L’obiettivo generale che la Città metropolitana ha definito riguardo lo sviluppo economico è finalizzato a costruire ipotesi di sviluppo diversificate per le diverse aree dell’Appennino rispetto a due principali intenzioni rappresentate dal mantenimento della capacità produttiva e dei livelli occupazionali attuali nelle aziende manifatturiere del territorio e dalla creazione di nuove opportunità imprenditoriali ed occupazionali prevalentemente nei settori del turismo sostenibile e delle filiere produttive agricole di eccellenza.
Lo stesso Focus sull’Appennino metropolitano è stato peraltro avviato con la finalità di promuovere uno specifico approfondimento partecipato da tutti i soggetti coinvolti, sulle filiere e sugli ambiti territoriali maggiormente colpiti dai processi di trasformazione e dalla crisi economica, in particolare sul territorio della montagna, come strumento di contrasto dei fenomeni di disgregazione sociale e di abbandono del territorio.
La crisi economica che ormai da anni ha colpito il nostro Paese ha profondamente scosso l’equilibrio economico e sociale del territorio appenninico e il sistema imprenditoriale del territorio ha subito in grande misura tale situazione di contesto generale, con settori che hanno notevolmente accusato il colpo come quello delle costruzioni e della manifattura ed altri per cui è emersa una certa sofferenza. Si sono di conseguenza verificate anche gravi crisi aziendali, prima fra tutte la chiusura di un ramo di azienda della Phillips Saeco di Gaggio Montano con la messa in mobilità di 243 lavoratori, ma anche le difficoltà di altre imprese anche dimensionalmente più piccole, comunque rilevanti, come la Giletta di Gaggio Montano, la Demm di Alto Reno Terme, la Dismeco di Marzabotto, la Stampi Group di Monghidoro.
Anche da questo punto di vista i diversi sistemi territoriali si presentano in maniera molto diversificata in riferimento all’infrastrutturazione artigianale ed industriale e la dislocazione sul territorio dell’Appennino metropolitano delle aziende produttive non si presenta in maniera omogenea e ciò è dovuto ad una serie di fattori localizzativi che storicamente hanno favorito alcuni territori a discapito di altri.
La precoce infrastrutturazione della vallata del Reno, avvenuta in epoca immediatamente post-unitaria, e nel suo collegamento con il più importante corridoio di connessione stradale e ferroviaria tra il nord e il sud del Paese, ciò che equivaleva, per l'epoca, ad una localizzazione relativamente privilegiata ed attrattiva per l'insediamento di nuove attività manifatturiere, ha permesso di strutturare lungo questa direttrice un solido ed articolato sistema territoriale produttivo lungo tutta la vallata, fino al confine con la Toscana.
Ciò ha consentito per un periodo di tempo molto ampio, pur non risolvendo i problemi dello sviluppo montano ed anche attraverso ristrutturazioni aziendali che si sono succedute nel corso del tempo, il mantenimento delle attività produttive e del livello occupazionale lungo la vallata ed inoltre ha costituito un relativo fattore di freno ai fenomeni di spopolamento quando, nel secondo dopoguerra, la forza centripeta della grande urbanizzazione ha comportato una fuga generalizzata dall'agricoltura, non solo dai territori montani, ma da tutta la campagna.
Il dato storico aiuta a comprendere come la stessa industria, anziché recidere il forte legame delle popolazioni con la terra, sia entrata precocemente a far parte del 'paesaggio' e del patrimonio storico di questa montagna, e come oggi la minacciata fuga o delocalizzazione di un'impresa venga vissuta come danno non solo dai lavoratori direttamente coinvolti, ma dall'intera comunità territoriale.
Questa è evidentemente una peculiarità della vallata del Reno - ma, se si considera che nel tempo il rinnovamento e la moltiplicazione dei grandi collegamenti infrastrutturali nazionali ha insistito comunque sull'attraversamento dell’Appennino (estendendosi e ramificandosi principalmente verso le valli del Setta e del Savena), comportando un indiscutibile e non trascurabile impatto sull'assetto dei luoghi, si può concludere che, a differenza della gran parte dei versanti appenninici italiani, è ancora qui che si riscontrano le migliori condizioni di accessibilità - condizioni che tutt'ora sono tra le prime a condizionare la scelta d'insediamento produttivo manifatturiero e che trovano riscontro nella effettiva dislocazione su queste direttrici territorio montano, più recente e meno densa e strutturata di quella della valle del Reno degli altri principali comprensori produttivi del territorio montano.
Questa fotografia della diversa consistenza e dislocazione delle attività produttive nel territorio dell’Appennino metropolitano fornisce le condizioni di partenza per individuare le diverse strategie per le differenti condizioni e vocazioni territoriali finalizzate a raggiungere l’obiettivo del mantenimento dei livelli occupazionali attuali nelle aziende produttive del territorio e favorire l’insediamento di nuove attività con particolare riguardo di quelle che prevedono lo sviluppo dell’innovazione produttiva.
Partendo da questi presupposti l’Appennino metropolitano può diventare uno degli ambiti territoriali in cui sperimentare una progettualità e condividere le azioni regionali legate al tema dell’attrattività delle imprese e si possono evidenziare due ulteriori obiettivi per rilanciare le opportunità di insediamento di nuove imprese nel territorio montano:
Le iniziative già attivate riguardano: