L'archivio conserva gran parte della documentazione prodotta dal Comune di Imola (1084-1963). Il patrimonio archivistico della Biblioteca Comunale comprende inoltre: - Archivi di enti ospedalieri e assistenziali (secc. XIV-XX); - Fondi speciali (secc. XII-XX): archivi di enti e di istituzioni soppresse, archivi di antiche famiglie imolesi, archivi di persone, carteggi privati, una collezione di autografi. -Fondi archivistici del Museo del Risorgimento (1797- 1918); - Archivio notarile mandamentale (secc. XIX-XX). Nell’ambito di un piano di intervento pluriennale per il recupero ed il riordino dell’archivio di deposito del Comune di Imola, è in corso una ricognizione finalizzata al trasferimento della documentazione anteriore al quarantennio non ancora versata all’archivio storico.
Altri fondi di interesse locale: Presso l’Archivio di Stato di Bologna si conservano:
Podesteria e Pretura di Imola (1422-1796); Amministrazione del Dipartimento del Lamone, Imola (1707-1798); Giudicatura di pace e Giusdicenza civile e criminale di Imola (1797-primi anni del 1800, con docc. di data anteriore). Direzione delle poste di Imola (1821-1859); Sottoprefettura di Imola (1859-1926); Ufficio di pubblica sicurezza di Imola (1859-1897). Conventi e monasteri: S. Maria in Regola, benedettini, (1242-1796); S. Michele, agostiniani eremitani (1254-1798); S. Domenico, domenicani (1345-1798); S. Maria del Piratello, regolari osservanti (1432-1796); S. Francesco, minori conventuali, (1537-1805); S. Maria dei Servi, serviti, (1547-1798); S. Giuseppe, gerolamini (1581-1798); S. Maria Maddalena, agostiniane (1599-1797); S. Stefano, clarisse o damianite (1606-1798); San Giuliano, canonici regolari lateranensi (1610-1796), Ss. Annunziata, cappuccine, (1680-1805), San Giovanni Battista, commenda di Malta (1762-1798); S. Agata (1766- 1773). In località Ponte Santo: Madonna di Ponte Santo, carmelitani scalzi (1742-1760). Capitoli: San Cassiano (1614-1800). Compagnie religiose: in località Casola Canina: Rosario (1716-1797). Ss. Annunziata e S. bartolomeo (1519-1797); San Giovanni Battista, pietà, suffragio unite (1532-1800); Santa Maria di Valverde (1549-1800); Beata Vergine Annunciata ( 1560-1800); S. Sebastiano (1582-1766); S. Maria della Carità e S. Macario detta dei Servi (1635-1799); S. Bartolomeo (1643-1774); Pio suffragio detta anche dei settantadue nobili (1664-1801); S. Pietro (1669-1799); S. Maria della Consolazione già S. Francesco (1676-1800); Riposo (1714-1798); S. Carlo ( 1717-1799); Nome di Maria (1720-1797); Immacolata Concezione di Maria Vergine detta dell’Osservanza (1732-1800); Ss. Sacramento nella Chiesa Nuova (1733- 1798); S. Maria della Misericordia (1752-1800); S. Maria Vergine (1757-1798); S. Lazzaro (1785-1798); Ss. Sacramento in S. Maria in Regola (1787-1800); S. Filippo Neri (1788-1798); S. Carlo, comunia (1794-1797); Confessori (1795-1802). In località Linaro: Ss. Sacramento e Rosario(1749-1799). In località Mezzo Colle: Rosario (1750-1800). In località Monte Catone: Ss. Sacramento, Beata Vergine del Rosario e Beata Vergine della Consolazione (1653-1800). In località San Prospero: Ss Sacramento - Legato Zappi (1765-1796); Ss. Sacramento (1790-1795); Rosario (1790-1799).
Presso la Sezione di Archivio di Stato di Imola si conservano:
Curia criminale di Imola (1802-1816); Viceprefettura di Imola (1802-1816 con docc. dal 1801); Gonfaloniere di Imola (1825-1831); Curia vescovile di Imola (1705-1735).
Il patrimonio archivistico conservato nella Biblioteca Comunale di Imola è costituito da circa 11500 unità archivistiche collocate in 1650 ml di scaffalatura. Il nucleo principale è costituito dall’Archivio Storico del Comune (1084-1956), affidato fin dal 1902 alla Biblioteca Comunale, dove successivamente fu trasferito dall’antica sede del palazzo comunale. La Biblioteca conserva inoltre archivi di enti, di famiglie e di persone provenienti da donazioni e lasciti privati. La documentazione è conservata nella “torre d’archivio”, adiacente alla Biblioteca Comunale. Appositamente costruita alla fine degli anni ‘60 per ospitare la documentazione archivistica, è costituita da scaffalature metalliche a castello disposte su sette piani. Nell’ambito della ristrutturazione del complesso conventuale di S. Francesco di cui fa parte la Biblioteca, è in corso la ristrutturazione e la ridefinizione degli spazi per la conservazione dei fondi antichi.
“Imola esce dal turbinoso avvicendarsi delle incursioni germaniche del primo Medioevo profondamente mutilata e sconvolta sia nell’impianto urbanistico sia nel suo assetto umano e sociale.
La comunità imolese è, infatti, smembrata in tre nuclei ben distinti: quello propriamente urbano, addensato intorno alla Pieve cittadina di San Lorenzo; il nucleo del Castello di Imola, ubicato a sud della città, sulle prime propaggini appenniniche, centro di insediamento stabile della feudalità laica ed, infine, il nucleo rappresentato dal Castello di S. Cassiano, dove erano ubicate la chiesa cattedrale e la residenza vescovile. Gli Imolesi tenteranno a lungo una affannosa reintegrazione nel loro organismo comunale di quelle parti vitali rappresentate dalla sede episcopale di S. Cassiano e dal Castello di Imola: assorbimento a lungo tenacemente contrastato sia dal vescovo sia dalla nobiltà dissidente.
Questo lungo e travagliato processo di ricomposizione della società imolese giunse a compimento dopo un secolo di lotte estenuanti, verso la fine del XII secolo: nel 1187, il vescovo lasciò definitivamente la cattedrale di San Cassiano per trasferirsi presso la pieve urbana di San Lorenzo ed il memorabile avvenimento ebbe il suo suggello nella cerimonia del giuramento di fedeltà prestato dai consoli imolesi al loro vescovo. L’impegno congiunto della città e del suo presule riuscì, poi, a Duecento inoltrato, ad avere ragione di Castel d’Imola: con la sottomissione dei castrimolesi e la distruzione definitiva del loro castello giungeva a compimento il processo di ricomposizione della società imolese in un duraturo assetto unitario.
Pur avendo abbattuto il diaframma feudale che separava la città dal suo contado, Imola, logorata da più di un secolo di lotte e sopraffatta dalla concorrenza dei mercanti bolognesi e toscani, non riuscì comunque a penetrare sistematicamente nel territorio circostante e a sottometterlo alla propria giurisdizione. Tagliata fuori, dopo la caduta degli Svevi, dalle sue tradizioni imperiali, appariva rassegnata ad accettare una parte del tutto secondaria nella vita regionale e, con essa, le inevitabili interferenze dei centri limitrofi, ben più potenti.” (Cfr. A. VASINA, Nel Medioevo: la città tripartita, in “Iomla come Imola”, a c. di Renzo Renzi, Bologna, 1968, pp. 47-54).
“Nei primi anni del XIV secolo, dalle rivalità fra le famiglie aristocratiche cittadine emerse l’egemonia degli Alidosi, che ressero la città come Vicari pontifici (...).
Nel 1424, Imola passa in potere di Filippo Maria Visconti, Duca di Milano, che in quegli anni aveva intrapreso una politica espansionistica volta alla formazione di un vasto stato nell’Italia centrale. Dopo una parentesi relativamente breve sotto i Manfredi di Faenza, Imola tornò ai Milanesi. Questi ultimi la consegnarono alla Chiesa, con l’impegno del Papa Sisto IV di consegnarla come vicariato al nipote Girolamo Riario, in occasione delle nozze con Caterina Sforza, figlia naturale del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza.
Sorse, così, la Signoria dei Riario-Sforza che, sebbene di breve durata, rappresentò, soprattutto per l’edilizia cittadina, la più felice stagione rinascimentale.
Il 14 aprile 1488, Girolamo Riario fu ucciso a Forlì nella congiura degli Orsi; undici anni più tardi, nel 1499, Imola venne conquistata da Cesare Borgia, duca di Valentinois (il Valentino), figlio di Alessandro VI.
Con la rovina dei Borgia, Imola, sempre appartenendo nominalmente al dominio della Chiesa, ritornò sotto il controllo delle famiglie aristocratiche locali , le quali rinnovarono, con le loro acerrime rivalità, il clima di disordini e di lotte sanguinose che avevano caratterizzato il periodo medievale. Si rispolverarono gli antichi appellativi di Guelfi e Ghibellini, nella contrapposizione rispettivamente delle nobili famiglie dei Sassatelli e dei Vaini.
Nel 1535, Imola entrò definitivamente a far parte effettiva dello Stato della Chiesa, unita alla Legazione di Ravenna. Al suo interno la città veniva retta da un consiglio oligarchico, chiamato Senato, composto da sessanta membri appartenenti alle famiglie nobili, le medesime che ancora compaiono in epoca napoleonica e oltre.
Il governo pontificio fu stabile per un paio di secoli, durante i quali la città vide l’accrescersi degli ordini religiosi, molti dei quali ebbero natura assistenziale”.
Il I febbraio 1797, Imola viene presa dai soldati francesi e assegnata al Dipartimento del Reno, entrando così a far parte della Repubblica Cispadana. Il I giugno dello stesso anno, in seguito alle forti pressioni degli Imolesi, cominciò a funzionare il Dipartimento del Santerno. I confini del Dipartimento erano segnati dal Sillaro a ovest, dal Senio a est, dai monti Faggiola e Pratolungo a Sud, dal Reno, (Po di Primaro) a nord. La gloria del “rango provinciale” di Imola fu di breve durata: con la nascita della Repubblica Cisalpina, il Dipartimento del Santerno fu aggregato a quello del Lamone, che ebbe come capoluogo Faenza (novembre 1797). Imola ritornò a far parte del Dipartimento del Reno (2 ottobre 1798) che aveva come capoluogo Bologna. (Cfr. Dal Santerno al Panaro. Bologna e i Comuni della Provincia nella Storia, nell’Arte e nella Tradizione, a c. di Cesare Bianchi, Bologna, Proposta Editrice, 1987, vol. III, pp. 35-39).
All’interno del Dipartimento, Imola nel 1805 è sede di Distretto ed è a capo del Cantone comprendente i Comuni di: Imola, Bagnara, Bergullo, Cantaluppo Fiume, Cantaluppo Selice, S. Cassiano, Castel Bolognese, Croce in Campo, Lone, Modane, S. Prospero, Riolo, Solarolo, S. Spirito, Torrano.
Nel 1810, le operazioni di riordino amministrativo portate avanti dal governo napoleonico, confermano sostanzialmente la posizione di Imola all’interno del Dipartimento: sede del Distretto comprendente anche i cantoni Fontana e Lugo, Imola riunisce nel proprio Cantone i Comuni di Cantaluppo Selice, Castel Bolognese, Castel Ghelfo, Castel S. Pietro, Dozza, Mordano. Al Comune di Imola vengono aggregati, in questo periodo, i Comuni di Bergullo, Casola Canina, S. Cassiano, Croce in Campo, Lone, S. Spirito, Tombe, Vidiuno.
Con la restaurazione, Imola torna sotto il dominio pontificio e, all’interno della Legazione di Ravenna è sede di Governo distrettuale. Al suo Governo sono soggette le podesterie di Dozza e Mordano. Fanno parte del suo territorio anche molte delle località che in epoca napoleonica erano state erette alla dignità di Comune: basti ricordare Cantalupo Selice, Casola Canina, Croce in Campo, San Cassiano Tombe e Vidiano.
Dopo la fine del potere pontificio, il Governatore delle Romagne Luigi Carlo Farini, il 27 dicembre 1859, ridefinì le circoscrizioni territoriali aggregando alla provincia di Bologna il Comune di Imola.
Attuali centri: Casola Canina, Chiusura, Fabbrica, Giardino, Linaro, Piratello, Ponticelli, San Prospero, Sasso Morelli, Selva, Sesto Imolese, Spazzate Sassatelli, Zello
Strumenti di corredo: Inventario sommario dell’archivio storico comunale (1934); inventari sommari e analitici di singoli fondi o serie documentarie
Modalità di consultazione: Accesso diretto negli orari di apertura tramite compilazione dell'apposito modulo e presentazione del documento d'identità (o tessera d'iscrizione)
Sala di consultazione: Attigua alla sala di lettura della Biblioteca Comunale, dispone di 8 posti
Apertura: Da martedì a sabato dalle 8,30 alle 13; martedì dalle 14,15 alle 18,45
Orario estivo: da martedì a sabato dalle 8,30 alle 13,30; martedì dalle 14,45 alle 19,30
Servizi: Orientamento nella ricerca, anche con l’ausilio di una postazione informatica da cui è possibile consultare gli inventari informatizzati dei fondi archivistici del Museo del Risorgimento, dell'archivio notarile mandamentale, di alcuni archivi privati e di alcune serie dell’archivio storico comunale.
Attività: Visite guidate
Bibliografia:
Sui fondi speciali: