La Provincia di Bologna nasce nel 1831, in un momento nel quale, spenti i bagliori rivoluzionari dei primi mesi dell'anno, la Segreteria dello Stato Pontificio è impegnata in un notevole sforzo legislativo che si inscrive in un ampio disegno di riorganizzazione territoriale, intrapreso fin dal 1816 sotto il pontificato di Pio VII. Quest'ultimo, nel motuproprio del 6 luglio 1816, ammetteva, quasi a voler tenere conto dell'esperienza francese, che mancava ancora al nostro stato quella uniformità, che è così utile ai pubblici e privati interessi, perché, formato colla successiva riunione di Domini differenti, presentava un aggregato di usi, di leggi, di privilegi fra loro naturalmente difformi, cosicché rendevano una Provincia bene spesso straniera all'altra, e talvolta disgiungeva nella Provincia medesima l'uno dall'altro Paese.
Nel motuproprio del 1816, si manifesta dunque una volontà uniformatrice e di semplificazione amministrativa. La non facile attuazione di questa volontà, in un contesto in cui era ancora viva una rete di rapporti tra ogni singolo luogo e la Santa Sede, si snoda attraverso modifiche delle circoscrizioni territoriali, rettifiche e aggiustamenti successivi, all'interno dei quali il termine provincia continua a indicare un ambito meramente territoriale, coerentemente con quanto avvenuto fin dall'emanazione delle Constitutiones Aegidianae nel 1357.
È all'interno di un ulteriore impegno legislativo, concepito dal Governo pontificio nel 1831 anche sull'onda di pressioni internazionali, che il termine provincia vede spostare la propria accezione all'individuazione di una prima forma di amministrazione e autonomia locale. L'editto del Cardinale Tommaso Bernetti, Pro-Segretario di Stato, datato 5 luglio 1831 e intitolato "Disposizioni relative all'organizzazione dei Consigli Comunitativi e Provinciali" stabilisce, all'art. 1 del tit. Il, che in ogni
Delegazione si unisce annualmente nel Capoluogo sotto la presidenza del Delegato, o del Soggetto ch'egli sarà per designare, un Consiglio detto Provinciale.
L'editto istituiva un organo deliberante pesantemente influenzato dal volere del Governo, affidandone la presidenza al Delegato pontificio o a una persona designata da quest'ultimo, prevedendo complesse procedure per la sua elezione e stabilendo (art. 6 del tit. II) che il Governo scioglie a suo piacere i Consigli Provinciali, ed ordina la elezione anche intera di nuovi Consigli. L'art. 12 del tit. II dell'editto stabilisce, inoltre, i compiti del Consiglio provinciale: il Consiglio nelle sue ordinarie sedute: I. esamina ed approva il conto dell'azienda provinciale dell'anno scorso; il. esamina ed approva il Preventivo delle spese ed imposte per l'anno susseguente e le ripartisce fra i singoli Comuni. In quanto ai lavori pubblici gl'Ingegneri di ciascuna Provincia presenteranno il prospetto dettagliato dei lavori che occorrono nel corso dell'anno ai rispettivi Consigli Provinciali, perché ne possano questi assumere l'esame [...].
Da questo articolo emerge un aspetto legato ai lavori pubblici, che, affidato quale competenza alla Provincia fin dal suo sorgere, rimarrà caratteristico dell'ente nel corso della sua storia e del concreto dispiegarsi della sua azione, incentrata, in questo primo periodo, sulla costruzione e manutenzione delle strade provinciali, dei relativi ponti e sul governo delle acque. Più tardi l'azione dell'ente si incentrerà anche sulla costruzione di ferrovie e tramvie che contribuiranno ad irradiare il territorio della provincia di arterie destinate ad acquisire un'importanza sempre maggiore per i trasporti, i commerci, la viabilità e l'evoluzione urbanistica dei Comuni interessati.
Per concludere l'esame dell'atto fondante della Provincia, ricordiamo che la gestione dell'ente è demandata ad un organo esecutivo, la Commissione amministrativa, composta da tre membri nominati dal Consiglio.
Negli anni successivi si definiscono le competenze che il Governo affida al nascente ente locale. Si tratta di quelle relative all'assistenza e alla beneficenza, che si realizzano nella gestione diretta della Casa di lavoro e del Discolato, nonché nei sussidi dati ai malati di mente e ad altri ricoverati in ospedali del territorio provinciale. Nel 1835, inoltre, la Legazione si compiace dí trasfondere e concentrare nell'Illustrissima Commissione Amministrativa Provinciale tutte le facoltà necessarie e opportune pel pieno esercizio dell'Amministrazione Boschiva. Di queste competenze, illustrate anche nei percorsi di ricerca, si traccia una panoramica nelle schede di presentazione dei relativi fondi. Preme qui sottolineare che questi ultimi contribuiscono a gettare luce su alcuni spaccati di storia dei ceti marginali di metà Ottocento, illuminando un filone di storia economica legato al sopraggiungere dell'industrializzazione.
Un discorso a sé stante meriterebbe il cammino verso l'Unità e verso l'emanazione della "Legge per l'Unificazione amministrativa del Regno d'Italia" (Legge Lanza), datata 20 marzo 1865. Di questa è opportuno richiamare le caratteristiche principali in merito ai lineamenti dell'ente provinciale che essa configura. La Legge Lanza divide il Regno in Province, Circondari, Mandamenti e Comuni. Sulle pubbliche amministrazioni vigila il Prefetto. La Provincia si trova ad essere, al contempo, una circoscrizione locale dell'amministrazione generale dello Stato e un ente autarchico che persegue scopi propri. In questa duplice qualità, essa è retta dallo stesso funzionario, il Prefetto, rappresentante del Governo e capo dell'Amministrazione provinciale. Organi dell'Amministrazione sono, in questo periodo, il Consiglio e la Deputazione. Quest'ultima, oltre che organo esecutivo della Provincia, è anche organo decentrato del Governo con funzioni di controllo sui Comuni e
sugli altri enti minori. Dal punto di vista amministrativo, il provvedimento suscitava problemi che ne limitavano l'efficacia: «più accentuata è in questa legge la confusione tra Provincia ente autarchico e circoscrizione governativa specialmente per il fatto che la Provincia è al tempo stesso presieduta e vigilata dal Prefetto ed ha funzioni miste di amministrazione propria e di organo di tutela e di vigilanza sui Comuni». Si tratta di un ruolo duplice del quale la Provincia faticherà a lungo a spogliarsi.
Sotto il profilo archivistico, i riflessi del passaggio dallo Stato pontificio pontificio al Governo unitario si riscontrano a partire dall'anno successivo all'emanazione della Legge Lanza. Nel 1866, infatti, il titolario dell'Archivio generale viene rinnovato tramite l'introduzione di un nuovo strumento di classificazione che, con alcuni aggiustamenti, rimarrà in vigore fino al 1995, attestando in maniera esemplare la sostanziale tenuta nel tempo delle competenze provinciali.
In questi anni, l'azione della Provincia si dispiegherà nell'istituzione di alcuni complessi ospedalieri: la Maternità, l'Ospedale psichiatrico e l'Istituto Rizzoli. L'ente, inoltre, ampliando le proprie competenze al campo dell'istruzione, si fa carico dell'impianto della Scuola Normale Maschile (1860) e dell'Istituto Tecnico (1862), oggi a noi tutti noto come Istituto di Istruzione Superiore Crescenzi-Pacinotti. Per l'approfondimento di questi temi si rimanda alle schede descrittive dei singoli complessi e ai relativi percorsi di ricerca.
Un'ulteriore tappa nella legislazione dello Stato italiano sulle Province è l'emanazione della L. 30 dicembre 1888, nr. 5865, "Legge portante modificazioni alla Legge Comunale e provinciale del 20 marzo 1865, 2248, allegato A" (Legge Crispi). Gli aspetti più importanti del provvedimento si rintracciano nel ridimensionamento della figura del Prefetto e nel fatto che la Provincia assume il profilo di ente autarchico territoriale, vigilato, ma non commissariato dal Prefetto da funzionari governativi.
La presidenza dell'ente diviene elettiva, passando ad un membro della Deputazione eletto in seno al Consiglio Provinciale. Il Prefetto presiede un organismo nuovo, la Giunta provinciale amministrativa, con il compito di controllare le delibere della Provincia, dei Comuni e degli enti minori. La riforma crispina spezza dunque il collegamento tra il Prefetto e la Provincia ed emancipa quest'ultima dalla stretta connessione con l'apparato periferico dello Stato. "L'ordinamento del 1888 rimase sostanzialmente invariato, passando nei Testi Unici del 1898, 1908, 1915, fino alla legge di riforma d'epoca fascista del 27 dicembre 1928, che abolì gli organi elettivi sostituendo alla Deputazione un Preside di nomina regia e al Consiglio un Rettorato, i cui membri erano designati dal Ministro degli Interni. Le norme di questa legge vennero poi trasposte anche nel T.U. della Legge Comunale e Provinciale del 3 marzo 1934, n. 383. Con la caduta del fascismo venne dapprima ripristinata la deputazione, con R.D. 4 aprile 1944, e poi, con la legge 8 marzo 1951, n. 122, fu nuovamente istituito il Consiglio Provinciale elettivo, e ridefinito nel contempo, con il nome di Giunta Provinciale, l'organo esecutivo".
Per le attività svolte dall'ente in questo lungo periodo si rimanda alle presentazioni dei fondi e ai percorsi di ricerca. Si ricorda qui la correlazione tra i complessi archivistici della Provincia e quelli di enti da essa istituiti o aggregati al nucleo principale della documentazione. Grazie a questi fondi ripercorriamo esperienze quali quelle dell'Ufficio provinciale del lavoro (1908-1925), del Consorzio provinciale antitubercolare (1926-1982), dell'Opera nazionale per la protezione della maternità e infanzia (1927-1976), del Consorzio provinciale per il servizio della pubblica lettura (1956-1999) e dell'Ente provinciale per il turismo (1928-1995).
Forse non tutti sanno che l'istituzione della Provincia di Bologna, o, più esattamente, del Consiglio Provinciale, ha origine nella prima metà dell'Ottocento.
Per la precisione essa risale al periodo pontificio e in particolare alle "Disposizioni relative all'organizzazione dei Consigli Comunitativi e Provinciali" emanate il 15 ottobre 1831 dal Cardinale Tommaso Bernetti, Pro-Segretario dello Stato Pontificio. La Provincia ebbe tra le sue prime competenze quelle relative ai lavori pubblici, all'assistenza e alla beneficenza, rimaste a lungo caratteristiche dell'ente...
Per approfondire questo argomento puoi leggere alcuni cenni relativi alla storia della Provincia di Bologna, fino all'avvento della Città metropolitana.