Si è svolta il 22 gennaio a Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia) la XIII Conferenza regionale della Montagna, occasione in cui il Presidente della Regione Stefano Bonaccini, assieme ad altri membri della Giunta regionale, ha presentato le linee del nuovo Programma regionale per la Montagna.
Sono intervenuti, per illustrare le diverse linee di attuazione del Programma, gli Assessori regionali Paola Gazzolo (Ambiente e delega alla Montagna), Simona Caselli (Agricoltura), Andrea Corsini (Turismo), Raffaele Donini (Infrastrutture e Agenda digitale), Palma Costi (Attività produttive).
Il nuovo Programma regionale si pone come cornice di un insieme multisettoriale di politiche, concomitanti a promuovere lo sviluppo territoriale dell’Appennino emiliano-romagnolo, e dunque dell’intera Regione Emilia-Romagna.
Come ha detto il Presidente Stefano Bonaccini, infatti,
“Noi crediamo nella montagna perché l’Emilia-Romagna è più forte se è più forte l’Appennino”.
Un Appennino non più come sinonimo di “area disagiata”, ma al contrario un nuovo Appennino: digitale, sostenibile, innovativo.
Un ambito che, da area a rischio marginalità, diventi fattore di traino per tutto il territorio dell’Emilia-Romagna, a partire dalla stessa percezione e comunicazione di se stesso, del marketing territoriale delle proprie risorse, ricchezze e potenzialità, come ambito attraente e vivibile: per chi già ci vive, per i giovani, per l’impresa, per il turismo.
Attraente e vivibile in primo luogo per le sue popolazioni, perché vi restino e trovino qui opportunità di convivenza civile avanzata ed opportunità sociali ed individuali di sviluppo e crescita occupazionale e professionale:
“Creare le opportunità per fare impresa in montagna - ha detto Bonaccini - assieme a un’alta qualità dei servizi,sono condizioni fondamentali perché la montagna torni a crescere, e la gente torni a viverci.
Gli oltre 700 milioni di euro dedicati alla montagna, da qui al 2020, vanno colti tutti: si tratta di investimenti che danno anche lavoro”.
“Il Programma regionale per la montagna - ha ricordato l’AssessorePaola Gazzolo - valorizza un nutrito pacchetto di risorse, a partire dal Fondo regionale per la Montagna, che è raddoppiato: da 3 a 6 milioni di euro l’anno, a cui si aggiungono i 4 milioni per la viabilità appenninica.
L’identità di questo territorio è stata per troppo tempo associata alla ‘fatica del viverci’, alla marginalità. E’ ora di invertire questa visione, e considerare l’Appennino ‘una terra per viverci’ e dove portare nuovi insediamenti.
Per questo verrà creato un tavolo permanente, con le categorie economiche e sociali”.
Obiettivi principali del nuovo Programma, l’aumento della popolazione residente, il miglioramento dell’accessibilità materiale (rete stradale e sua manutenzione) e immateriale, con interventi per portare e diffondere connessioni a banda ultra larga in Appennino (entro il 2020, il 100% della popolazione montana dovrebbe essere “connessa” a 30 MB e il 30% a 100 MB), la difesa attiva e la valorizzazione del territorio, con il contrasto e la prevenzione dei fenomeni di dissesto e la promozione delle aree naturali di pregio, tra cui il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, l’aumento delle imprese giovanili, a partire da quelle agricole (oltre il 40% delle risorse del Piano di sviluppo rurale 2014-2020 sono destinate alla Montagna), il rafforzamento dei servizi alla persona e l’istruzione di qualità.
Sotto il profilo delle risorse, si tratta complessivamente di 705 milioni di euro da oggi al 2020, per l’intera legislatura regionale (fondi SIE, Fondo regionale per la montagna raddoppiato, altri fondi regionali e statali).
La ripartizione per macro-obiettivi prevede che,
Quattro le “azioni” previste, per intervenire su tutti gli elementi che concorrono a rendere attrattivo vivere e lavorare in montagna:
Un ruolo decisivo è stato riconosciuto dal Presidente Bonaccini ai processi di semplificazione ed innovazione istituzionale, con riferimento particolare alla diffusione della Unioni di Comuni, forma associativa per la quale l’Emilia-Romagna vanta con orgoglio un ruolo di primo piano nel contesto nazionale, che tuttavia deve ancora in diversi casi andare oltre il dato formale, per tradursi in gestione realmente associata delle funzioni, perseguendo condizioni di maturità e di maggiore efficienza.
Altrettanto se non più importante il ruolo che, in una realtà territoriale quale quella montana, possono svolgere le Fusioni di Comuni, che devono essere percepite non come un obbligo, ma come reale opportunità, che ha mostrato di essere capace anche di riscuotere il consenso traversale delle forze politiche coinvolte.
La Conferenza del 22 gennaio, infine, non ha voluto proporsi come punto d’arrivo o conclusione, ma come avvio di un percorso corale e partecipato di programmazione, che prevede già nei prossimi mesi primi appuntamenti di confronto e monitoraggio dei processi innescati.