L’agricoltura, le produzioni tipiche e tradizionali sono state nel passato la fonte principale di reddito e di presidio del territorio collinare e montano, ma da tempo hanno perso questo ruolo, in quanto la competizione dei prezzi sul mercato, a scapito della qualità e della salubrità dei prodotti, non consente di coprire i costi di produzione ed assicurare un reddito adeguato per le aziende che sono collocate in questa parte del nostro territorio.
Guardando il confronto dei dati contenuti nei censimenti dell’agricoltura fatti nel 2000 e nel 2010 possiamo riscontrare una diminuzione delle aziende agricole situate nel nostro territorio collinare e montano per tutti i Comuni in maniera differenziata, a parte il Comune di Marzabotto.
Se la competitività del mercato non consente di coprire i costi di produzione ed assicurare un reddito adeguato per le aziende situate nei territori collinari e montani, con conseguente abbandono dell’agricoltura, ma anche in generale del territorio, tra le misure da intraprendere per salvaguardare e rilanciare l’agricoltura in montagna è importante l’adeguato riconoscimento alle imprese agricole di montagna della funzione di presidio ambientale e della salvaguardia idrogeologica.
La qualità e salubrità ambientale del territorio montano e la sostanziale natura biologica delle produzioni possono diventare il carattere distintivo per accrescere il valore dei prodotti agricoli, incentivando anche il recupero di prodotti di nicchia, spesso abbandonati in quanto non remunerativi.
Oltre questo, la sfida della competizione posta dai prodotti di massa a basso costo, può essere vinta legando sempre più il prodotto al territorio che lo produce, se quel territorio viene valorizzato e percepito per le sue qualità ambientali.
Le azioni/obiettivi individuate come prioritarie sono le seguenti:
In quest’ottica si pone la necessità creare sinergie e fare squadra con tutti i soggetti che operano nel territorio collinare e montano metropolitano e tra questi, in primo luogo, il GAL dell’Appennino bolognese, la società mista pubblico-privata operante nella gestione dei fondi comunitari, allo scopo di valorizzare la montagna e collina bolognese e imolese dal punto di vista turistico e delle produzioni agricole di qualità. Il GAL Appennino bolognese che ha infatti individuato come Strategie del suo Piano di Azione 2014-2020 proprio il turismo sostenibile e la valorizzazione delle filiere agroalimentari legate ai prodotti tipici. Tale Piano di Azione ha una dotazione finanziaria pubblica di € 9.351.317,99 per investimenti complessivi pari a € 15.385.446,75, finalizzati a migliorare la vita nei piccoli centri e a sostenere i progetti delle piccole e medie imprese locali, delle startup e la valorizzazione delle risorse territoriali.
Tra le filiere agricole relative al “no food” da valorizzare e promuovere, anche in riferimento alle potenzialità in grado di sviluppare, c’è in primo luogo la filiera del legno riferita alla produzione energetica da biomasse forestali. Nel territorio dell’Appennino metropolitano ci sono le condizioni e, in generale, sono state sperimentate tecnologie affidabili ed efficienti in grado di produrre energia termica attraverso l’utilizzo di biomassa forestale, che può produrre indubbi benefici ambientali nei confronti delle azioni di prevenzione del dissesto idrogeologico e del degrado delle aree forestali; delle minori emissioni di CO2 e nel minore transito di mezzi pesanti sulle infrastrutture derivante dal trasporto di tali materiali provenienti da altre destinazioni; della funzione sociale ed occupazionale che ne potrebbe derivare; del miglioramento della fruizione turistica e ricreativa e della raccolta dei prodotti del sottobosco.