Esce l'1 novembre, a Bologna al cinema Lumière e dall'8 nelle sale italiane, "Zen sul ghiaccio sottile", un film che racconta il nostro territorio, la nostra comunità e le montagne dell’Appennino, girato tra Castiglione dei Pepoli e Fanano.
Un lavoro che ha coinvolto le scuole e che porta giovani e meno giovani a interrogarsi sulla propria identità, sul concetto di diverso, sull’accettazione di sé e di ciò che è altro da sé, rifiutando le etichette e le categorie che spesso tendiamo ad appiccicare alle persone per semplificare il nostro sguardo sul mondo.
È un film sull’età inquieta dell’adolescenza, perché forse è l’età che ci segna, o quella a cui vorremmo tornare. Si tratta del primo film di Margherita Ferri, prodotto dalla bolognese Articolture, supportato da Biennale College Cinema 17/18, che ha ricevuto anche il contributo dell’Unione Appennino bolognese.
È stato presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e in anteprima a Bologna lo scorso 28 ottobre per Gender Bender Festival.
La trama
Maia, detta ZEN, è una sedicenne irrequieta e solitaria che vive in un piccolo paese dell'Appennino emiliano. È l'unica femmina della squadra di hockey locale e i suoi compagni non perdono occasione di bullizzarla per il suo essere maschiaccio. Quando Vanessa - l'intrigante e confusa fidanzata di un giocatore della squadra - scappa di casa e si nasconde nel rifugio della madre di Maia, tra le due nasce un legame e Maia riesce per la prima volta a confidare a qualcuno i dubbi sulla propria identità. Entrambe spinte dal bisogno di uscire dai ruoli che la piccola comunità le ha forzate a interpretare, Maia e Vanessa iniziano così un percorso alla ricerca della propria identità e sessualità, liquide e inquiete come solo l'adolescenza sa essere.