di quasi 462mila immigrati titolari di ditte individuali in tutta la regione, donne per oltre un quinto (22,5%).

Guardando al dettaglio dei Paesi di origine, i dati attestano la prevalenza di lavoratori originari dalla Cina (12,0%), dal Marocco (12,0%) e dall’Albania (11,5%), tre collettività che da sole raccolgono oltre un terzo di tutti i piccoli imprenditori registrati in Regione. Segue con una quota simile la Romania (10,3%) e, quindi, la Tunisia (6,9%) e il Pakistan (4,6%), considerando i quali si arriva a coprire quasi il 60% del totale.

La distribuzione sul territorio regionale evidenzia come principali poli di concentrazione le Province di Bologna (20,4%), Reggio Emilia (16,6%) e Modena (15,3%). A seguire Parma (9,9%) e Ravenna (9,3%), Rimini (8,4%) e Forlì-Cesena (7,4%), Piacenza (6,7%) e Ferrara (6,0%).

A livello regionale prevale, seppure di misura, l’inserimento nell’industria (49,2% vs il 32,8% calcolato a livello nazionale), mentre i servizi si attestano al 47,1% e l’agricoltura all’1,5%. Il dettaglio delle singole province e dei diversi comparti di attività rivela l’influenza dei tessuti economico-produttivi locali (anche) sull’imprenditorialità degli immigrati, attestando di riflesso anche la loro capacità di leggere ed adattarsi ai sistemi socio-economici di riferimento. Così l’industria arriva a raccogliere oltre i due terzi degli immigrati titolari di una ditta individuale a Reggio Emilia (68,1%) e oltre la metà a Piacenza (53,1%), Modena (51,4%) e Parma (50,5%); il terziario prevale a Bologna (57,0%), Ferrara (56,6%), Rimini (56,3%) e Ravenna (51,0%); l’agricoltura è relativamente più diffusa tra i piccoli imprenditori immigrati nel parmense (2,8% del totale).

In tutti i casi a trainare l’inserimento nel settore primario è l’edilizia (39,1% sul piano regionale e 53,1% a Reggio Emilia), seguita dalla manifattura (10,1% in Emilia Romagna e 17,5% a Modena), mentre nei servizi si evidenzia il protagonismo del commercio (25,5% a livello regionale e 36,1 a Rimini), seguito dalle attività di alloggio e ristorazione (7,1% in regione e 10,1 a Ferrara).